Nel mondo del golf la scena dei drive chilometrici sono sempre stati un evento in secondo piano. Ora con Bryson DeChambeau non è più così.
In poco più di un anno l’americano sta riscrivendo pagine di storia con le sue lunghezze siderali che, diciamocelo, a noi romantici e nostalgici vecchio stampo, fa storcere il naso.
Eppure il Mister Muscolo del PGA Tour ha dato una bella lezione vincendo l’Arnold Palmer Invitational sul difficilissimo percorso di Bay Hill, in Florida.
Sì, perché non solo ha sparato un drive a 377 yard sopra l’acqua alla buca 6 mandando in visibilio gli spettatori presenti, ma è riuscito a mantenere i nervi d’acciaio e imbucare putt decisivi nelle ultime due buche.
Sul green della 18 mentre indossava il suo cardigan rosso taglia extra large con gli occhi lucidi ha ricordato un’altra leggenda di questo sport che ha fatto del colore rosso il suo marchio di fabbrica. Tiger Woods aveva infatti mandato un messaggio a DeChambeau la mattina presto esortando il giovane bombardiere a “giocare con coraggio” proprio come ha sempre fatto Arnold Palmer.
Ormai le lunghezze fuori dal comune di Dechambeau non fanno più notizia, o quasi.
Non è un caso che il suo compagno di allenamento preferito non sia altro che Kyle Berkshire, il numero uno del mondo nei “Longest Drive”. Sulla scia di Berkshire, DeChambeau si è presentato domenica alla buca 6, ha guardato il green e ha scelto una traiettoria ancora più folle di quella di sabato. Il risultato? Un drive di 377 yard sopra il lago finito in bunker a un’ottantina di metri dal green (e ricordiamo che la 6 è un par 5 di 555 yard).
Verso l’infinito e oltre
Questa espressione pronunciata dal protagonista di Toy Story, Buzz Lightyear, è ormai entrata nella cultura universale. Quante volte ci spingiamo oltre i confini di ciò che conosciamo per provare l’emozione, l’avventura e quel pizzico di timore che ci regala l’ignoto?
Oggi, vedendo il percorso intrapreso da Bryson DeChambeau questa citazione ci sembra ancora più attuale.
L’americano ha rotto gli schemi del golf dando vita a una nuova interpretazione di questo sport. Ci sta facendo capire che “oltre” a quello che si è, “oltre “ a quello che si pensa, “oltre” a quello che si crea, c’è qualcosa di più lontano che è possibile raggiungere. Certo, servono ore e ore di allenamento intensivo in palestra e una dieta proteica da 3.000 calorie al giorno… ma questa è un’altra storia.