Il golf femminile ha registrato una notevole crescita a livello globale, ma in Italia, nonostante l’impegno della FIG e delle iniziative locali, fatica ancora a trovare visibilità e riconoscimento
Nato come passatempo per gentiluomini, il golf è riuscito nel corso dei secoli a fare spazio alle signore, ma con la lentezza e la cautela di un golfista della domenica che si appresta a puttare da un metro per salvare il doppio bogey.
Negli anni, però, grazie a figure leggendarie come Nancy Lopez e Annika Sörenstam, il movimento femminile ha iniziato a guadagnarsi un piccolo ma significativo spazio sotto i riflettori.
Golf femminile: dati alla mano
A livello globale tutto sommato non ci si può lamentare. Secondo l’International Golf Federation, il numero di donne che giocano a golf nel mondo è aumentato costantemente negli ultimi anni.
Uno studio della National Golf Foundation ha stimato che negli Stati Uniti oltre il 25% dei golfisti sono donne, con una crescita del 34% sotto i 18 anni tra il 2015 e il 2020.
A livello professionistico, in dieci anni LPGA Tour ha avuto il 28% in più iscrizioni rispetto al 2010 oltre che un aumento del suo montepremi totale, che nel 2023 ha superato i 100 milioni di dollari.
In calendario anche molti più tornei, con nuovi eventi introdotti in Asia, Europa e Medio Oriente, a dimostrazione dell’interesse globale per il golf in rosa.
Per non parlare poi dell’aumento della visibilità mediatica che ha contribuito a trasmettere un’immagine più contemporanea e fresca delle proette.
Il merito, diciamolo, è da attribuire anche agli outfit. Più la gonna si accorcia, più le telecamere, le piattaforme digitali, i social media e la copertura televisiva danno maggior risalto ai tornei, portando nuove opportunità di sponsorizzazione.
Grandi brand internazionali come Rolex, KPMG e ANA sono infatti partner dei principali eventi dei due massimi circuiti, americano ed europeo.
Tutto questo sfocia inevitabilmente anche nel numero di fan, con oltre 500.000 spettatori dietro le corde di eventi del circuito a stelle e strisce.
E in Italia che succede?
Mentre il golf maschile, può vantare una certa fama e visibilità, il settore femminile è come quel canale televisivo che trasmette vecchi film in bianco e nero: esiste, ma quanti lo guardano davvero?
Nel complesso, una nota positiva c’è. Numeri alla mano, le giocatrici italiane rappresentano circa il 25% del totale.
Secondo le ultime statistiche rilasciate dalla Federazione italiana Golf, nel 2023 su 93.267 tesserati complessivi, 23.671 sono donne.
Lo sviluppo riflette l’impegno da parte della FIG, in primis, e delle singole realtà dei circoli italiani.
Diverse iniziative sono state messe in atto a partire dalla campagna promozionale “Golf è Donna” che ha contribuito a diffondere la conoscenza del movimento femminile italiano, coinvolgendo oltre 65 circoli “Punti Rosa”.
Così come il Ladies Italian Open, la massima manifestazione golfistica femminile, che dopo le edizioni del 2021 e del 2022 è tornato anche quest’anno e ci auguriamo vivamente che possa essere un appuntamento fisso nel calendario del LET.
Ora però sorge spontanea una domanda: dove sono i media?
Se accendete la televisione e trovate un torneo, complimenti, avete scoperto uno dei misteri dell’universo. Purtroppo, da noi le golfiste sembrano quasi invisibili.
A raccontarcelo è anche Virginia Elena Carta, intervistata sul numero di novembre. Potrebbe anche esserci l’interesse nei loro confronti ma manca proprio la conoscenza di questo mondo.
In quanti sanno i nomi delle atlete azzurre impegnate ogni settimana in Europa?
Non vengono mai trasmesse gare, nemmeno le più importanti. Assurdo, a mio avviso, la mancata messa in onda della Solheim Cup di fine settembre scorso.
Maggiore visibilità da parte dei media mainstream porterebbe a un aumento dell’interesse di pubblico e sponsor.
Non ne posso più di sentir dire che il golf del gentilsesso in televisione è noioso. E guarda caso commenti del genere arrivano quasi sempre da giocatori di handicap ben sopra il 15.
Se volete veramente imparare e perfezionare la vostra tecnica guardatevi lo swing di una proette.
Quello di Jon Rahm o di Rory McIlroy è inarrivabile. Rassegnatevi. Chissà, forse un giorno vedremo più eventi in prima serata.
Ma fino ad allora, avremo sempre a che fare con una corsa a ostacoli, cercando la retta via nel complicato rough della parità di genere.
federica.rossi@golfeturismo.it
Una corsa a ostacoli