ll Masters 2022 ci ha regalato, a sorpresa, l’attesissimo rientro di Tiger Woods alle competizioni. Sono passati 14 mesi dal tragico incidente nel quale il fuoriclasse americano ha rischiato di perdere una gamba.
I suoi fan, in grande astinenza, hanno letteralmente invaso l’Augusta National per applaudire le sue prodezze.
Gli anni passano, Tiger invecchia, i guai fisici sembrano non finire mai ma il suo carisma è inossidabile e monopolizza sempre di più l’attenzione di tutto il mondo golfistico.
Ad Augusta c’erano tutti i campioni delle ultime generazioni ma per il pubblico è esistito solo un giocatore in campo, Tiger.
Impressionante la massa di persone che il campione americano riesce a coinvolgere. A ogni suo piccolo spostamento il pubblico lo seguiva creando l’effetto di un fiume in piena che scorre impazzito sbattendo sugli argini dopo un grande nubifragio.
Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. C’è chi ha pagato il biglietto solo per vedere la Tigre dal vivo. Incredibile constatare quante persone tornavano a casa subito dopo la fine del suo giro. Sembrava di essere all’uscita di San Siro dopo un derby di campionato ma in realtà ad Augusta il campo era ancora pieno di ottimi giocatori e lo spettacolo non era certo finito.
Cosa possiede allora Tiger di tanto speciale che gli altri campioni non hanno?
Negli anni 2000 sono arrivati sul Pga Tour molti nuovi fenomeni che si sono velocemente insediati nelle parti alte del World Ranking. Ragazzi esuberanti dal gioco aggressivo e dalla forte personalità: Sergio Garcia, Rory McIlroy, Jon Rahm, Brooks Koepka, Justin Thomas, Dustin Johnson, Collin Morikawa, Bryson DeChambeau e molti altri ancora.
Ognuno con una storia diversa e ognuno con delle caratteristiche molto interessanti, ma il pubblico sembra volere soltanto Lui. Tutti questi nuovi fuoriclasse non sono mai riusciti a regalare agli appassionati le emozioni che Tiger da solo è riuscito costantemente a trasmettere in 25 anni di onorata carriera.
Il Fenomeno ha sempre messo in campo una miscela esplosiva che ha incantato il mondo e intimorito anche i più validi avversari. Potenza fisica, perfezione tecnica, capacità di leggere le situazioni. Una spiccata cattiveria agonistica e una testa decisamente superiore hanno fatto di lui il più grande di tutti i tempi, una sorta di divinità.
Incredibile il timore reverenziale che la Tigre ha sempre suscitato nei confronti dei suoi avversari.
Molto spesso, chi ha avuto l’onore di giocare con lui l’ultimo giro, è uscito di gara dopo poche buche, ovvero è andato al tappeto alla prima ripresa.
Se pensiamo che nel golf il contatto fisico non esiste, possiamo facilmente immaginare l’effetto che ha sempre fatto la maglia rossa di Tiger Woods sul tee della 1 in un quarto giro ai suoi diretti avversari…
Carisma innato
Non c’è nulla da fare: il carisma non lo puoi né allenare né costruire, è un dono che ricevi alla nascita e che rafforzi con i successi e soprattutto con lo stile e la determinazione con il quale li consegui.
I giovani di adesso sembrano essere più intenti a guadagnarsi le attenzioni sui social piuttosto che sul terreno di gioco. Pubblicano mille storie, si creano migliaia di follower ma, nonostante ciò, nessuno di loro si è mai lontanamente avvicinato alla notorietà di Tiger.
In assenza di Sua Maestà i media di tutto il mondo si sono pure inventati l’accesa rivalità fra Brooks Koepka e Bryson DeChambeau per creare maggior interesse da parte del pubblico. Ma la trovata non ha avuto gli effetti desiderati.
Forse il giocatore che negli ultimi anni è andato più vicino al ‘Tiger Effect’ è stato Rory McIlroy a inizio carriera. Il nordirlandese ci aveva subito regalato forti emozioni quando aveva stravinto i suoi primi major, imponendo il suo fantastico modo di interpretare il golf divertimento puro e istinto da centravanti, sempre e solo all’attacco.
Ma Rory, dopo quegli impressionanti exploit, pur rimanendo sempre nell’Olimpo del golf mondiale non ha saputo mantenere la costanza di rendimento che ha contraddistinto Tiger a inizio della sua carriera. Nonostante ciò, a mio parere il fuoriclasse nordirlandese rimane sempre il più bel giocatore da seguire in campo e quello con il maggiore talento in circolazione.
Negli anni 80 e 90 Severiano Ballesteros è stato il giocatore delle generazioni post Nicklaus/Palmer ad aver avuto un potere magnetico simile a quello di Tiger.
Nonostante in quell’epoca ci fossero campioni del calibro di Nick Faldo, Bernhard Langer e Colin Montgomerie, la presenza di Seve faceva impazzire il pubblico e oscurava gli avversari. Bello e impossibile, con la sua classe e il suo splendido sorriso, il campione spagnolo ha “bucato lo schermo” per tantissimi anni.
Conoscevo bene Severiano, avendo avuto il piacere di cenare e giocare alcuni giri di prova in sua compagnia. Le poche volte che mi è capitato di giocarci in gara il suo carisma e il suo fascino mi hanno sempre messo un enorme soggezione, quando era in procinto di tirare non osavo neppure respirare…
Anche i primi successi del nostro giovanissimo Matteo Manassero ebbero molta risonanza nel mondo del golf a livello internazionale. In quegli anni la sua presenza attirava sempre moltissimo pubblico. Il nostro augurio è quello di rivederlo presto nell’ambiente al quale appartiene. Forza Matteo!