Si è spento a 87 anni Lee Elder, l’uomo che fece da apripista alla nuova generazione di giocatori e sportivi di colore, abbattendo i muri di pregiudizi e discriminazioni.
Nel 1975 Elder riuscì in un’impresa che fino a pochi anni prima sembrava inimmaginabile: giocare il Masters nel tempio sacro del golf, l’Augusta National diventando, di fatto, il primo giocatore di colore a varcare i cancelli del Magnolia Lane.
Quando Tiger indossò la sua prima Giacca Verde nel 1997 diventando il primo giocatore di colore a vincere il Masters, dedicò proprio a Lee Elder un discorso emozionante. “Sono il primo membro di una minoranza a vincere qui ad Augusta ma non sono il primo a giocare a disputare il torneo. Prima di me c’è stato Lee Elder e ora mi tolgo il cappello e rivolgo un ringraziamento a quest’uomo che siede davanti a me. Caro Lee con il tuo coraggio e la tua determinazione hai permesso che oggi io possa fare questo discorso. Grazie per tutto quello che hai fatto. Tu insieme a Charlie Sifford e Ted Rhodes avete reso possibile tutto questo”.
Una vita in prima linea
Ma non è tutto. Fu il primo afroamericano a qualificarsi per la Ryder Cup nel 1979 e il primo a ricevere il Bobby Jones Award, la più alta onorificenza assegnata dalla USGA e il primo a comparire sulla copertina di una rivista (Golf Digest 1968).
Nel corso della sua carriera è stato uno dei principali sostenitori della giustizia sociale. Ha fondato nel 1974 insieme alla moglie il Lee Elder Scholarship Fund, un istituto nato per offrire aiuti monetari e supporti a giovani ragazzi e ragazze per iscriversi all’università.
L’anno scorso Elder raggiunse un ulteriore riconoscimento diventando il nuovo honorary starter nel Masters 2021 accanto ai due campioni Jack Nicklaus e Gary Player.