I paesi scandinavi amano davvero il golf. Difficile credere che la Norvegia, con cinque milioni di abitanti e una stagione golfistica di quattro mesi, possa avere 120mila giocatori in attività, ma è la realtà.

Non è quindi un caso o un colpo di fortuna il fatto che molti ragazzi del Nord Europa sfuggano dalla fredda neve e arrivino sui caldi prati del Tour.

Viktor Hovland, nato ad Oslo 25 anni fa, è l’ultimo prodigio di una lunga tradizione che ha come punto di riferimento il campione svedese Henrik Stenson.

La forte cultura sportiva di queste terre fa passare in secondo piano quello che sulla carta sembrerebbe un enorme svantaggio per il golf, ovvero il rigido clima che caratterizza i tre quarti dell’anno.

I giovani golfisti come Hovland si abituano fin da piccoli a girare il mondo in cerca del sole per potersi allenare nei periodi invernali. Aiutati ovviamente da strutture scolastiche che agevolano gli sportivi nel loro percorso di crescita.

Il fenomeno norvegese, attuale numero tre del mondo, ha passato molto tempo a tirare palline contro le reti delle strutture indoor di Oslo prima di espatriare definitivamente negli Stati Uniti per frequentare la prestigiosa Oklahoma State University.

Una scelta che si rivelerà ben presto vincente. Grazie alle numerose opportunità di gioco e alla qualità delle zone di allenamento, Viktor migliora a vista d’occhio fino a diventare il dilettante numero uno al mondo grazie alla vittoria nello U.S. Amateur 2018 e agli ottimi piazzamenti ottenuti nel Masters e nello U.S. Open 2019.

Grande miglioramento

Il simpatico fuoriclasse, dal sorriso spontaneo, è sempre stato un solido “colpitore” di palla. Ma il successo di questi ultimi anni è sicuramente merito del grande miglioramento ottenuto sul gioco corto e al potenziamento fisico che gli ha regalato 10/12 miglia all’ora di velocità in più.

D’altra parte non c’è nulla di nuovo da scoprire. Più si alza l’asticella più i campi diventano difficili e selettivi e, di conseguenza, maggiore sarà il numero di green che mancherai a fine giro.

La soluzione? Devi per forza di cose saper eseguire tutti i colpi di recupero!

Purtroppo molto spesso i giovani pro si accorgono che il loro gioco corto non è all’altezza della situazione solo quando arrivano sul Tour. Hovland ha avuto un periodo da dilettante nel quale faceva addirittura fatica ad uscire dai bunker ma il suo gioco lungo era talmente solido che gli permetteva comunque di sopperire ai problemi di gioco corto. Difficoltà che erano dovute principalmente a una faccia troppo chiusa nel backswing, che non gli permetteva di usare il bounce del bastone nella maniera corretta.

Con l’aiuto della tanta pratica svolta in aree di qualità e di piccoli cambiamenti tecnici i problemi si sono presto risolti e il giovane norvegese ha iniziato subito a vincere anche fra i professionisti.

La tecnica di Hovland

Tecnicamente è considerato uno degli swing più consistenti in circolazione. Fisico compatto con gambe e glutei molto forti che, nella prima parte del downswing, subito dopo la presa di terreno creano una pronta rotazione dei fianchi che favoriscono una posizione del bastone ben davanti al corpo. Possiamo tranquillamente definire Hovland un amante del power fade.

Analizzando il suo gesto sembra quasi che il giovane talento abbia messo insieme alcune caratteristiche sia dei campioni attuali che del passato. Tutto ciò è possibile perché Viktor è un grande amante della tecnica e passa ore ed ore ad analizzare swing estrapolati dai vari social. La sua fortuna e intelligenza sono sempre state il saper distinguere ciò che gli può essere di aiuto e ciò che, nonostante reputi corretto, non potrebbe comunque portare benefici al suo score.

La posizione del braccio e del polso sinistro all’apice del backswing assomiglia molto a quella di Dustin Johnson, mentre la transizione e la sequenza della fase d’impatto ricorda il carismatico Lee Trevino e, perché no, anche il nostro Matteo Manassero.

Viktor come Matteo va in forte compressione con il busto durante il downswing. La testa si abbassa di parecchi centimetri e continua ad abbassarsi anche nei fotogrammi successivi all’impatto.

Il polso molto forte all’apice con faccia del bastone di conseguenza chiusa, modello DJ, insieme all’incremento dello spine angle fanno sì che Hovland abbia le mani fermissime durante la fase di impatto. È questo sicuramente il motivo della sua precisione e delle sue importanti vittorie.

La forte personalità e l’enorme sicurezza in quello che fa è dimostrata dal fatto che senza alcun timore ha addirittura portato in gara quello che doveva essere soltanto un esercizio da campo pratica. Quello swing in due tempi che avete spesso visto in televisione era infatti nato come drill per migliorare la rotazione delle spalle e il piano del backswing. In modo da favorire l’esecuzione dei draw.

Alla fine al giovane fuoriclasse è piaciuto talmente tanto da convincerlo a utilizzarlo anche durante le gare.

Che sia un ragazzo con la testa sulle spalle è dimostrato dal fatto che nonostante il successo sia rimasto con i piedi per terra. Con i soldi delle prime vittorie si è comprato una casa in Oklahoma, la terra nella quale ha costruito il suo successo e che lo fa sentire a casa, contornato da veri amici.

La maggior parte dei suoi coetanei avrebbe probabilmente preso una mega villa in uno dei vari resort della Florida, dove ci si diverte sicuramente di più!

Come ben sappiamo nella vita gli amici sono importanti e servono proprio nel momento del bisogno. La fortuna ha voluto che quando Viktor si è trovato senza caddie a Dubai per il Desert Classic, Peter Kaensche, un noto professionista norvegese, fosse nei paraggi e senza alcuna esitazione si sia messo la sacca in spalla per aiutare il suo connazionale.

Il finale lo sapete tutti: un’incredibile vittoria ottenuta sul filo del rasoio con due birdie e un eagle siglati nelle tre buche finali.