Seregno-Milano Porta Garibaldi, Milano Porta Garibaldi-Venezia Mestre, Venezia Mestre-Conegliano. Questo il viaggio in treno che mi ha permesso di raggiungere nella giornata di mercoledì 23 ottobre un territorio riconosciuto Patrimonio dell’Unesco, che dà origine a una vera e propria primizia italiana, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG.

Nel 1962 un gruppo di 11 produttori, in rappresentanza delle grandi case spumantistiche e delle principali cooperative di viticoltori, costituirono il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, proponendo un disciplinare di produzione per proteggere la qualità e l’immagine del proprio vino.

La nascita del Consorzio di Tutela del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG

Sette anni più tardi, il 2 aprile del 1969, il loro sforzo fu premiato con il riconoscimento, da parte del Ministero dell’Agricoltura, di Conegliano e Valdobbiadene come zona DOC di produzione del Prosecco e del Superiore di Cartizze.

Con questo atto per la prima volta venne riconosciuta per legge e disciplinata formalmente dalle istituzioni la produzione di Prosecco.

Il Consorzio di Tutela riunisce quindi i produttori della Denominazione con lo scopo di tutelare e promuovere in Italia e nel mondo il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore.

Nel 2009, con la riorganizzazione delle denominazioni Prosecco, il Ministero dell’Agricoltura la classifica come Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) massimo livello qualitativo italiano.

Oggi il Consorzio conta 220 cantine e di più di 3000 famiglie che lavorano a questa eccellenza italiana. Il territorio, che ricomprende soltanto 15 comuni, da Conegliano ad appunto Valdobbiadene, è caratterizzato appunto da rive uniche nel suo genere.

Un territorio unico, tutto da scoprire

Queste linee di colline, grazie al microclima, alle caratteristiche del terreno morenico composto da sassi e sabbia e ai venti che si incanalano tra le cordate, rendono possibile la nascita di un prodotto pregiato e senza eguali.

Per testimoniare il tutto siamo stati invitati per un press trip in questo territorio unico e autentico a scoprire le eccellenze vinicole del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG.

Il direttore del Consorzio Davide Tomasi ci accoglie all’Osteria Brondolini

Accolti direttamente dal direttore del Consorzio Davide Tomasi presso l’Osteria Brandolini a Pieve di Soligo, abbiamo avuto il piacere e l’onore di gustare i piatti della tradizione, cucinati magistralmente dallo chef del ristornate.

Per l’occasione ci hanno fatto assaggiare una selezione dei vini del Consorzio, tra cui una bottiglia magnum di Conegliano Valdobbiadene Brut con l’etichetta pensata e prevista appositamente per l’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, di cui sono stati la bollicina ufficiale dell’evento.

Alla scoperta della Cantina La Farra

A seguire, insieme ai colleghi giornalisti e a famosi critici eno-gastronomici, ci siamo spostati di qualche chilometro, a Fara di Soligo, per scoprire il lavoro in vigna, tra le cordate e i filari posizionati tra i pendii tipici di questo territorio, della Cantina La Farra.

I tre fratelli portano avanti l’azienda dal 1994. Prima si trattava di un’azienda agricola zootecnica, poi da dalla metà degli anni ’90 c’è stato il cambio di marcia.

Dopo averci accolto “a valle”, nonostante il tempo inclemente e la continua pioggia che ci ha accompagnato per tutta la giornata, ci hanno portato a vedere con i nostri occhi la bellezza e il panorama mozzafiato che si vede dal loro campo base, posizionato nella seconda cordata di colline, dove sono presenti la maggior parte delle loro vigne.

Oggi possiedono 26 ettari di vigna, di cui 18 soltanto di Conegliano Valdobbiadene. Producono all’incirca 700 mila bottiglie, dedicate principalmente al mercato estero con la Grecia che rappresenta per loro il primo mercato. A seguire i Paesi dell’Est, tra cui Polonia, Ungheria, Croazia e Montenegro.

Oggi il loro caratteristico casolare viene utilizzato per far conoscere il territorio e il terreno dove si produce il loro vino, attraverso passeggiate e attività amene dove evadere dalla vita di tutti i giorni e immergersi in un luogo senza tempo.

La cantina “Sorelle Bronca”

Dopo un breve passaggio nelle meravigliosa e suggestiva Villa Soligo, dove abbiamo soggiornato la notte, per la sera ci aspettava un visita con tanto di cena dalle “Sorelle Bronca” a Corbertaldo.

Antonella ed Ersilia hanno ereditato dal padre Livio la passione per la vite, la dedizione al lavoro e gli insegnamenti di nonno Martino.

Hanno trasformato questo profondo sentimento familiare in un vero e proprio progetto di vita. Così è nata la cantina “Sorelle Bronca”.

La loro produzione annuale conta 350 mila bottiglie l’anno, non un numero elevato, con lo scopo dichiarato di realizzare e proporre un prodotto di assoluto livello. Il 70% del venduto è riservato al mercato estero.

Ci raccontano che loro non comprano uva, ma possiedono tre differenti territori dove sono presenti le loro vigne. La loro grande sfida? Produrre un Conegliano sia bianco che rosso oltre al metodo charmat.

Una caratteristica della loro cantina? Le “Particelle”

Un progetto nato nel 2002 con il desiderio di dare voce a un territorio nobile. “Le Particelle sono dei vini che presentano un’inimitabile identità”, ci racconta Federico Giotto, esperto enologo e consulente per la cantina. “Le particelle, dal 2021, si presentano sotto la denominazione “Rive”, dove questa tipologia evidenzia le diverse espressioni del Conegliano Valdobbiadene”.

Le Particelle derivano dal mosto dove non è presente nessun zucchero aggiunto. Dall’inizio alla fine viene pressato l’acino e poi messo in autoclave e poi in batonnage continuo per decantare da solo e poi solo successivamente viene rifermentato.

Una splendida e gustosissima cena ha concluso la visita nella cantina delle “Sorelle Bronca”, dove abbiamo potuto degustare tutte le tipologie di vini che producono, un vero e proprio viaggio alla scoperta dei sapori, degli odori e dei profumi di un territorio unico nel suo genere e tutto da scoprire.

L’incontro con il presidente Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Franco Adami

La mattina successiva, il presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Franco Adami, ci aspettava nella sua cantina per raccontarci la storia della sua famiglia e di quello che stanno facendo da ormai quattro generazioni.

Il bisnonno Abele veniva già da una famiglia di agricoltori/viticoltori. Il nonno ha partecipato al primo Vinitaly con ben due vini di loro produzione.

Già negli anni ’30 producevano il “Vigneto Giardino”. Ora possiedono quattro ettari di terreno da Valdobbiadene a Conegliano, con lo scopo di far assaggiare e far scoprire le diversità del territorio.

Adami ci racconta che il Prosecco negli anni sta subendo alcune angherie da parte di alcuni colleghi del settore, produttori di altre tipologie di vino che hanno creato invidia nel mercato.

“Il problema al giorno d’oggi è riuscire a capire e comprendere da dove realmente proviene il Prosecco che è sulle nostre tavole e nei nostri ristoranti. Basti pensare che ogni anno nel loro territorio vengono prodotte 750 milioni di bottiglie, di cui 95 di Conegliano, 30 di Asolo, 17 di Franciacorta, 14 di Trento DOC e ben 650 milioni di Prosecco DOC. Queste le parole di Franco Adami, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG.

Oggi la sfida di Adami è quella di utilizzare presse e vasche d’acciaio, applicando la scienza al gusto.

Il motto del loro vino? “Talvolta spumeggiante”, che rispecchia totalmente il loro prodotto.

La visita alla cantina Bortolin Angelo Spumanti

Come ultima cantina visitata, prima di rientrare a Milano, è stata quella di Bortolin Angelo Spumanti.

nel 1968, l’azienda prende il nome d Angelo Bortolin, che continua il progetto del padre Desiderio, di cui cura i vigneti. Nel 1993 decide di far partecipare i figli nella sua azienda: Cristina, Paola e Desiderio.

Oggi, Angelo, classe 1938, è ancora una fonte inesauribile di idee e un supporto quotidiano per tutti.

Dai discorsi è forte e chiaro il messaggio e la voglia di far conoscere e far comprendere il luogo in cui ci trovavamo. Siamo al cospetto di ben 19 differenti territori, ognuno con le sue caratteristiche e peculiarità.

Il monte Cesen protegge dai venti freddi delle Alpi. Il territorio presenta cinque conche al suo interno. Le sostanze vengono dunque portate a valle dalla pioggia da cui le vigne assorbono i nutrienti per la realizzazione di vere e proprie unicità.

È presente una doppia dorsale lunga ben 25 chilometri da Valdobbiadene e Conegliano con 400 creste collinari, ricche di minerali con 1600 anni di storia alle spalle.

La filosofia della cantina Bortolin Angelo Spumanti

Per la produzione dei loro vini, l’azienda si oppone alle fabbriche di grappoli. Non ci sono mura sulle rive dei ciglioni.

Sono necessarie mille ore di lavoro manuale per ettaro. C’è un vero contatto diretto tra l’uomo e la vigna. Un rapporto quasi ancestrale.

Da un territorio di sette ettari riescono a produrre 350 mila bottiglie ogni anno.

Ogni bottiglia è personalizzata e sagomata a mano. Leggibile anche dai non vedenti. Il loro è un posizionamento volutamente alto.

In questo modo valorizzano al meglio il loro lavoro, perché gestire e vigne in pendenze è una vera e propria missione. Il loro è il vino della socialità e dell’amicizia, con cui condividerlo alla fine di una giornata di lavoro o in un momento di festa. C’è un’etica altissima dietro tutto questo lavoro.

Per prima cosa bisognerebbe descrivere al meglio la zona da cui deriva il nostro vino, esaltando il territorio e la manodopera dei produttori che fanno bene il loro lavoro.

Bisognerebbe fare sistema tutti insieme. Il 2024 non è stata un’annata ricca a livello di produzione, ma lo è stata sicuramente a livello di qualità. La glera è una bacca super delicata, quasi come un cristallo.

Bisogna garantire un futuro alle nuove generazioni senza rovinare tutto quello che si è fatto nel tempo. l’Italia del resto è condannata a realizzare capolavori.

Una perla del golf italiano: l’Asolo Golf Club

Parlando di capolavori in ambito golfistico, a pochi chilometri da questi luoghi incantati dove si produce una delle eccellenze del nostro Paese, si trova l’Asolo Golf Club.

Fondato nel 1996, il club annovera tre percorsi da nove buche dal carattere molto diverso.

Sul rosso la strategia gioca un ruolo fondamentale, il giallo è più permissivo e consente di provare a giocare “a tutta” mentre nel verde la precisione dei colpi è necessaria per non fare disastri.

Il comun denominatore sono il contesto e i panorami che spaziano dalle colline venete alle vette dolomitiche.

Tra le buche più iconiche quelle da cui si scorge il campanile che domina quelle del percorso rosso, la 2 verde, spettacolare par 3 che si gioca dall’alto, e il “corner” delle buche 3, 4 e 7 gialle, dove l’acqua è elemento dominante.

Il circolo con presidente Christian Benetton è di proprietà della Famiglia e da sempre all’avanguardia.

Asolo è stato il primo club in Italia ad avere degli sponsor.

Un altro primato legato ad Asolo è quello della Golf Academy che nel 2003 è stata la prima struttura in Italia sede di un centro federale di avviamento al golf e la nascita di AGA nel 2022 , creata per l’attività agonistica dei giovani, che è a oggi il fiore all’occhiello del club.

titoli nazionali vinti negli ultimi due anni ne sono la testimonianza.

La foresteria di Asolo è allestita in un antico casale ristrutturato. I servizi a disposizione sono degni di un hotel di livello, che merita senz’altro una visita per tutti gi appassionati del nostro amato sport e non solo.