Lo scorso giugno in Germania Bernhard Langer ha disputato il suo ultimo torneo sul DP World Tour a cinquant’anni dal suo debutto.
Esempio di serietà e dedizione, con le sue intuizioni ha contribuito a cambiare il professionismo e i circuiti mondiali.
Gli inizi di carriera di Bernhard Langer
Erano gli inizi degli anni 70 quando un giovane tedesco di nome Bernhard Langer iniziò a giocare i primi tornei del circuito europeo.
A detta di molti professionisti dell’epoca, la prima impressione che destò il biondo bavarese ai suoi avversari e compagni di gioco non fu poi così entusiasmante.
Nessuno avrebbe mai scommesso su di lui e tanto meno nessuno avrebbe mai immaginato che Langer sarebbe diventato, dopo più di cinquant’anni di carriera, il giocatore più longevo della storia del golf, una vera e propria macchina da guerra.
Il dominio di Bernhard Langer
Con la bellezza di 123 vittorie distribuite in tutti e sei i Continenti, il campione tedesco ha infatti stabilito record difficili da eguagliare per un essere umano.
In quegli anni in Europa vi erano talenti impressionanti, giocatori con il golf nel sangue, campioni che davano del tu alla palla capaci di eseguire ogni tipo di colpo.
Professionisti che avevano fame e che vedevano il golf come l’unica possibilità per cambiare tenore di vita.
Langer apparentemente non era dotato di tutti queste preziose qualità ma era sicuramente superiore agli altri in uno dei settori più importanti del gioco del golf, la testa e la programmazione.
Le sfide con Severiano Ballesteros
Ho avuto il piacere di giocare sul Tour negli anni dei grandi duelli fra il campione tedesco e Severiano Ballesteros e ho avuto la fortuna di giocare con loro in gara e di conoscerli quindi molto bene.
Due incredibili fuoriclasse, due rivali completamente diversi fra di loro in tutto ciò che facevano.
Avevano una sola cosa in comune, il fiuto per la vittoria.
Perfezione e programmazione
Ho passato molto tempo a osservare le loro abitudini e le loro caratteristiche di gioco.
Ero affascinato nel vedere tanta diversità sia negli allenamenti dei giorni antecedenti il torneo nel riscaldamento che precede la camminata verso il tee della buca 1 del giorno di gara.
Era come vedere il meglio dell’ingegneria tedesca contrapporsi alla pura fantasia e improvvisazione dell’artista spagnola.
Bernhard sapeva di non poter trascurare nessun dettaglio per poter vincere, Seve si affidava di più al suo istinto naturale che lo portava a essere un animale da campo ineguagliabile.
In tutti gli anni che ho frequentato il Tour non ho mai visto Langer uscire dai suoi schemi e dalla sua routine, non l’ho mai visto affrettare il passo o dare l’impressione di essere in ritardo.
Un vero robot programmato alla perfezione, con microchip che ai tempi non erano assolutamente ancora in commercio.
Storica fu infatti la risposta che il fuoriclasse tedesco diede a un arbitro che gli chiese durante un torneo di accelerare e di recuperare il tempo perso dal gruppo che lo precedeva: “I have my own pace“ (ho il mio ritmo di gioco, ndr).
Bernhard Langer precursore del golf moderno
Con il senno di poi posso dire che Langer è stato sicuramente un precursore di tutto ciò che gravita oggi intorno ai circuiti mondiali.
Le sue mappe del campo e dei green erano sempre piene di annotazioni e di misure in più rispetto a quelle dei suoi avversari.
In campo pratica era l’unico a mandare il caddie a misurare le distanze in passi (non avevamo ovviamente i laser) e a usarlo come target per controllare la consistenza dei suoi colpi.
Fu anche il primo giocatore che io abbia conosciuto a raccogliere dati statistici sui suoi colpi.
A questo proposito vi racconto un altro episodio che tutti sul tour ricordano con il sorriso e che sottolinea il suo alto grado di perfezionismo.
Durante un torneo Langer chiese al suo caddie la distanza alla bandiera da una grata per lo scolo dell’acqua situata vicino alla sua palla.
Quando il suo fido portabastoni gli rispose 130 metri, il campione tedesco gli chiese con voce pacata ma sicura: “Da inizio o da fine grata?”.
Da notare che la grata non era più larga di 70 centimetri… Questo è Langer, e queste sono le attenzioni e la meticolosità sulla quale ha costruito la sua incredibile carriera.
Nei colpi sotto i cento metri il suo margine di errore era intorno al metro.
Il mio ricordo su Bernhard Langer
Ricordo ancora un giro giocato con lui in gara, non stava tirando bene il drive e andò almeno cinque volte in posizioni dalle quali non avrebbe potuto tirare al green.
Per ben cinque volte non tentò improbabili recuperi ma tirò a mettersi a 80 metri dall’asta, e dopo il colpo successivo non dovette neppure marcare la palla da quanto la mise vicina alla buca.
Recuperò cinque par con estrema facilità e tranquillità.
La sua carriera ci deve far riflettere sulla definizione del termine ‘talento’ nello sport.
Chi è il vero talento?
Quello che nasce dotato di capacità superiori agli altri o quello che si costruisce una carriera passo dopo passo, andando poi a surclassare gli avversari che sembravano più dotati di lui sia tecnicamente che fisicamente?
Difficile dirlo, ma una cosa è certa: Bernhard Langer, guardando indietro negli anni, non potrà mai dire la solita frase che affligge la maggior parte degli sportivi: “Forse se avessi fatto altre scelte la mia carriera sarebbe andata diversamente e cambiata in meglio”.
Bernhard nella sua vita non ha mai sbagliato una singola decisione, e anche quando ha avuto il problema dell’yip sul putter, ha reagito e lo ha combattuto e debellato con estrema calma cercando una risposta dentro se stesso, senza rendere noto lo sconforto che stava vivendo.
Una macchina perfetta
Anche sul lato della preparazione atletica Langer ha dato un insegnamento a tutti coloro che pensano di poter arrivare in cima alle classifiche grazie allo sfrenato potenziamento fisico.
Il tedesco ha sempre avuto molta cura di sé, sia dal punto di vista alimentare che della mobilità articolare.
È stato lui di fatto il precursore dell’importanza della preparazione fisica nel golf, stimolando e aiutando l’European Tour a creare il Phisio Truck per gli atleti negli anni ‘90.
Il fatto che Langer, 174 centimetri per 70 chili, abbia dominato il Senior Tour mondiale per quindici anni consecutivi vincendo 46 tornei dei quali ben 12 major ci fa capire che il vero fisico è il suo, non quello di chi si chiude in palestra per mettere su muscoli e massa con l’obbiettivo di tirare la palla i oltre i 300 metri.
Vincere lo U.S. Senior Open a 66 anni è qualcosa di straordinario, che solo una macchina perfetta nata dalla miglior ingegneria tedesca può permettersi di ottenere.
Tutti lo hanno sempre visto come un uomo freddo, glaciale, di poche parole.
Ma, chi lo conosce bene sa che è una persona fantastica e sorridente nel privato, un grande atleta con una splendida famiglia alla quale è molto legato e devoto.
Caro Bernhard, sei l’esempio che tutti i nostri giovani dovrebbero seguire.
Poche parole, niente alibi ma tanti fatti e tanta sostanza.