È stata una giornata intensa la seconda dedicata alle celebrazioni Year to Go, evento organizzato dal DP World Tour a un anno dalla Ryder Cup italiana.
Dopo il lunedì dedicato ai ragazzi al Marco Simone, i capitani Luke Donald e Zac Johnson sono stati protagonisti di una piccola esibizione con bastoni e palline al Tempio di Minerva e l’immancabile shooting al Colosseo insieme alla coppa simbolo della biennale sfida Europa-Stati Uniti, la Ryder.
Poi tutti al Rome Cavalieri Waldorf Astoria per la prima conferenza stampa congiunta dei due uomini scelti da Europa e Stati Uniti per guidare le rispettive squadre il prossimo anno.
Il magnifico hotel a Monte Mario, con vista mozzafiato sulla Città Eterna, sarà inoltre il quartier generale dei due team nel corso della settimana dell’evento.
Di fronte a oltre 150 i giornalisti accreditati e in diretta streaming, Donald e Johnson hanno risposto insierme alle tante domande della stampa dando le loro prime impressioni sulla sede del Marco Simone, sull’atmosfera italiana e su che tipo di Ryder si aspettano.
Un concetto li ha accomunati nelle loro risposte: “La Ryder Cup è un appuntamento che da sempre unisce e continuerà a farlo come già accaduto in passato. È fonte d’ispirazione non solo per i tifosi, ma per tutti”.
Zac Johnson e Luke Donald guideranno entrambi per la prima volta i rispettivi team in Ryder ma vantano tutti e due una grande esperienza maturata in campo. Johnson ne ha disputate cinque in carriera ed è stato vice capitano sia a Parigi nel 2018 sia a Whiisting Straits nel 2021, l’ultima sfida dominata dagli americani. Donald ne ha invece disputate quattro e, come Johnson, è stato vice capitano sia a Le National che in Wisconsin.
“È stato incredibile – ha commentato l’americano alla sua prima volta in assoluto nella Città Eterna -. È stato assolutamente qualcosa che non dimenticherò mai. La storia, la cultura e l’ospitalità della gente mi hanno fatto innamorare di questa città. Ho avvertito molta passione e tanta aspettativa per questo storico evento in Italia, sono certo che sarà un’edizione fantastica sotto ogni punto di vista”.
La domanda d’obbligo è sulle prime impressioni sul campo. Donald ha giocato le due edizioni dell’Open d’Italia del 2021 e 2022 ma per l’americano quello di questi giorni è stato il primo approccio assoluto con le 18 buche del Marco Simone.
“Lo trovo un campo dal grande carattere, richiede grande attenzione e rispetto. È mosso e mai ripetitivo e necessita di avere il pieno controllo del proprio gioco in ogni suo aspetto, dal driver sino al putter. I green poi sono magnifici. Sarà perfetto per la nostra sfida. Molte buche accoglieranno il pubblico ai lati come uno stadio, è stato fatto un ottimo lavoro. Roma ospiterà la Ryder Cup su un grande campo”.
Anche Luke Donald non risparmia i suoi elogi per il Marco Simone: “Ha resistito di fronte ad alcuni dei migliori giocatori del mondo durante l’Open d’Italia dello scorso anno e del 2022. Quando il vincitore in quattro giri segna un -13 e un -14 come fatto in questi due anni significa che il campo ha rappresentato un test davvero impegnativo.
Penso che sia un ottimo tracciato per i match-play, ci sono delle buche molto spettacolari, alcuni par 4 drivabili come la 16, ovvero in un momento cruciale di molti incontri, e par 3 molto delicati come la 17; dove non puoi sbagliare da nessuna parte. Se poi i match arriveranno alla 18 lo spettacolo è garantito al massimo della sua espressione”.
Zach e Luke sono grandi amici ma tra un anno si ritroveranno di fronte da avversari con l’obiettivo unico di portare a casa la coppa.
“È un’opportunità unica nella vita – dice Johnson -. Come golfista professionista ho sempre aspirato a far parte del teamera uno dei miei grandi obiettivi. Ora essere stato chiemato a guidare il mio Paese è qualcosa di straordinario e ne sono molto orgoglioso, i miei sogni non erano mai arrivati così lontano. Delle cinque Ryder che ho giocato tre sono state Europa, quindi massima considerazione per i nostri avversari che in casa sono davvero temibili. Non considero l’Europa sfavorita, anzi, sarà molto difficile riuscire a batterli in casa ma faremo di tutto per riuscirci”.
Per Luke Donald l’emozione di ricoprire il ruolo di capitano è la stessa, ma grande è anche la determinazione di fare tutto per vendicare la disfatta di Whistling Straits.
“Non è un segreto che molti dei miei momenti migliori sui campi da golf siano stati nelle Ryder Cup. È così speciale riunirsi come una squadra per lavorare insieme e giocare per qualcosa di più grande di te stesso. Sono stato molto fortunato ad avere un sacco di successi e amo questa competizione. Conosco Zach da molto tempo e ho molto rispetto per quello che ha fatto nella sua carriera, sarà una settimana molto intensa e ricca di spettacolo”.
Non c’è Ryder senza Tiger Woods e il Fenomeno è sempre nel cuore di ogni appassionato, ma ci sarà davvero al Marco Simone?
“Tiger e iio ci siamo molto avvicinati negli ultimi sette, otto anni – racconta Johnson -, lo considero un caro amico. Non so dove sarà l’anno prossimo ma certamente farà sempre parte di questa squadra in un modo o nell’altro. Tiger ama la Ryder Cup. Ne ha fatto una sua priorità e sicuramente il Team USA ha bisogno del suo supporto. Siamo in costante contatto, ha grandi idee ed è un leader carismatico”.
Da Tiger agli azzurri, il sogno di ogni appasionato italano è di vedere al Marco Simone almeno uno dei nostri portacolori nel team di Donald.
“Il mio obiettivo è avere i 12 migliori giocatori del momento – dice l’inglese -, e mi piacerebbe molto che tra questi ci fossero anche degli italiani. Sono stato felicissimo del successo di Guido Migliozzi all’Open di Francia così come sono molto contento di avere già Edoardo Molinari come vice capitano. E suo fratello, Francesco, ha scritto la storia della Ryder Cup ed è tornato ad esprimersi ad alti livelli. Sono sicuro che ognuno di loro darà il massimo per poter far parte del team in questa storica edizione italiana, sarebbe fantastico per tutto l’ambiente”.