Che Bryson DeChambeau fosse un ragazzo fuori dal comune era noto sin dalla sua giovane età.
A soli sei anni era un maestro nel calcolo mentale rapido e aveva persino comprensione dell’algebra. Al liceo riscrisse interamente il suo libro di fisica per comprenderne appieno le sfumature. Ancora oggi, sui suoi wedge, appaiono incise delle formule di fisica.
Non solo. A 15 anni ricevette in regalo dal suo istruttore Mike Schy il libro ‘The Golfing Machine’, di Homer Kelley. Dopo un paio d’anni di lavoro con Mike, ideò lo swing su un solo piano rielaborando alcuni concetti di Kelley. In campo fece subito parlare di sé a suon di risultati: nel 2015 vinse lo U.S. Amateur Championship e il titolo NCAA, mentre nel suo ultimo torneo da dilettante, il Masters 2016, terminò 21°.
La sua passione per lo studio lo ha portato a realizzare un set di ferri monolunghezza giocandoli costantemente dall’età di 17 anni. Il concetto tecnico era semplice: con ferri della stessa lunghezza lo swing seguiva sempre lo stesso piano, abbassando il margine di errore e rendendo più consistenti tutti i colpi, dal wedge al ferro tre.
Idea stramba? Neppure per sogno. Cobra mise sotto contratto il giovane americano subito dopo il Masters del 2016, dando vita ai Cobra King One Length, realizzati con il contributo diretto del giocatore. I suoi ferri non sono però caratterizzati solo dalla stessa lunghezza di shaft, 37 pollici e mezzo, come un tradizionale ferro 6: sono anche impostati con un angolo di lie di 72 gradi, 10 più upright di quelli standard. Inoltre, per ottenere uno swingweight costante, tutte le teste pesano 278 grammi.
Lo scorso anno, in concomitanza della pausa forzata dai campi, Bryson ha fissato un nuovo obiettivo: tirare costantemente il drive a 400 yard, circa 360 metri. Per farlo ha iniziato con un intenso allenamento con il suo preparatore atletico Greg Roskopf e una dieta personalizzata.
Inoltre ha scelto come compagno di allenamento Kyle Berkshire, il numero uno al mondo della disciplina Longest Drive. Ne ha studiato il movimento mutuando i punti chiave da portare sul percorso, dove i fairway sono decisamente più stretti rispetto alle aree di atterraggio delle gare dei “bombardieri”.
Un primo indizio di efficacia del percorso è arrivato al Travelers Championship 2020, dove Bryson ha scagliato un drive a 392 metri davanti agli occhi dei due allibiti McIlroy e Mickelson. Poi, al Rocket Mortgage Classic giocato al Detroit Golf Club, il Trackman ha misurato uno spaventoso tee shot con palla partita a 316,72 chilometri orari. Risultato: un drive da 343 metri, di cui solo 31 di rotolo. Significa un volo di ben 310 metri, che di fatto gli ha permesso di superare ogni bunker esistente sui tee shot.
La costanza di rendimento dei suoi tee shot è aumentata e con essa la fiducia. Quest’anno a Bay Hill, durante l’Arnold Palmer Invitational, si è presentato sabato e domenica alla buca 6, un par 5 di 555 yard che gira attorno al lago, ha guardato il green e ha scelto una traiettoria apparentemente folle.
Ha tagliato completamente la buca giocando un drive di 377 yard sopra il lago, quindi senza nessuna possibilità di errore, che ha terminato la sua corsa una volta in rough e un’altra in bunker, a un’ottantina di metri dal green. Pubblico in visibilio e Bryson con braccia al cielo come avesse imbucato l’ultimo putt della gara!
Ma DeChambeau non è solamente sinonimo di drive siderali. Le sue medie sono impressionanti anche con i ferri. Con il 7 ha una media di 180 metri e può coprirne 150 con il wedge. Con questi colpi in sacca l’imprecisione con i tee shot, circa il 60% di fairway centrati, diventa poco rilevante perché i ferri che poi gioca al green sono corti.
La riprova, ancora una volta è nei numeri della stagione in corso: primo per numero di eagle (uno ogni 54 buche), primo per media score (69,432) e primo nella media colpi dal tee al green 2,099 (in 26 giri). Lui stesso ha ammesso che i risultati nascono da un cambiamento totale: “Ho ottenuto tutto questo facendo qualcosa di diverso – ha dichiarato dopo Bay Hill -. Ho cambiato il mio corpo, la mia mentalità nel gioco e sono stato in grado di ottenere una vittoria giocando uno stile di golf completamente diverso”.
Un’altra lettura che impressiona legata ai suoi drive è quella del tempo di volo della pallina. La sua resta in aria mediamente per 7,5 secondi; oltre un secondo in più degli altri giocatori professionisti del Tour. In redazione ci siamo divertiti provando a contare quanto restano in area le nostre palline. Fate lo stesso e come noi rimarrete impressionati nel constatare quanti secondi “di distanza” dà a noi dilettanti!
Giorgio De Pieri, Head Pro di BOLD, centro indoor specializzato nel golf a Milano, ci ha spiegato: “La grossa miscredenza che ha il giocatore medio è quanto sia importante sapere quanti metri di volo fa la propria palla. Con tutti i ferri, e in particolare con il driver, è fondamentale conoscere quanto carry riesco a produrre per poter organizzare sul percorso la strategia corretta”.
Per due settimane consecutive, al Palmer Invitational e al Players, abbiamo potuto osservare DeChambeau e Lee Westwood giocare fianco a fianco la domenica. Nel primo torneo vittoria dell’americano mentre nel secondo è stato l’inglese ad arrivare davanti, seppur senza ottenere il successo.
Abbiamo assistito a due modi diametralmente opposti di interpretare il gioco. 20 anni di differenza tra i due e oltre 25 metri di distanza media con il driver. Westy non certo un giocatore corto, ha sviluppato grande sensibilità e può fare affidamento in una grande quantità di colpi in sacca. Bryson per contro ha un gioco più razionale, uno swing su un solo piano, con polsi bloccati e il minor numero di varianti possibili. La grande ripetitività è però sinonimo di efficacia.
Ma non si sbagli nel giudicare “Lo Scienziato Pazzo”. Non si tratta un giocatore che non pensa e tira sempre a tutta, studia eccome!
DeChambeau ha provato a portare le proprie conoscenze anche sui green. All’inizio del 2018 decise di puttare con il corpo posto lateralmente: tecnica chiamata side-saddle.
La USGA disse che il sistema non era regolare e al termine di una dura polemica tra le due parti l’americano dichiarò: “Non sono una buona organizzazione, potete scriverlo tranquillamente. Come componente del settore in cui operano è molto frustrante vedere che preferiscono frenare la crescita del gioco piuttosto che svilupparla”.
Parole durissime che poi in seguito ritrattò, scusandosi con Mike Davis, allora CEO della USGA.
I suoi studi però non terminarono con quella sconfitta, anzi. Quando le Regole del golf furono attualizzate all’inizio del 2019, consentendo di puttare con l’asta della bandiera dentro la buca, DeChambeau subito dichiarò, con tanto di spiegazione scientifica, il perché lo avrebbe fatto spesso in gara.
La cosa sorprendente è che, qualche mese prima che la regola entrasse in vigore, il californiano già analizzava quali buche di ogni singolo torneo del PGA Tour fossero le più favorevoli per lasciare l’asta dentro puttando: “Dipende dal COR, il coefficiente di restituzione dell’asta. Nello U.S. Open la tirerò fuori mentre in ogni altro evento del PGA Tour in cui l’asta è in fibra di vetro la lascerò dentro, facendo rimbalzare la palla contro, se necessario”.
Inoltre usa un sistema di putt chiamato vettoriale. Sia lui che il suo caddie controllano ogni minima misura prima di effettuare un colpo usando il metodo per calcolare la pendenza e leggere il green.
Se mettere in pratica questi sistemi può essere complicato e allungare inutilmente i tempi di gioco, interessanti per tutti noi potranno risultare i nuovi studi.
Pare che DeChambeau stia lavorando per migliorare la propria respirazione. “Respirare è un fattore determinante per recuperare energie. Bisogna cercare di farlo in modo che possa aiutare il cervello a raggiungere uno stato parasimpatico, che stimola la quiete, il rilassamento e il riposo. Serve anche per raggiungere più facilmente il sonno profondo, eliminando ogni forma di stress.
Respirare correttamente porta a uno stato migliore, si digerisce meglio e calma le attività cerebrali. Mi aiuta a recuperare più velocemente, con molti vantaggi anche nelle performance in campo”.
Attendiamo novità perché un bel respiro, specie in questo periodo, non può altro che aiutarci!