Bravura, carisma, talento e tecnica non le mancano, verve e simpatia nemmeno.
Abbiamo raggiunto al telefono Benedetta Moresco tra una pausa studio e un allenamento. Benedetta (Etta per gli amici) l’anno scorso è volata Oltreoceano direzione Università dell’Alabama per proseguire gli studi e concretizzare la costruzione di un sogno chiamato professionismo. Colonna portante della Nazionale Italiana Dilettante Femminile, è stata una delle grandi protagoniste dell’Augusta National Women’s Amateur nel marzo scorso, evento riservato alle più forti giocatrici amateur del mondo nel quale ha ottenuto uno storico quarto posto.
Partiamo dalla fine e dalla tua esperienza all’Augusta National Women’s Amateur. Cosa ci racconti di questo evento fuori dal comune?
Da dove cominciare! Questa è stata la mia seconda partecipazione e in entrambe le edizioni è stata un’emozione indescrivibile. L’anno scorso ero arrivata senza aspettative volevo solo godermi il momento. Quest’anno invece ero preparata, stavo giocando bene e con il mio coach Alex Senoner, che è stato anche il mio caddie, abbiamo fatto un ottimo lavoro e preparazione al torneo. Purtroppo, il secondo giorno di gara è stato difficile a causa dei ritardi e del meteo avverso ma mi sentivo già carica per il giro finale all’Augusta National.
Quel giorno è stato un susseguirsi di emozioni, sul tee della 1 avevo le mani che mi tremavano ma, nello stesso tempo, c’era il calore del pubblico presente che mi ha caricato.
Sono molto soddisfatta e orgogliosa di com’è andata, sono riuscita a mantenere sempre la calma e i nervi saldi e questo quarto posto è per me un vero traguardo.
Sei consapevole di aver ottenuto il miglior piazzamento di un italiano ad Augusta? Meglio di Francesco Molinari nel 2019…
Sì, l’ho letto sui giornali e ne vado molto fiera. Però, siamo sinceri, il percorso al Masters è “leggermente” diverso da quello sul quale abbiamo giocato noi ragazze.
Sono così drammatici i green di Augusta?
I green più difficili sui quali abbia mai giocato. La caratteristica più particolare è lo Slope di ogni singolo green che molto spesso ti impedisce di tirare direttamente all’asta e ti porta ad appoggiarti in punti diversi per lasciare che sia la pallina a scivolare verso la buca. E poi la velocità assurda che hanno. Giocare su quei green richiede grande strategia dal fairway.
La buca più bella?
La 16, l’ultimo par 3 del percorso. Mi avevano ripreso ed è stato divertente rivedermi in televisione e assistere al birdie. Mamma che putt che ho imbucato!
Quanto ha influito lo stop per maltempo nel secondo giro, credi che ti abbia penalizzata?
Difficile da dire. Sicuramente non è mai facile tornare in campo il giorno dopo per finire il round precedente. Il campo era ovviamente molto bagnato e il calcolo dei colpi e l’atterraggio della pallina sui green era diverso da valutare. Il mio gioco però era sempre stato solido quindi, tutto sommato, sono sempre stata me stessa anche se lo score rispetto alla prima giornata era più alto.
Quanto è stato importante avere Alex Senoner con te in campo?
È stato fondamentale. Alex è il mio coach da quando ho iniziato a giocare all’età di 7 anni, mi conosce perfettamente e questo è già un grande vantaggio. Sono ormai un libro aperto per lui, sa supportarmi psicologicamente e sa darmi consigli preziosi in campo.
Condividere con lui l’esperienza ad Augusta è stato incredibile e prezioso, si era creato qualcosa di magico. Ora che vivo in Alabama lavoriamo insieme per telefono che è tutta un’altra cosa rispetto che averlo accanto.
Qual è l’insegnamento più grande che ti ha dato?
Oltre all’ottima preparazione tecnica mi ha sempre insegnato quanto il golf richieda onestà e un’importante analisi su se stessi. Bisogna essere consapevoli dei propri limiti e sapere cosa migliorare e su cosa lavorare.
Hai appena vinto l’ambito premio come studente e atleta dell’anno. Quindi oltre che un talento del golf sei anche una secchiona?
A quanto pare sì (ride). Ho sempre preso molto seriamente lo studio, merito dei miei genitori perché mi hanno insegnato che la scuola deve essere sempre una priorità. Questo premio è stato inaspettato ma è la prova che il duro lavoro paga.
Quanto allenamento c’è dietro tutto questo?
Tantissimi sacrifici a partire dalla scuola media e superiore. Quando i tuoi amici e compagni escono a divertirsi tu ti alleni e hai un programma già molto strutturato. Il grosso del lavoro è arrivato qua in Alabama. Appena si giunge al campus ti proiettano subito in un mondo completamente diverso rispetto al quale eri abituato in Italia e ci si trova spaesati. Ma la volontà di rimboccarsi le maniche e dare tutto se stessi deve partite da dentro, solo così ci si organizza e ci si gode questi splendidi anni universitari allenandosi e giocando per la squadra.
Da quando sei in America com’è cambiato il tuo gioco? Hai notato un salto di qualità?
Non lo definirei tanto un salto di qualità perché il gioco è sempre stato solido, quanto piuttosto la consapevolezza di essere nel posto giusto. Qui in America sono maturata molto e anche le mie performance ne hanno giovato. Se prima ero troppo impulsiva ora ho un atteggiamento molto più strategico in campo.
Impossibile fare un paragone tra l’approccio al golf americano e quello italiano…
Direi di sì, in Italia l’attenzione per lo sport non è altissima anche se, nel mio piccolo, sono stata molto fortunata. In America ci sono classi scolastiche strutturate in base alle tue ore di allenamento. Tutto è organizzato e programmato per riuscire a farti giocare offrendoti le migliori possibilità senza dover rinunciare allo studio. C’è inoltre un circuito di gare di altissimo livello che permette di competere con tutte le altre università degli Stati Uniti.
Tra le tue più importanti vittorie c’è l’Annika Invitational USA nel 2020. Hai avuto modo di parlare con la leggenda del golf femminile?
Certo e quello che non dimenticherò mai è l’abbraccio con la Sörenstam sul green della 18. È una giocatrice che ha fatto la storia di questo sport e traspare tutta la sua passione e la volontà di far crescere il golf femminile. Durante il torneo c’è stata una golf clinic con lei e i suoi consigli sono stati ovviamente molto preziosi.
Voci di corridoio dicono che a fine stagione proverai a fare i giri per LPGA Tour, è vero?
Ebbene sì, giocherò la Q-School negli Stati Uniti per cercare di prendere la carta per il massimo circuito femminile americano. Probabilmente tenterò le qualifiche anche per il LET in Europa così da tenermi entrambe le porte aperte. Il programma è quello di finire l’anno scolastico e da giugno 2023 iniziare a giocare sul Tour laureandomi online. La laurea è fondamentale per me quindi sì, giocherò e studierò simultaneamente.
Quando hai capito che nella vita saresti voluta diventare una professionista?
Sono due i momenti. Il primo da piccolina con un video che mi fece vedere Alex Senoner sulla Solheim Cup. Mi aveva colpito la qualità del gioco delle proette e l’atmosfera che si era creata e ho sempre pensato che il mio obiettivo sarebbe stato quello di arrivare, un giorno, a giocarla. Poi, nel dicembre 2020 ho partecipato allo Women’s U.S. Open e ho assaggiato la vita sul Tour. Ecco, lì ho realizzato che quella sarebbe stata la mia strada.
Non sei troppo giovane per un salto del genere? Ti senti pronta?
Sì, è quello che voglio fare ed è ciò mi rende felice. Sono molto emozionata all’idea e non vedo l’ora che si realizzi il mio più grande sogno.
Sei in Alabama insieme a tua sorella Angelica. Quanto ha influito la sua presenza nella scelta dell’università?
Il fatto che mia sorella fosse già all’Alabama University ha sicuramente aiutato ma già da tempo avevo deciso che quella era l’università che faceva per me. Ha delle facilities uniche e il campus è straordinario. Sono dell’idea che per gli atleti sia uno dei programmi migliori degli Stati Uniti.
Abbiamo dei coach fantastici e molto preparati e siamo in un’area geografica che ci permette di giocare tutto l’anno.
Quali sono i tuoi prossimi appuntamenti sportivi?
Giocherò altri tornei universitari con la mia squadra e l’NCAA Championship a fine maggio, la gara di college più importante di tutti gli Stati Uniti. Quest’estate avrò un programma molto serrato, tra Campionati Europei a Squadre e Individuali con le mie compagne della Nazionale Italiana e l’Arnold Palmer Cup, la competizione tra due squadre, quella amateur americana e il resto del mondo.
Chi è Benedetta oggi?
È una ragazza umile che si diverte sui campi da golf. Con gli anni la ragazzina di Caldogno è cresciuta ma mantiene sempre la stessa voglia di divertirsi, di crescere e, perché no, di sbagliare perché è solo dagli errori che si impara e si matura. Ho intenzione di fare del golf il mio lavoro con serietà e impegno godendomi ogni singolo momento perché ho la consapevolezza che il meglio debba ancora venire.