Dicembre, tempo di bilanci. Se il golf di noi poveri e umani giocatori della domenica non sembra brillare oggi per vocazioni e iniziative, quello agonistico risplende. Uno degli argomenti di questo numero che chiude il 2019 è appunto l’anno d’oro dei nostri campioni.
L’ultimo successo in ordine di tempo è stato di Federico Maccario, che ha portato a 40 i trionfi internazionali azzurri. Questo strabiliante risultato surclassa il record 2018, che sembrava imbattibile, fermato a quota 34. Ventuno le vittorie dei professionisti: tra queste, una sul PGA Tour (Francesco Molinari), tre sull’European Tour (Migliozzi e Pavan), due sul Challenge (Laporta). Per una sola lunghezza i dilettanti non sono riusciti a pareggiare i conti (15 vittorie individuali e quattro a squadre). Inoltre, nei primi 115 della Race to Dubai si sono infilati ben sette azzurri, che accedono direttamente alle gare dell’European Tour 2020, cui poi si è aggiunto Francesco Laporta, trionfatore nel Challenge.
Ma come fa una nazione con un numero di praticanti così limitato a sfoggiare tanti professionisti di alto livello? Crediamo che la risposta sia una sola: ottimo materiale umano e molto, moltissimo lavoro in campo. Il fuoriclasse (leggi Francesco Molinari) non lo inventa nessuno, ma campioni in grado di strappare qualche successo ai massimi livelli, quelli sì. Onore e merito perciò a tutto il golf italiano, dal primo degli allenatori all’ultimo accompagnatore.
Per rendervi meglio conto del rapporto fra praticanti e pro di primo livello, date un’occhiata al breve elenco qui sotto. Riporta il numero dei tesserati per nazione e quello delle presenze fra i primi 115 della R2D 2019. Eccolo:
Spagna: 269mila giocatori – 9 pro, Italia: 91mila – 7, Scozia: 180mila – 7, Svezia: 461mila – 6, Francia: 412mila – 6, Germania: 642mila – 2, Irlanda: 182mila – 1.
Già ci sarebbe da restare a bocca aperta. Ma la sorpresa diventa stupore se si considera che i dati fanno riferimento solo ai tesserati per federazioni o associazioni nazionali. Sappiamo invece bene che in Paesi come Germania, Francia, Scozia e Irlanda i praticanti sono addirittura tre o quattro volte più numerosi. Un fatto che rende ancora più incredibile l’eccezionale situazione azzurra. Fuori quota in questa breve graduatoria l’Inghilterra, dall’alto dei suoi 28 pro nei primi 115 della R2D e anche dei presunti tre milioni abbondanti di giocatori amatoriali.
Una grande notizia arriva poi sul fronte femminile. Il ricco circuito americano della Ladies Professional Golf Association (LPGA) arriva in soccorso del Ladies European Tour (LET). Nel Vecchio Continente, per le proette si respirava un’aria pesante. I montepremi, tolti major (Evian e British) e Scottish Open, davano poche soddisfazioni economiche anche alle migliori.
Tanto per fare un confronto, nella stagione in corso l’LPGA ha distribuito 55 milioni di dollari, il LET si è fermato a quota 12. C’era perciò il rischio che la crisi diventasse cronica, mettendo in forse la stessa esistenza del circuito.
E l’accordo sta già dando un po’ di ossigeno al LET. L’Ordine di Merito del Ladies European Tour si chiamerà Race to Costa del Sol e offrirà un montepremi di 250.000 euro fin dal 2020. La miglior giocatrice della stagione ne riceverà 125.000, mentre 75.000 andranno alla seconda e 50.000 alla terza.
In parallelo, l’Andalucia Costa del Sol Open de España Femenino, giocato a fine novembre, raddoppierà il montepremi, portandolo a 600.000 euro. Se il buongiorno si vede dal mattino, dovrebbe essere la volta buona per il golf femminile del Vecchio Continente. E chissà che in futuro non succeda qualcosa di simile fra PGA Tour ed European Tour.
A tutti, buone feste di fine anno e buon gioco. Per non farvi andare in letargo, vi abbiamo preparato un numero di Golf & Turismo con tante idee e suggerimenti per giocare anche in inverno. Fatene buon uso.