Bernhard Langer: “Ad Augusta la parola d’ordine è stata limitare i danni”
Infinita classe, fisico asciutto e atletico e ancora tanta voglia di mettersi in gioco.
Questo e tanto altro è Bernhard Langer, icona del golf mondiale, che ha partecipato al suo 38° Masters in carriera. Classe 1957, Langer è uno dei più grandi campioni che il golf europeo abbia mai sfornato.
Dal 1972, anno in cui passò professionista, a oggi ha conquistato 117 titoli, di cui ben 42 sull’European Tour, secondo solo a Severiano Ballesteros tra i più vincenti di sempre nella storia del circuito continentale.
Abbiamo avuto il piacere di fare un’intervista esclusiva per l’Italia con il due volte campione Masters (nell’85 e nel ’93) e ambassador Mercedes-Benz. Tramite Zoom abbiamo raggiunto il campione tedesco niente meno che dai famosi spogliatoi dell’Augusta National Golf Club, riservata ai vincitori del torneo.
Ben ritrovato Bernhard, com’è stato tornare ad Augusta ad aprile?
È bellissimo quanto difficile. Il campo è durissimo ma questo è già stato detto da tutti i giocatori. In fondo la bellezza di Augusta è anche questa, la difficoltà del percorso al limite dell’impossibile, unito alla meraviglia che la natura ci regala, con puntualità, ogni anno. La parola d’ordine è limitare i danni e ti assicuro che ad Augusta basta un rimbalzo sbagliato per finire nei guai.
Ha dichiarato di non essersi preparato come avrebbe voluto per questa occasione. Ci racconta perché?
Ho avuto diversi problemi al ginocchio e negli ultimi mesi sono stato a riposo sottoponendomi a fisioterapia e infiltrazioni prima di arrivare qui. Ora il recupero sta andando bene ma ovviamente non mi sono potuto allenare giocando solo due volte in un mese e mezzo. L’aspetto positivo è che oggi non ho sentito dolore al ginocchio, ho solo accusato un po’ di stanchezza perché Augusta è un percorso faticoso ma, tutto sommato, sono ancora in forma.
Ci levi una curiosità, ma secondo lei cosa sta succedendo a Rory McIlroy? Tornerà quello di prima?
È difficile rispondere a questa domanda. McIlroy è un grande campione e questo è innegabile. Credo abbia accusato la figura di DeChembeau e la sua siderale lunghezza, nonostante sia un giocatore annoverato tra i più lunghi del Tour. Deve solo cercare di ritrovare il suo gioco e se stesso lasciando perdere quello che gli succede attorno. Il golf è fatto di up&down. Non puoi sempre essere al top della forma e spesso gli imprevisti arrivano a mischiare le carte in tavola. Sono convinto che tornerà quello che è sempre stato, un grandissimo campione e chissà che non riesca già in questa settimana nonostante un inizio in salita.
Questa settimana al Masters tutti i giocatori hanno la loro Mercedes-Benz. Preferisce un servizio navetta o guidare per conto suo?
Preferisco essere io il conducente, è sempre bello tenere il volante. Mi calma e mi permette di iniziare la giornata in modo rilassato. Guidare lungo Magnolia Lane poi è uno spettacolo per gli occhi e un vero privilegio. In questi giorni ho anche potuto provare la nuova Mercedes-Benz EQS con il suo Hyperscreen ed è sicuramente lo schermo più grande che abbia mai visto in una vettura. Ma tutto ciò ha perfettamente senso e comporta un nuovo livello di assistenza alla guida. È come avere il proprio caddie in macchina. Con la sua forma curva, mi ricorda una buca da golf dall’alto.
Se potesse portare la sua famiglia e i suoi amici in viaggio con la Mercedes-Maybach GLS dove vorrebbe andare?
Partirei dalla mia città natale in Baviera e da lì direttamente sulle Alpi, tra la natura. Sì, questo sarebbe il percorso perfetto.
È stato un po’ il pioniere del binomio golf-fitness in Europa. È vero che è stato il primo giocatore a consigliare il phisio track al board dell’European Tour?
Verissimo e ne vado molto fiero. Ricordo che ne parlavo spesso con i miei amici di Tour, Seve (Ballesteros), Nick (Faldo) e Woody (Ian Woosnam). Mi chiedevo perché in tutti gli sport che si rispettino la figura del fisioterapista fosse sempre presente e da noi no. Poi, non ricordo esattamente quanti anni fa, ma a Wentworth abbiamo ricevuto il primo phisio track. Nella mia carriera ho sempre cercato di evitare gli infortuni e avere uno staff di professionisti che ci potesse supportare nei tornei era fondamentale per tutti noi.
Trova delle affinità tra il suo concetto di fitness e quello di DeChambeau?
Il mio metodo è un po’ vecchio stile. Tantissimo stretching e allenamento sulla resistenza piuttosto che sul potenziamento muscolare. Lui è un grandissimo professionista, studia ogni aspetto del suo corpo ed è incredibile quello che ha fatto. Ha un fisico esplosivo, è preparato e sono rimasto profondamente colpito dal suo atteggiamento e dalla sua determinazione. Poi se mi chiedi se è corretto prendere tutta quella massa ti direi di no, ma i risultati che sta ottenendo gli stanno dando ragione.
È quindi sbagliato paragonarla a DeChambeau?
Intanto, a differenza sua, a scuola ero pessimo in fisica (ride). Poi, non vorrei ripetermi, ma sono legato alla vecchia generazione di golfisti che quando ricevevano un driver nuovo andavano subito in campo a provarlo e confrontarlo con quello precedente. Oggi invece tutti utilizzano le tecniche più ricercate, il TrackMan, misurano ogni singolo colpo e ogni angolo di attacco. Tutte cose che aiutano, sicuramente, ma che forse fanno perdere un po’ il fascino del golf. Per tornare alla tua domanda, tutti e due vogliamo essere perfetti ma ricordati che nel golf ciò non è possibile. Possiamo essere bravi a gestire gli imprevisti ma la perfezione non esiste. Si può sempre cercare di diventare una versione migliore di sé stessi ma non si è mai perfetti.
A 63 ha un fisico invidiabile, segue un programma alimentare preciso?
Sono abbastanza attento e cerco di mangiare sempre molte verdure e proteine durante la settimana. In campo frutta secca e banane ma il mio tallone d’Achille è la golosità e quando il gioco non va benissimo ho sempre un pacchetto di cioccolatini Mon Chéri nella mia sacca.
È il giocatore più vincente della storia del golf sopra i 50 anni. Qual è il suo segreto?
Amo quello che faccio e adoro la competizione. Ho avuto la fortuna di non avere grossi infortuni nel corso della mia carriera e ho una famiglia meravigliosa che mi supporta e mi fa sentire sereno e appagato. E poi 10/15 anni fa ho realizzato che gli anni passavano anche per me e che dovevo cambiare il mio swing per cercare di andare in campo e dare sempre il massimo. Non sono più lungo quindi ho migliorato nettamente il gioco corto, soprattutto il putt che è la parte più importante di questo sport.
Che atmosfera c’era quest’anno alla cena dei campioni senza Tiger Woods?
Quella serata è sempre qualcosa di speciale, cenare con leggende del golf accanto alle giovani promesse che hanno da poco indossato la Giacca Verde in un’atmosfera magica. Quest’anno senza Tiger è come se mancasse qualcosa. Durante la cena Fred Couples ha ricevuto da Tiger un messaggio vocale. Ci diceva che era rattristato dal non poter essere lì con tutti noi ma che farà di tutto per essere presente l’anno prossimo.
Bene, finiamo questa intervista con la domanda più importante. Com’è la vita da nonno?
Grazie per avermelo chiesto. È meravigliosa! Sono pazzo di gioia per i miei tre nipotini, due maschi e una femmina. Ci danno un gran da fare ma mi trasmettono un’energia e una carica vitale unica. Li amiamo molto, cerco di godermi ogni momento con loro e non vedo di portarmeli in campo.