Il primo obiettivo è stato raggiunto. Con il trionfo nella prima gara giapponese disputata sul PGA Tour, lo Zozo Championship, Tiger Woods ha agganciato Sam Snead nella classifica delle vittorie di tutti i tempi. Al fatidico raggiungimento degli 82 successi da parte del Fenomeno del golf mondiale Golf & Turismo ha dedicato la copertina e i servizi di apertura del suo numero di nvembre. E visto come è tornato al livello dei tempi d’oro, è facile ipotizzare che l’anno prossimo potrà aggiungere qualche perla alla sua lunga collana di vittorie.
Due i dati importanti. La determinazione e la grinta espressi in Giappone, a meno di due mesi dal quinto intervento al ginocchio sinistro, stanno facendo sognare tutti quelli che amano Tiger. Un successo così perentorio, da vero Fenomeno, in una gara di altissimo livello condotta in testa dal primo all’ultimo giorno, la dice lunga sulla fame di grandi risultati di Woods. E nel 2020, chi vorrà imporsi negli appuntamenti clou, dovrà vedersela con il Capitano-giocatore della Presidents Cup, in programma a Melbourne dal 12 al 15 dicembre.
La seconda considerazione riguarda il suo rendimento da quando è tornato al successo. Sono trascorsi 1.875 giorni fra il Bridgestone Invitational (4 agosto 2013) e il Tour Championship (23 settembre 2018). Un periodo così lungo e martoriato da mille problemi avrebbe steso chiunque. La risalita sul gradino più alto del podio ci ha però consegnato un Tiger nuovo. Molto attento al calendario gare per non mettere in crisi il suo fantastico fisico, segnato da ben 25 operazioni, dal successo di Atlanta 2018 ha giocato solo 14 tornei. Ma vincendone tre, fra cui il Masters, più due top ten. Una percentuale di successi che va oltre il 20 per cento. Non male per un quasi 44enne che sembra un trattato di anatomia per aspiranti chirurghi.
Rory McIlroy, l’altro Fenomeno
Con buona pace di Brooks Koepka, per gli amici Mr. Major, al momento fermo ai box a causa di un problema al ginocchio sinistro, accanto a Woods possiamo però definire Fenomeno anche un altro fuoriclasse del golf mondiale. Stiamo parlando di Rory McIlroy, cui dedichiamo la nostra “Swing Zone” di novembre. Nelle ultime 23 gare, da inizio 2019, Rory ha vinto quattro volte. E tre di queste sono state vittorie top: The Players, Tour Championship e il recentissimo WGC-HSBC in Cina. Ma ancora più impressionante è il fatto che in queste 23 gare McIlroy sia arrivato 17 (!) volte nei top ten. Un rendimento pazzesco, degno di Tiger, macchiato solo da due tagli mancati (uno peraltro molto pesante, nell’Open, sul suo Royal Portrush).
Con due Fenomeni di questo livello, la stagione 2019-2020 si annuncia perciò quanto mai interessante. Attorno a loro inoltre campioni capaci di regalare tante emozioni. Solo per citare i primi del ranking mondiale, basterà ricordare Johnson, Thomas, Rahm, Rose e i volti “nuovi” di Cantlay, Schauffele e DeChambeau. Ci sarà da divertirsi. E lo sarà ancora di più se ritroveremo il Francesco Molinari formato major.
Cambio handicap a fine 2020
Chiudiamo l’editoriale con una notizia rilevante per le nostre gare da weekend. Nel numero di ottobre di Golf & Turismo avevamo pubblicato un approfondito articolo di Antonio Bozzi, vicepresidente vicario FIG e grande esperto internazionale di regolamenti. L’argomento era il nuovo sistema di handicap mondiale (WHS), messo a punto da Royal & Ancient e USGA, i due massimi organismi del nostro sport. Come nel gennaio 2019 sono cambiate le Regole del Golf, così il prossimo anno tutto il mondo adotterà il nuovo WHS. Per l’Italia l’introduzione era prevista a febbraio, ma slitterà verso fine anno. Per problemi di passaggio dati fra due società che gestiscono gli handicap nel nostro Paese, sarebbe stato necessario spostarsi avanti di qualche mese. Non avrebbe però avuto senso rivoluzionare le regole in piena stagione agonistica. Così ne riparleremo solo in autunno inoltrato.