Chi è Shota Hayafuji? Sino a domenica quasi nessuno avrebbe saputo rispondere. Oggi il giapponese ha raggiunto una popolarità pari a quella del professionista al quale porta la sacca: Hideki Matsuyama. L’ha ottenuta non perché ha fatto cambiare idea sulla scelta di un bastone da utilizzare, né per aver indicato la linea perfetta nei putt. Semplicemente con un inchino verso il campo di Augusta.
Quando Matsuyama ha imbucato il putt per la vittoria i due si sono abbracciati. Poi, come consuetudine Shota Hayafuji ha riposto l’asta della bandiera nella sede tenendo con sé il drappo, gesto consentito al caddie del vincitore del torneo. Ma non solo. Con bandiera e cappello in mano e gli occhi lucidi si è girato verso il fairway della 18 e ha fatto un inchino al percorso di Augusta.
Questo gesto è stato immortalato e la foto divenuta virale. Ma cosa nasconde questo inchino? Una parola: rispetto. Sicuramente rispetto e omaggio a un percorso magnifico. La celebrazione della natura. Ringraziamento per un torneo che gli ha cambiato la vita. Certo, perché una vittoria ad Augusta ha un valore enorme anche per il caddie (non solamente per l’aspetto economico).
Il rispetto però è insito nella cultura giapponese ed è spesso sinonimo di dignità, virtù che accompagna il popolo del Sol Levante da secoli. La dignità si concretizza in qualsiasi aspetto della vita in Giappone. Un amico, che vi è stato per anni, mi ha detto come “…colui che taglia i panini in un fast food lo fa con precisione e cura che noi non possiamo immaginare. Nella sua testa c’è il rispetto per il lavoro che svolge, seppur apparentemente comune, e la volontà di essere il miglior tagliatore di panini al mondo…”
E così, questo gesto semplice ha lasciato a bocca aperta il mondo intero. L’auspicio è che questo insegnamento ci possa accompagnare nella quotidianità sui campi da golf e non solo. Rispetto per il percorso, sistemando zolle e pitchmark. Fair play con gli avversari, complimentandoci per i bei colpi senza invidia. Rispetto per il Gioco da svolgere senza escamotage in campo o con l’handicap di gioco. È così che onoreremo anche noi il nostro sport, proprio come ha fatto Shota Hayafuji nel Tempio di Augusta.