In questo articolo parliamo dello Stimpmeter®, un semplice oggetto che ci consente di avere superfici sempre uniformi sulle quali puttare

Oggi vogliamo parlare di un elemento, strettamente legato al golf e alle sue regole, ma che non tratta principalmente di queste ultime.

Ci sono due aree del campo su cui non si può non giocare; le aree di partenza e il putting green.

Mentre le prime prevedono, nella maggior parte dei casi, l’utilizzo di un supporto (il tee) per giocare il primo colpo, e quindi possiamo anche accettare zone non perfette, i green devono invece essere praticamente immacolati.

La palla deve poter rotolare correttamente – in termini di scorrevolezza, durezza del green e uniformità del manto erboso – non ci devono essere aree non inerbite, ma soprattutto i diciotto green del campo devono presentare il più possibile le stesse caratteristiche, soprattutto in termini di “ricettività” – quindi la durezza – e di scorrevolezza.

Per garantire questa uniformità ci sono diverse procedure da seguire; preparazioni specifiche e periodiche nel corso dell’anno (carotature, verticut, sabbiature ecc.) di cui non parleremo, ma che sono fondamentali per avere green in salute, e poi interventi dell’ultimo minuto che talvolta si rendono necessari.

Per fare questi aggiustamenti abbiamo bisogno degli strumenti adatti; uno di questi è lo Stimpmeter®. 

Uno degli aspetti più significativi di un campo di qualità è l’uniformità dei gree.

Variazioni di scorrevolezza tra un green e l’altro hanno un impatto negativo sui giocatori, non enfatizzandone le capacità e portando loro a frustrazione e, alla fine, a non ottenere quello che ogni golf club dovrebbe avere come principio fondamentale, ovvero che i giocatori si divertano (soprattutto se sono dilettanti…e dilettarsi è sinonimo di divertirsi). 

Lo Stimpmeter®

Lo Stimpmeter® è come detto uno strumento molto semplice nella sua fattura, che nel 1935 fu sviluppato da Edward Stimpson (da qui Stimp…meter).

Da campione amateur del Massachusetts, si chiedeva come fare in modo che i diciotto green del campo avessero una scorrevolezza (o velocità, volgarmente detta) e quindi come avere un metodo accurato, oggettivo e statisticamente valido per misurare la scorrevolezza dei green.

Il risultato dei suoi studi fu lo Stimpmeter®. Inizialmente era una barra di legno, costruita in casa.

La green section della USGA poi ne ha curato lo sviluppo da un punto di vista tecnico e scientifico arrivando, a metà degli anni ’70 – alla realizzazione del primo Stimpmeter® brevettato.

Dal 1978 ogni superintendent, agronomo, direttore di circolo fino agli arbitri dei Tour professionistici non possono fare a meno, se vogliono garantire green di qualità, di utilizzare questa barra di metallo, che tanto semplice è nelle sue fattezze, ma tanto utile è per i dati che può fornire. 

Ma cosa è lo Stimpmeter®?

Come detto è un oggetto relativamente semplice che però consente misurazioni oggettive della scorrevolezza dei green in base alla distanza che le palline percorrono.

È in sostanza una barra di alluminio lunga poco meno di un metro (36 pollici), con una forma a “V” nella sua parte superiore su cui la pallina scorrerà.

Ha un alloggiamento a circa 75 centimetri dalla sua estremità in cui l’operatore deve inserire una pallina da golf.

Il disegno dell’alloggiamento fa si che in ogni misurazione la pallina inizi a rotolare quando la barra di alluminio raggiunge un angolo di 20 gradi rispetto alla superfice del putting green.

Ma come si usa in effetti? 

Come in tutte le cose, la preparazione degli strumenti è fondamentale; abbiamo innanzitutto bisogno di tre palline, di tre “tee” o qualsiasi altro piccolo oggetto da poter posizionare come punto di riferimento e un metro (almeno di 5 metri di lunghezza).

Il primo passo è quello di selezionare un’area del nostro putting green che sia il più possibile in piano. Per fare ciò basterà far rotolare una palla – usando lo Stimpmeter® – in una direzione, poi dal punto in cui s’è fermata in direzione opposta e se la differenza delle due distanze è inferiore ai 20 centimetri allora può essere considerata una zona accettabile per le nostre misurazioni.

Trovato il punto bisogna far rotolare la nostra palla (azione da ripetere tre volte) sollevando lentamente lo Stimpmeter® fino a che la palla non inizia a muoversi.

E’ importante smettere di sollevare la barra quando la palla si muove altrimenti la misurazione è falsata.

Una volta fatta la misurazione con tre palline in una direzione, dal punto mediano di queste tre distanze, bisogna ripetere la stessa operazione in direzione opposta, sempre facendo rotolare tre palline.

Trovato il punto mediano della seconda serie di rotolamenti, si deve fare la media delle misurazioni fatte in una direzione e nell’altra (opposta) e questa media non è altro, espressa in metri (o piedi se si preferisce), che l’indice della nostra scorrevolezza del putting green. 

Come detto, lo scopo principale dell’uso dello Stimpmeter® è quello di avere green omogenei, non necessariamente green veloci, anche perché la velocità, o meglio scorrevolezza, dipende non solo dall’altezza di taglio, ma anche, come accennato, dalle lavorazioni preventive fatte durante l’anno.

Inoltre, bisogna anche vedere come i nostri green sono disegnati, le loro ondulazioni, la grandezza ecc., poiché un green eccessivamente veloce in presenza di forti pendenze diverrebbe sostanzialmente ingiocabile. 

Caratteristiche dei green

Parlando di velocità, la USGA ha pubblicato una tabella interessante: 

SCORREVOLEZZA IN PIEDI SCORREVOLEZZA IN METRI TIPO DI GREEN 
11′.6” 3.54 veloce
9′.6” 2.93 mediamente veloce
8′.6” 2.62 medio
7′.6” 2.32 mediamente lento
6′.6” 2.01 lento

Ovviamente questa è una tabella generica.

I fattori da tenere in considerazione prima di decidere che velocità raggiungere sono la dimensione del green le sue ondulazioni, la durezza e la qualità dei giocatori in campo. 

Quindi, sapere la velocità di un green ci permette di stabilire se la posizione di una buca è “giocabile” o meno; per esempio, in green molto veloci, la distanza da una forte pendenza dovrà necessariamente aumentare per consentire ai giocatori di fermare la palla vicino alla buca.

Veloce non è quindi necessariamente sinonimo di giusto o di green di qualità; qualità è invece avere i 18 green del campo il più omogenei possibile.

Infine, un consiglio; la misurazione del green e la decisione di quanto aumentare e diminuire la velocità devono rimanere prerogativa del superintendent, del direttore del club e degli arbitri che hanno la responsabilità di gestire la gara.

L’arte del greenkeeping è una scienza che determina la sopravvivenza o meno del campo (ricordiamoci che è una cosa viva) ed è per questo che solo le persone preparate ad-hoc devono poter prendere le decisioni finali, basate sulla loro conoscenza della materia, del manto erboso, del golf e delle sue regole.