Un tempo – erano i vivaci anni 70 – Jack Nicklaus sosteneva che un vero campione di golf (tradotto: un giocatore dotato di un ottimo swing) non avrebbe mai sofferto di problemi alla schiena, ma solo di guai alle anche.
Trent’anni dopo, in pieno secondo decennio del Terzo Millennio, noi guardoni delle cose del green, noi che spulciamo pure i bollettini medici del Tour, pensiamo sia opportuno aggiornare così la tesi dell’Orso d’Oro: nel 2020, un giocatore dotato di un ottimo swing (probabilmente) non avrà mai disturbi alla schiena ma tanti guai al ginocchio sinistro quello sì. Per conferma chiedere a Brooks Koepka, Tiger Woods e Dustin Johnson.
Alla chiusura della stagione 2018/2019, tra agosto e settembre infatti, tutte e tre le superstar del PGA Tour sono finite sotto i ferri del chirurgo per riparare legamenti o cartilagini del suddetto, maledetto ginocchio sinistro.
Ha iniziato Tiger il 27 agosto, giorno in cui, per la quinta volta in carriera, è entrato in sala operatoria per sistemare quel pezzetto di menisco che gli dà grane da una vita; ha continuato il 4 settembre DJ, alle prese con guai seri alla cartilagine, e ha chiuso Koepka che, dopo il Tour Championship di Atlanta, si è prenotato una bella iniezione di cellule staminali sul legamento stirato.
Peccato che tre settimane dopo Koepka sia scivolato in Corea del Sud durante la CJ Cup e abbia ridanneggiato grandemente il ginocchio sinistro già malandato, costringendosi a un lungo stop forzato interrottosi solo a metà gennaio con la discesa in campo ad Abu Dhabi.
Da allora più ombre che luci: dei tre infatti Koepka, quello che è ritornato probabilmente troppo presto alle gare, è anche quello che, prima della sospensione del PGA Tour a causa del Covid-19, continuava a soffrire maggiormente, non solo a causa della perdita del trono nel World Ranking ma anche e soprattutto per gli strascichi interminabili dell’infortunio.
Per dire, a Los Angeles, un giorno prima dell’inizio del Genesis Open, nonostante le parole tranquillizzanti del suo coach Pete Cowan (“Ho visto Brooks riuscire a mettere pressione sul suo ginocchio”, aveva assicurato lo swing guru), l’ex numero 1 ha lasciato tutti di stucco dichiarando di non sapere ancora con certezza se la sua gamba sinistra tornerà mai al 100% dell’efficienza.
Ora, a questo punto, le domande intelligenti sono due: la prima, perché il ginocchio sinistro è così importante nello swing moderno? La seconda: cosa diamine sta succedendo al ginocchio sinistro dei campioni del Tour?
Perché in effetti, a osservare quanto sta accadendo sul circuito, sembrerebbe che, più che il Coronavirus, a spaventare questi giganti dello swing siano proprio menischi, articolazioni e legamenti presenti in quel determinato punto del corpo.
“La risposta è semplice – spiega Cristiano Cambi, osteopata e fisioterapista della nazionale azzurra – e si trova nel fatto che il suddetto ginocchio sinistro è sottoposto a fortissime torsioni a ogni swing, con la conseguenza che alla lunga, drive dopo drive, 300 yard dopo 300 yard, lo stiramento dei legamenti collaterali è dietro l’angolo e subito dopo, purtroppo, arrivano a chiedere pegno anche i menischi”.
La causa? L’incredibile velocità dello swing moderno: “Per ottenere le 121 miglia orarie di club speed di Koepka – continua Cambi – e lo svitamento rapido dei fianchi verso il bersaglio dopo l’impatto con la pallina, i giocatori di oggi sono costretti ad avere un punto fermo nel proprio fisico su cui fare perno. Quel perno, quello che fa il lavoro sporco, è proprio il ginocchio sinistro”.
Non è un caso, dunque, che i giocatori moderni stiano investendo tempo e fatica in palestra per ottenere arti inferiori forti e reattivi, mentre sembra essere tramontato l’ideale del golfista tutto braccia e dorsali: “Esatto – spiega Cambi -. Non vedremo più il Rory di qualche anno fa, quello che si presentò con una massa muscolare della schiena enorme. Furono proprio quei muscoli extra large a incrinargli la famosa costola nel corso di uno swing”.
In buona sostanza, anche se determinati punti sono rimasti invariati rispetto alla tecnica di Jack Nicklaus, lo swing del 2020 è molto diverso (e soprattutto molto più violento) rispetto a quello degli anni 70: “Se notate – continua Cambi – oggi all’impatto il ginocchio sinistro è quasi completamente esteso, a causa della spinta propulsiva della gamba destra, che è il vero motore del movimento, mentre il ginocchio dell’altra gamba è il timone”.
A conferma di quanto sia importante l’arto inferiore sinistro nello swing basta osservare i risultati dei tre campioni nella seconda parte della stagione scorsa, quando sia Tiger che Koepka che DJ hanno giocato e tirato avanti col ginocchio già malandato: per dire, Tiger ha clamorosamente mancato la difesa del titolo di Atlanta, DJ non ha mai racimolato qualcosa di meglio di un top 20, e Brooks… beh, si è visto strappare il Tour Championship e il titolo di Player of The Year da un certo Rory McIlroy. Lo stesso che lo ha poi sostituito in cima al ranking mondiale.
Peggio di così…