Non c’è giocatore europeo o americano che non rivolga delle parole di elogio nei confronti di Tommy Fleetwood.
Chiunque lo abbia incontrato nel suo cammino ricorda la sua simpatia, la sua risata contagiosa e quel non prendersi mai troppo sul serio.
Non c’è esempio migliore dell’umorismo inglese del video che Fleetwood ha realizzato con Francesco Molinari durante la festa per la storica vittoria di Ryder Cup 2018 a Parigi.
I ‘Moliwood’ erano appena diventati la prima coppia europea nella storia della coppa a segnare quattro vittorie su quattro.
Chicco aveva poi battuto Phil Mickelson nel singolo di domenica, segnando il record di cinque vittorie.
A tarda notte, qualcuno dello staff dell’European Tour ebbe un’idea geniale, realizzare un video speciale con un cellulare. La scena si apre con i due campioni addormentati a letto, tra loro la Ryder Cup.
Molinari apre gli occhi e, sorpreso, cerca di svegliare il suo compagno. Tommy – che aveva considerato di frequentare la scuola di recitazione per diventare attore quando era un adolescente – con aria assonnata si rivolge all’amico: “Quanto è stato bello per te?” Chicco fa spallucce e dice: “Quattro su quattro?” Fleetwood, ancora mezzo addormentato, risponde: “Ti darei cinque su cinque, Frankie”.
Ecco, probabilmente i 15 secondi più divertenti nella storia del golf e un video diventato subito virale e visto da milioni di persone in tutto il mondo.
Un contenuto che ha fatto emergere l’empatia e l’amicizia tra i due giocatori europei e fa rivivere al ragazzo cresciuto a Southport, in Inghilterra, momenti trascorsi a teatro quando, ancora al liceo, aveva due sogni nel cassetto: tirare forte il drive e diventare un attore famoso.
“Alla fine, scelsi il golf, una passione troppo grande per essere lasciata da parte. La scuola non era la mia attività preferita e a 16 anni decisi di provare a giocare a tempo pieno. Mi diedi due anni per vedere cosa mi avrebbe riservato il futuro. Se non fosse andato bene, avrei pensato di tornare sui banchi”.
Per sua fortuna la prova superò le aspettative. All’età di 19 anni era il terzo dilettante più forte del mondo e dopo aver considerato la possibilità di volare oltreoceano e giocare per un college, decise di passare professionista poco dopo aver giocato la Walker Cup per il team Gran Bretagna e Irlanda.
Fin dai primi anni, prima sul Challenge poi sull’European Tour, Fleetwood ammaliò tutti con il suo carattere sempre solare e il suo modo di stare in campo.
“È un ragazzo adorabile e semplice” – afferma Ian Poulter – “È divertente giocare con lui perché ha un atteggiamento eccezionale in campo oltre ad essere un ottimo giocatore. È un’immagine perfetta per il nostro sport e spero veramente che prima o poi riesca a vincere anche un major”.
Anche Shane Lowry, l’irlandese che gli ha negato la vittoria all’Open Championship nel 2019, è d’accordo con Poulter.
“Non riesco a non pensare che debba essere lui il prossimo a sollevare la Claret Jug a Royal St George’s”. Poi sorride e aggiunge: “Naturalmente sono contento che la vittoria non sia arrivata proprio al Royal Portrush…”.
La maggior parte dei giocatori americani che conoscono Fleetwood confermano che la sua popolarità non è limitata ai suoi connazionali.
“È proprio un bravo ragazzo”, dice Gary Woodland – “Non perde mai il suo senso dell’umorismo e se gioca male non permette mai che la sua performance ti rovini la giornata”.
Anche Brooks Koepka, che non è solito elargire complimenti nei confronti dei suoi colleghi, ha solo parole positive per l’europeo.
“È una delle persone più divertenti con le quali abbia avuto il piacere di giocare. Ha la battuta sempre pronta, una risata contagiosa e un’intelligenza tale da non prendersi mai troppo sul serio”.
Il giocatore inglese è anche uno dei più riconoscibili sul Tour. Porta lunghi capelli castani e ha quella che potrebbe essere descritta come una barba trasandata.
David Feherty una volta lo descrisse come “Un senzatetto che ha appena rapinato un negozio della Nike”. Ma ha anche aggiunto: “È una di quelle persone che avrebbero potuto fare qualsiasi cosa nella vita: l’attore, l’uomo d’affari, l’avvocato o il politico. È un ragazzo brillante e affascinante. C’è solo un piccolo particolare che ha ostacolato tutto questo: è troppo bravo a giocare a golf”.
In questo sport, dove l’etichetta e le regole la fanno da padrone, l’aspetto anticonformista di Fleetwood avrebbe potuto creare qualche disagio.
“Non sono mai stato una persona che segue la massa, in un certo senso faccio ciò che voglio, non preoccupandomi molto di quello che la gente pensa di me”.
L’aspetto semi-trasandato del giocatore inglese nacque quasi per scherzo ormai più di sei anni fa. In compagnia del fratello maggiore Joe erano intenti a pensare come passare il tempo.
“Per qualche malsano motivo abbiamo deciso che sarebbe stato divertente andare dal barbiere e raderci la testa a zero. Non ci volle molto a capire il danno, forse cinque minuti. Tornati a casa facemmo inorridire nostra madre, pensavo che si sarebbe messa a piangere. Dopo questo episodio ho deciso di lasciar crescere i capelli e non tagliarli più per un bel po’ di tempo. Ed eccomi qui…”.
Da allora il ragazzo di Southport di strada ne ha fatta: cinque volte vincitore sull’European Tour, trionfatore della Race to Dubai nel 2017 ed eroe della Ryder Cup 2018 nel sua prima apparizione da rookie.
Insieme a grandi successi anche qualche delusione. È andato vicinissimo alla vittoria allo U.S. Open a Shinnecock nel 2018, mancando un putt di due metri e mezzo alla 18 durante l’ultimo giro che lo avrebbe fatto diventare il secondo giocatore nella storia dei major a firmare uno score di 62 colpi, dopo Branden Grace al Royal Birkdale nel 2017.
Si è dovuto invece accontentare di essere il 33° giocatore a segnare un 63 in un torneo del Grande Slam e, ancor peggio, quel putt mancato ha permesso a Koepka di alzare la coppa dello U.S. Open al cielo con un solo colpo di distacco.
Ian Finnis, suo caddie, amico di sempre e testimone di nozze, scherza ancora oggi con Koepka: “Brooks la tua vittoria a Shinnecock è la ragione per cui Tommy non può permettersi di mandare i figli alla scuola privata”.
L’ultima grande delusione è arrivata durante l’Open Championship 2019 al Royal Portrush, in Irlanda del Nord, l’ultimo giocato prima della pandemia.
Da quando era un ragazzo sollevare la Claret Jug è sempre stato il suo sogno, così come tutti i suoi connazionali.
“Quella domenica è stata una giornata particolarmente difficile e Lowry ha tenuto il gioco sotto controllo meglio di chiunque altro, ecco perché ha vinto. Il doppio bogey alla 14 è stata una delle peggiori sensazioni che abbia mai provato su un campo da golf, perché sapevo perfettamente che lì finiva il mio major. A volte perdi un torneo di golf, a volte vince il tuo avversario. Quel giorno lo meritava Lowry”.
Anche nei momenti di difficoltà Fleetwood non dice mai una parola fuori posto contro i suoi colleghi del Tour ed è più che comprensibile l’ammirazione e il bene che i giocatori vogliono all’inglese.
Ma in questa lista c’è una voce fuori dal coro, sua moglie Clare: “Provate ad averlo a casa. È il disordine fatto in persona e lascia i vestiti sparsi in ogni angolo come se fosse ancora in hotel”.
Quello con la moglie Clare è un amore forte, solido, lontano anni luce dal classico binomio che vuole uno sportivo accoppiato con una giovane modella.
Clare Craig ha 20 anni più di Fleetwood e quando si conobbero ricopriva il ruolo di vicepresidente per la Hambric Sports Group, una grande società che gestisce golfisti professionisti da oltre 42 anni.
Fin dall’inizio Tommy e Clare erano sempre andati d’accordo.
“Siamo entrambi del nord dell’Inghilterra e abbiamo tutti e due quel senso dell’umorismo sarcastico e pungente” – ammette la moglie – “Tommy era diverso da tutti gli altri giocatori con i quali avevo a che fare.
Non era egocentrico, aveva sempre la battuta pronta e si sentiva completamente a suo agio con se stesso in un modo che non ti aspetti da una persona così giovane. Inizialmente la relazione con lui era strettamente commerciale ma poi qualcosa è cambiato per sempre.
Mi dissi mille volte che l’idea di essere attratta da lui era una pazzia. Avevo 20 anni in più, due figli e un lavoro estremamente importante per me”.
Fleetwood non diede molto peso ai tanti dubbi che si poneva la sua (ex) manager e dopo infiniti corteggiamenti, alla fine, le strappò un invito a cena.
Da quel momento iniziarono a fare coppia fissa. Nel settembre 2017 nacque Franklin, tre mesi dopo si sposarono e Tommy adottò i figli di Clare: Oscar che ora ha 13 anni e Mo di 11.
Da allora la signora Fleetwood non lo lascia più. Lo segue ovunque, soprattutto in America dove l’inglese ha preso la Carta per il PGA Tour nel 2018.
Sta ancora cercando la sua prima vittoria negli Stati Uniti, come ha ironicamente sottolineato qualche tempo fa durante una telecronaca Paul Azinger, dimenticando il valore dei suoi cinque trionfi sul circuito europeo e senza alcuna menzione del suo gioco in Ryder Cup.
Sebbene diversi giocatori europei, in particolare Ian Poulter e Lee Westwood, abbiano trovato il tono di Azinger piuttosto polemico, Fleetwood non si è scomposto più di tanto.
“Continuerò a giocare qui perché è il miglior circuito del mondo. Sono una persona molto legata alle proprie radici e all’Inghilterra ma voglio confrontarmi con i migliori. Ecco perché sono sul PGA Tour e non ho alcuna intenzione di andarmene”.
I colleghi europei più vicini a lui sono convinti che il loro amico trionferà molto presto anche sul circuito americano, è solo questione di tempo.
Ha una solidità con i ferri invidiata da tutti, un atteggiamento positivo e una gran voglia di imporsi.
E quando arriverà quel momento, una cosa è certa: Tommy Fleetwood vincerà con eleganza, stile e si farà una gran bella risata…