Dopo aver vagato come un disperato alla ricerca di uno buco dal quale vedere un po’ di colpi, ho deciso di sistemare la mia seggiolina verde del Masters, fresca fresca dal merchandising store, davanti alla tee line della buca 8.
Bello, rilassato, circondato da distinte signore dall’età indefinita; a volte l’abuso di chirurgia e botulino non migliora l’aspetto ma ti colloca in una sorta di girone dantesco, là dove si trovano coloro a cui non sai mai che età dare.
Torniamo alla nostra buca, la 8, Yellow Jasmine, uno splendido par 5 in salita di 570 yard (521 metri) dove è stato messo, a una distanza di 300 yard circa, un bel “sand trap”. Diciamo che per molti questo enorme bunker rappresenta un vero ostacolo. Per per molti appunto, ma non per tutti.
Essendo nato con la camicia, mi sono seduto nell’ora in cui sono passati quasi tutti i bombardieri di questa 83esima edizione nella prima giornata di gara.
Per Tiger Woods e Henrik Stenson volarlo non è stato un problema, ne tanto meno per Rory McIlroy, che gli è passato sopra di una decina di metri. Ma chi mi ha veramente sorpreso, attirando non solo il mio ma lo stupore di tutti, è stato Gary Woodland. Il giocatore statunitense, con un drive che aveva lo stesso suono di un colpo sparato con un kalashnikov, ha praticamente oltrepassato l’inutile (per lui) ostacolo di oltre 20 metri.
E se la matematica non mi tradisce, vuol dire un bomba di drive di 290 metri di volo. A lui va il “wow” più sincero della prima giornata. Chapeau!