Nick Watney è stato il primo giocatore del PGA Tour a risultare positivo al COVID-19. Lo ha scoperto il venerdì dell’RBC Heritage, a Hilton Head Island, secondo torneo durante il ritorno al golf di giugno. L’esperienza è stata “surreale” per il tranquillo 39enne californiano non abituato al vortice di attenzioni che è seguito al suo contagio. Nick Watney, cinque volte vincitore del PGA Tour è stato intervistato da Golf Digest su quel momento, i giorni e le settimane che seguirono. Ecco cosa ha dichiarato
Sei stato il primo giocatore a risultare positivo al COVID-19. Come descriveresti quell’esperienza?
All’epoca era quasi incredibile perché mi sentivo di aver seguito tutti i protocolli suggeriti. Avevo indossato la mascherina in pubblico, ero rimasto per lo più a casa ed ero davvero uscito pochissimo. Avevamo molte meno informazioni rispetto a oggi. Ero spaventato. Ho una moglie e dei figli con cui abito. La mia mente stava correndo. Ho avuto un caso molto lieve in termini di sintomi, quindi la parte più difficile nei primi due giorni era rappresentata dal tracciamento dei contatti. Avevo giocato turni di allenamento con amici, avevo comunque incontrato alcune persone. Quando tutti quelli con cui ero stato sono risultati negativi, le cose sono diventate un po’ più facili.
Qual è stata la cosa più strana arrivata con il primo test positivo?
Sono l’opposto di una persona famosa, quindi la pubblicità era strana. Ho iniziato a ricevere richieste di colloqui mai ipotizzati prima. Ho fatto uno spot in “The Today Show”. Anche quando stavo giocando il mio miglior golf non ho avuto una popolarità del genere. E poiché non avevo molto da fare durante la quarantena e guardavo gli sport in televisione, era strano vedere il mio nome passare ogni pochi minuti su ESPN per qualcosa che non aveva nulla a che fare con il golf.
È stato difficile concentrarsi di nuovo sul golf dopo la quarantena?
Non posso dire che COVID o il forzato riposo siano la ragione del mio gioco scadente (Watney ha mancato il taglio in tre delle quattro gare dopo essere tornato in azione, ndr). Non stavo giocando come avrei voluto. Tutto qui.
Quello che ti è successo è stato un campanello d’allarme sul Tour?
Difficile da dire. Ho giocato al Colonial la settimana prima e direi che i ragazzi non erano rilassati riguardo a ciò che dovevano fare per essere al sicuro. Soprattutto, a quel punto, penso che la maggior parte delle persone prendesse la situazione abbastanza sul serio. Però non posso parlare per gli altri. Secondo i funzionari del Tour in quel momento comunque non era questione se qualcuno fosse risultato positivo. Ma quando.
Come pensi che il Tour abbia gestito la pandemia?
Penso sia andata abbastanza bene. Giochiamo da sei mesi e ovviamente ci sono stati alcuni casi. Non intendo certo dire che il COVID-19 sia in qualche modo lo stesso dell’influenza perché non lo è, ma in un anno normale immagino che un numero maggiore avrebbero avuto l’influenza. Credo che tutti stiano facendo quello che dovrebbero fare e le cose sono andate come ci si poteva aspettare. Il Tour nel suo complesso ha preso molto sul serio la situazione e quindi credo abbiano fatto un buon lavoro con i problemi legati alla pandemia.
Intervista a Nick Watney ripresa da Golf Digest, autore Brian Wacker