La Ryder Cup ha lasciato all’Italia un’importante eredità da sviluppare e incrementare, quella del turismo golfistico.
Il 2023 ha regalato al nostro Paese una significativa crescita ma la strada da percorrere è ancora lunga.
La rinascita di Roma
Di tutto quello che è stato scritto e detto a seguito della conclusione della nostra Ryder Cup una cosa è certa: l’Italia del golf ha finalmente trovato il suo posto nel mondo e ha ottenuto il degno riconoscimento che le spetta.
In fondo, anche le più belle si rifanno il trucco.
E così ha fatto la Città Eterna, che a fine settembre 2023 ha sfoggiato il suo profilo migliore presentandosi in perfetta forma sia nel centro della città che in periferia.
70mila le camere prenotate e chiusura in tempo di record l’urbanistica che porta al Marco Simone, con la via Tiburtina a due corsie per lato.
Così, dopo le famigerate buche di Roma si è arrivati alle 18 gloriose buche del Marco Simone che hanno catalizzato l’attenzione di 620 milioni di spettatori collegati da più di 190 Paesi diversi.
L’Italia che meta turistica golfistica
Ma, ancora più importante, la Ryder Cup ha aperto gli occhi su un’Italia che non è solo brava a sfornare pizze, ma è un Paese dove si gioca a golf, e che golf.
Parliamo prevalentemente di un riconoscimento che varca i confini europei, dal 1° ottobre 2023, infatti, anche America, Giappone e Corea – solo per fare alcuni nomi – sanno dell’esistenza dell’Italia come meta per il turismo golfistico.
Ci riferiamo a nazioni al di fuori dell’Europa, perché appassionati golfisti stranieri sono già presenti capillarmente lungo la nostra Penisola.
In generale, possiamo dire che secondo un’indagine realizzata da Sports Marketing Surveys, negli ultimi cinque anni c’è stata una presenza del 31% di britannici e irlandesi, un 56% di francesi, un 71% di svedesi e un 76% di tedeschi.
Sono infatti 136 le strutture ricettive da 18 buche in su pronte ad accogliere turisti da ogni parte del mondo e i dati che ci arrivano dai golf club confermano questa nuova tendenza.
L’effetto Ryder Cup in Italia
Abbiamo preso a campione una selezione di circoli (da Nord a Sud) di forte impronta turistica e, numeri alla mano, notiamo che in quasi tutte le regioni italiane i green fee stranieri del 2023 sono cresciuti con una media dell’8% rispetto al 2022.
Non parliamo di cifre astronomiche ma è un buon inizio per quello che, negli anni, dovrà diventare un importante fattore di reddito.
Complessivamente durante l’anno scorso sono stati registrati 560.000 green fee stranieri rispetto ai 520.000 del 2022 e dei 400.000 del 2021.
Il cuore dell’affluenza è ovviamente in Lombardia e Piemonte, con rispettivamente 160.000 e 130.000 green fee.
Merito dell’onda Ryder Cup, non c’è dubbio ma, soprattutto, degli operatori turistici delle singole regioni e dei circoli che hanno unito le forze dando vita, ad esempio, a veri e propri consorzi.
L’ ultimo in ordine cronologico è il Como Lake Golf Destination a riprova che si debba remare tutti nella stessa direzione.
Chi meglio degli addetti ai lavori sa quanto sia importante offrire al turista un’esperienza unica che combini il gioco del golf con la ricchezza paesaggistica, culturale e gastronomica delle proprie zone limitrofe?
Aumentando il turismo del nostro settore i circoli italiani hanno così l’opportunità di promuovere lo sport, la propria struttura, valorizzare le peculiarità del territorio e contribuire al turismo e all’economia locale.
La realtà dei circoli italiani
Ecco quindi che diversi golf club hanno abbandonato la classica impostazione che puntava esclusivamente sulle tessere associative per aprirsi al futuro, puntando sul turismo golfistico.
Ne sono una prova tangibile realtà come Bogogno e Margara, i cui investimenti degli ultimi anni hanno iniziato a dare importanti frutti.
In entrambi i circoli piemontesi il 2023 è stato caratterizzato da un 80% di presenze straniere, merito della costante presenza alle principali fiere di settore in Europa, della qualità dei servizi e dell’investimento economico per portare il club alla stregua delle più importanti realtà golfistiche che si trovano all’estero.
Ma non solo nelle zone limitrofe al Lago Maggiore. Spostandoci sulle sponde del Lago di Garda troviamo altri club che hanno fatto dell’accoglienza turistica il proprio marchio di fabbrica e il primo non può che essere il Garda Hotel San Vigilio Golf.
Un complesso che negli ultimi tre anni ha sfruttato la Ryder Cup promuovendo le bellezze del nostro Paese e investendo ingenti somme di denaro su marketing e comunicazione.
L’anno scorso negli ultimi mesi è arrivato al 98% di ingressi solo di stranieri.
Tra le maggiori nazioni si registrano americani, canadesi e inglesi, che hanno approfittato della biennale sfida tra Europa e Stati Uniti per visitare in lungo e in largo il nostro Paese.
Ecco, questo deve fare l’Italia del golf: attirare più turisti possibili e creare loro dei pacchetti che gli permettano di giocare ogni giorno su campi diversi e, allo stesso tempo, ammirare le bellezze culturali e paesaggistiche sparse in ogni angolo dello Stivale.
I circoli in Toscana
C’è chi in Toscana, una delle regioni più apprezzate e visitate, ha capito l’importanza di combinare golf e lifestyle, creando un turismo esperienziale e alzando di molto l’asticella dell’ospitalità.
Castelfalfi, ad esempio, ha allargato di molto i suoi confini con ospiti provenienti dal Nord America, Messico, Giappone e India.
Così come l’Argentario e il suo pacchetto “Golf in Tuscany”, il quale dà la possibilità a chi alloggia nel Resort di visitare Roma in giornata, giocare al Marco Simone, spostandosi poi nel cuore della Toscana e dei suoi borghi medievali e fare 18 buche a Bagnaia.
Un percorso quello nella Laguna di Orbetello che ha visto crescere del 40% i suoi green fee solo nel periodo tra settembre e ottobre 2023 con ospiti neozelandesi, americani e australiani.
Discorso analogo per il Golf Club Toscana che nel 2023 ha registrato 14.082 green fee dei quali oltre il 64% sono ospiti del Pelagone Hotel & Golf Resort contro gli 11.209 del 2022.
I numeri della Capitale
E arriviamo a Roma, che per una settimana a cavallo tra settembre e ottobre 2023, è stata l’ombelico del mondo golfistico.
Su tutti il Marco Simone, che vive di luce propria con una crescita annua del 20-25% nonostante lo scorso anno sia stato chiuso al pubblico a maggio per l’Open d’Italia e cinque settimane prima della Ryder Cup.
Il turismo nella Capitale genera 24 milioni di visitatori l’anno e di questi oltre 10mila transitano per i golf club limitrofi come all’Olgiata, che ha visto più che raddoppiare i green fee stranieri nonostante sia un circolo fortemente legato al suo tessuto sociale.
Le gemme del Sud Italia
Se si continua il viaggio verso sud si arriva a varcare i cancelli di circoli prettamente di stampo turistico che, negli anni, hanno saputo reinventarsi per gli standard richiesti.
Ne sono una prova lampante il San Domenico Golf che si affaccia su Borgo Egnazia, un resort che non ha bisogno di presentazioni, rinomato e conosciuto in tutto il mondo.
Se invece si raggiunge la Sicilia si trova il Verdura Resort con i suoi 14.500 green fee solo nel 2023.
Una splendida tenuta siciliana in un parco di 230 ettari affacciata su una spiaggia privata di sabbia bianca e 45 buche con viste mozzafiato sul Mar Mediterraneo.
Sulla sponda opposta un altro gioiello, il Sicilia’s Picciolo, 18 buche con vista sull’Etna.
Tutti esempi di come il turismo golfistico sia il pretesto per portare un nuovo tipo di vacanza che mixi la passione per il golf con l’amore per le bellezze naturali, paesaggistiche ed enogastronomiche dell’isola più grande del Mediterraneo.
Le sfide future
Alla luce di questi numeri, è chiaro come la Ryder Cup abbia acceso un faro sull’Italia ma il lavoro da fare è tanto per far sì che si possa essere considerati sullo stesso piano di nazioni a noi vicine come Spagna e Portogallo.
Perché ciò avvenga la promozione sarebbe forse dovuta partire anni fa ma è altrettanto vero che la pandemia ha congelato l’incoming turistico colpendo pesantemente il settore viaggi, che contribuisce a creare il 13% del Pil in Italia.
E in questa percentuale una piccolissima ma pur sempre fondamentale parte la deve ricoprire il turismo legato al golf.
Per far questo c’è bisogno della collaborazione di tutti.
Occorre un progetto ad ampio respiro che coinvolga il Ministero del Turismo, i Comitati regionali, gli operatori turistici e i singoli golf club che desiderano veramente lavorare con i turisti permettendo loro di giocare anche nel weekend, magari inserendoli nel mezzo di una gara, se necessario.
Per non parlare poi della qualità dei servizi offerti, che devono essere in linea con quelli richiesti dal mercato, oltre a rendere il sito internet del circolo facilmente navigabile anche in lingua inglese.
Ecco, quindi, che la Ryder Cup da sola non basta.
Avere sempre nuovi turisti che solcano i fairway italiani non è fisiologico, non basta il passaparola.
La manifestazione golfistica più importante del mondo è stata uno splendido fermo immagine su un’Italia che cresce e gioca a golf.
Ora, va portata con orgoglio all’estero sotto un unico cappello e promossa affinché non diventi un granello di sabbia incolore sulla riva del mare.