Il fine settimana sui percorsi USA sono stati nel segno di Tiger Woods. Collin Morikawa si è imposto nel World Golf Championships-Workday, torneo del circuito dei WGC, secondo solamente alle gare dello Slam. Come scritto nella cronaca del torneo, nel discorso della premiazione il californiano ha voluto ricordare il proprio idolo costretto al letto d’ospedale: “Questa vittoria voglio dedicarla a Tiger e a mio nonno, morto solo un mese fa. Nella vita non si ringraziano mai abbastanza le persone e io in questo caso voglio farlo. Spero che Tiger, un esempio per molti, possa rimettersi presto”.
Un fine settimana “in rosso” per Tiger
Oltre che a molti protagonisti impegnati nel WGC, anche molti giocatori sul PGA e LPGA Tour sono scesi in campo indossando una maglietta rossa, segno distintivo di Woods negli ultimi giri dei tornei. Tiger ha voluto ringraziarli mediante i propri canali social: “È difficile spiegare quanto sia stato toccante accendere la televisione e vedere tutte quelle magliette rosse. Grazie a tutti quei giocatori e tifosi che mi stanno aiutando a superare questo momento difficile”.
Nuove ipotesi sulle cause dell’incidente
Intanto avanzano nuove ipotesi sulle cause dell’incidente. Tiger Woods potrebbe aver avuto un colpo di sonno prima di finire fuori strada con la sua auto lo scorso 23 febbraio. Lo scrive USA Today citando tre esperti forensi.
In un rapporto hanno spiegato come le prove non mostrino che il campione di golf abbia perso il controllo del suv a causa dell’alta velocità. Sembra invece che l’auto sia andata dritta invadendo la carreggiata opposta, piuttosto che curvare verso destra seguendo la direzione della strada.
“È come se fosse stato in stato di incoscienza – ha affermato l’esperto Jonathan Cherney – oppure si è addormentato e non si è svegliato finche’ non è finito fuori strada”. Non c’erano segni di frenata sul manto stradale secondo quanto rivelato dallo sceriffo della contea di Los Angeles. “Ma l’auto di Tiger Woods aveva l’ABS quindi anche se avesse frenato bruscamente non si sarebbero visti necessariamente dei segni – ha spiegato l’altro esperto Felix Lee – La velocità non è stata la causa, piuttosto la mancanza di attenzione. Inoltre se il golfista avesse viaggiato a una velocità elevata le conseguenze dell’incidente sarebbero state molto più gravi”.