DeChambeau ha aperto la strada a un nuovo modo di giocare a golf, più coinvolgente e spettacolare. Ma, alla lunga, sarà proprio questo il futuro che ci aspetta?
Non illudiamoci, non basta aumentare la propria massa corporea e studiare le leggi della fisica applicate al golf per diventare Mr DeChambeau e vincere due vole lo U.S. Open.
Quando sai di dover fare up&down alla 18 per vincere un torneo viene fuori quello che hai dentro e che hai maturato fin da piccolo molto più che il lavoro tecnico fatto negli anni.
Bryson è sempre stato un vincente.
Il fuoriclasse americano già dai tempi del college, quando non aveva ancora iniziato la sua metamorfosi fisica, era uno dei migliori giovani in circolazione.
Incuriosito dal personaggio, ho avuto il piacere di seguirlo da vicino durante lo strepitoso 61 siglato nel terzo giro dei Mondiali di Tokyo del 2014. A quell’epoca Bryson era già famoso per le sue caratteristiche fuori dal comune: ferri della stessa lunghezza, con impugnatura extra large simile a quelle usate per le racchette da tennis e bastone che si muoveva su di un unico piano, senza utilizzare il caricamento dei polsi.
In quell’occasione prese due volte l’asta da 180 metri e mise ben sei colpi in green a meno di un metro dalla buca.
Quel giro fu davvero uno show di potenza e precisione, sembrava che avesse in mano un arco con delle frecce, non dei bastoni da golf.
Alternava drive stinger di 230 metri di volo e 50 di rotolo a bombe che cadevano intorno ai 300 metri.
La consacrazione alla sua carriera dilettantistica arrivò l’anno successivo, nel 2015, quando entrò nella storia vincendo sia l’NCAA che lo U.S. Amateur, impresa per intenderci riuscita solo a Tiger Woods, Jack Nicklaus, Phil Mickelson e Ryan Moore.
Questo per dirvi che quasi sempre noi vediamo il prodotto finito e ci facciamo influenzare e incantare da alcune particolarità che sono solo delle piccole ‘messe a punto’ di una macchina già di per sé perfetta e vincente.
Come ho già detto in precedenza, nel golf conta più quello che hai dentro rispetto a ciò che si vede da fuori.
La contraddizione che ho notato all’ultimo U.S. Open nella gestione del campo di DeChambeau, rispetto al suo meticoloso e scientifico modo di studiare il golf e di preparare i tornei, è stata quella di averlo visto tenere il piede schiacciato sull’acceleratore per tutti i quattro i giorni di gara, tirando il drive alla massima potenza in quasi ogni buca del percorso.
Tutto ciò in un percorso come Pinehurst n° 2, dove la strategia è fondamentale se si vuole evitare di prendere una facciata contro il muro.
È stato come vedere Einstein andare a fare un Iron Man durante i suoi studi ed esperimenti scientifici.
Andando al dunque, la vera novità di questo Bryson 2024 non è a mio parere legata alla sua tecnica o alla particolare gestione della tattica ma più al suo nuovo ed esuberante modo di interagire con il pubblico. Un atteggiamento figlio sicuramente di questi anni di LIV, circuito nel quale il golf è visto più come uno show, dove il religioso silenzio anglosassone è spesso “oltraggiato” da musica ad alto volume e tifosi rumorosi.
Il dato di fatto è che dopo questa vittoria, ottenuta scherzando con gli spettatori e coinvolgendo i propri fan per tutta la settimana, Bryson ha guadagnato moltissimi punti in popolarità. Il risultato è che ora sono in tanti a sperare che il golf esca dai propri schemi fissi per avvicinarsi di più ad altri sport, dove i tifosi si sentono parte dello spettacolo e a volte, purtroppo, addirittura i protagonisti della giornata.
Questa 124esima edizione U.S. Open è stata quindi una vittoria in pieno stile LIV?
Difficile rispondere e ipotizzare il futuro del golf. Si andrà più verso lo show o si rimarrà attaccati alle storiche e radicate tradizioni anglosassoni?
Come spesso capita in queste occasioni, vi sono degli scontri generazionali e i pareri divideranno in due fazioni opposte gli appassionati di golf ma temo che alla lunga possa vincere la novità e quindi lo show sfrenato.
Spero però che non si oltrepassi mai la misura e che il rispetto per i partecipanti e il rigoroso silenzio che avvolge il giocatore prima dell’esecuzione del colpo rimanga lo stesso di sempre.