La prima giornata delll’88° Masters non ha mancato di regalare interessanti spunti di riflessione. A comandare la classifica, per ora provvisoria a causa delle oltre due ore di ritardo accumulate per maltempo in mattinata, spicca non senza una certa sorpresa Bryson DeChambeau, uno dei tredici giocatori del LIV presenti quest’anno ad Augusta.
Il trentenne californiano, passato alla corte di Greg Norman e del circuito saudita nel giugno del 2022, non ha mai avuto un feeling assoluto con il Masters. Unica eccezione fu la prima edizione che giocò ancora da amateur nel 2016, in cui si prese la scena, coppola a parte in stile Payne Stewart, per essere uno dei più brillanti giovani del palcoscenico mondiale.
A lungo tra i primi dieci, Bryson chiuse 21° quell’anno ad Augusta, per poi passare professionista la settimana successiva e iniziare la scalata alla fama e al successo. Il punto più alto della sua carriera resta Winged Foot, dove il 20 settembre 2020 solleva il primo e sino ad ora unico major, lo U.S. Open, con una prestazione di potenza e superiorità devastante.
Meticoloso, quasi maniacale nello studio del gioco e nell’applicazione di uno swing esteticamente poco gradevole ma tremendamente efficace, DeChambeau ha sempre colpito per applicare una strategia molto poco conservativa, anzi, da attaccante puro qual è, e lo stesso ha sempre fatto anche al Masters, non tradendo la sua filosofia.
Ma si sa, Augusta, alla minima piccola imperfezione, è capace di punirti pesantemente, e così è stato anche per il muscoloso Bryson, che nelle ultime due edizioni del Masters ha dovuto lasciare il palcoscenico già al taglio.
Di lui, da due anni a questa parte, se ne parla decisamente di meno. Il motivo è principalmente legato alla visibilità ancora scarsa dal punto di vista mediatico del LIV che, guerra a parte con il PGA Tour e l’establishment del golf mondiale, non ha ancora regalato ai suoi giocatori una vetrina televisiva per i propri eventi degna dell’enorme investimento economico sino ad ora fatto.
Complice anche un Augusta National decisamente più fair e morbido grazie alla pioggia del mattino, DeChambeau ha messo insieme giovedì mattina un giro praticamente perfetto, esattamente come quelli che pianifica in ogni dettaglio a tavolino sul suo inseparabile libriccino che consulta prima di ogni singolo colpo.
Partito fortissimo con tre birdie, poi l’unica vera sbavatura della giornata alla 9, tre putt dalla lunga distanza per il bogey. Sulle seconde il capolavoro: birdie alla 12 e 13 con due putt tutt’altro che scontati da imbucare, poi alla 15 il colpo della giornata, un ferro di secondo dagli aghi di pino in bosco a destra per volare l’acqua e giocare all’eagle sfiorato per un centimetro, senza tanti pensieri conservativi, in pieno stile Bryson.
Palla quasi data alla 16 per il -6 e siringa alla 17 per il -7, conservato alla 18 con un solido par dopo essere finito nel bunker del fairway con il driver.
Tra il pubblico, in piedi ad attenderlo alla 18, un Greg Norman con il sorriso stampato sul volto. Per lo Squalo Bianco, CEO del LIV, la soddisfazione di vedere uno dei suoi tredici uomini davanti a tutti in una delle più solide roccaforti dell’establishment golfistico.
Ma più che un sorriso il suo sarà stato quasi certamente un ghigno rivolto all’Augusta National, che pochi giorni prima gli aveva negato l’invito al Masters, costringendolo ad acquistare un biglietto come semplice spettatore per entrare e seguire le gesta dei suoi ragazzi.
Se tra PGA Tour e LIV un accordo è davvero prossimo allora l’Augusta e il Masters questa volta non hanno certamente brillato per stile ed eleganza.