Sul piatto ci sono oltre dieci milioni e mezzo di dollari. E al vincitore del torneo ne vanno quasi due. Con queste cifre si può senz’altro dire che anche quello che una volta era considerato, sia cronologicamente sia per importanza, il quarto major del golf mondiale, il PGA Championship, goda di ottima salute. E lo dimostra anche il traguardo dell’edizione numero 100, quella disputata lo scorso anno al Bellerive Country Club di St. Louis, nel Missouri (USA).
Le gare più importanti del golf hanno tradizioni ormai secolari. Solo l’America’ Cup di vela, nata nel 1851, è più antica della gara delle gare sui green, quell’Open Championship vinto lo scorso anno da Francesco Molinari, che data 1860. E supera il secolo anche lo U.S. Open, che quest’anno a Pebble Beach raggiunge quota 119.
Oggi, fra i quattro major, solo il Masters è ancora lontano dalle 100 candeline, visto che la prima sul campo dell’Augusta National è del 1934 e quella appena vinta da Tiger Woods è stata ‘solo’ l’83esima edizione. Nel 1934 il vincitore Horton Smith incassò la cifra di 1.500 dollari, equivalente ad attuali 28.000. Tiger di dollari ne ha invece portati a casa quest’anno ben 2.070.000, decisamente un bel gruzzolo.
Ma esistono altre gare già passate oltre il secolo. È ad esempio il caso dell’Amateur Championship, celebre torneo per dilettanti che prese il via nel 1885 in Gran Bretagna, seguito dieci anni dopo dalla sua copia americana, lo U.S. Amateur Championship. Oppure possiamo parlare del Canadian Open, terza gara professionistica più antica di tutti i tempi, con le sue 109 edizioni.
E in Italia? Il record di longevità appartiene al nostro Open nazionale, che risale al 1925. 75 le edizioni finora, visto che non sono state disputate quelle del 1933, 1939/1946 (per la Seconda Guerra Mondiale), 1961/1970 (problemi organizzativi). La prima gara venne disputata al Golf Club dell’Alpino e vinta da Francesco Pasquali, uno dei tre partecipanti alla prova su 36 buche.