Dibattiti, confronti e punti di vista si sono susseguiti in quest’anno post Ryder sui social e non solo. Per Ascanio Pacelli, i giocatori non sono cresciuti come ci si aspettava ma l’evento ha fatto tanto per il mercato turistico italiano. E anche in altri paesi europei che hanno ospitato la biennale sfida le cose non vanno come avevano sperato.
Negli ultimi anni, specie da quando ho ricoperto cariche istituzionali, sono stato parecchie volte contattato al telefono o via social da persone che mi domandavano tutte la stessa cosa: “Perché in Italia il golf non cresce e durante la nostra manifestazione di punta c’è poca gente a seguire?”.
Inutile sottolineare su quante volte ho ascoltato o letto di dita puntate contro la Federazione, rea di non aver fatto mai nulla, o di noi professionisti, che non collaboriamo mai con i circoli e pensiamo solo a incassare.
Ormai tutti i golfisti, a prescindere dal loro livello, inondano le pagine di Facebook e Instagram con i loro (giusti) punti di vista, dando il via a un turbinio di risposte, dibattiti, confronti e purtroppo anche becere litigate tra “intrusi” che non aspettano altro di poter mettere zizzania.
Come nelle migliori tradizioni di uomini dal cuore di latta, gli ‘haters’ si presentano sotto mentite spoglie, con foto di supereroi o generiche e con nomi inventati.
Il malcontento è decisamente forte, specie dopo un evento che avrebbe dovuto cambiare le cose.
Ascanio Pacelli: Ryder Cup e turismo
In realtà la Ryder Cup, ha fatto tanto per il mercato turistico italiano. Molti circoli hanno avuto la capacità di capirne la portata, le opportunità, e hanno pianificato per tempo non solo l’incoming per la settimana d’oro ma anche per gli anni futuri.
Quelli che pensavano che arrivasse la manna dal cielo o che credevano che tutto fosse scontato sono invece rimasti scottati.
Sicuramente degli errori sono stati commessi e probabilmente c’è stato qualche ingranaggio che si è bloccato sulla comunicazione sia dell’evento Ryder (prima, durante e dopo) che quella riguardante i risultati dei tantissimi atleti che ci rappresentano nei vari tour.
Ma vi posso garantire che in altri paesi (non tutti) che hanno ospitato la Ryder le cose non vanno come avevano sperato.
Per tornare anche al discorso del pubblico durante gli eventi golf, sono rimasto colpito e molto da ciò che ho visto durante l’Open di Francia. Sembrava una gara della domenica.
Pochissima gente, pavillion deserti, affluenza ai minimi
Parlando con l’headquarter Puma/Cobra Golf, brand del quale ho l’onore di essere ambassador, ho saputo che in Francia il golf e gli eventi sono in calo e la gente non spende più soldi per andare dove non ci sono grandi nomi a contendersi il titolo.
Vero è che il Golf National ha ospitato pochi mesi fa i giochi Olimpici, però mi aspettavo molta più affluenza, visto anche il neo title sponsor FedEx.
Concludendo, rifletto sul fatto che mi piace prendere sempre il buono dalle discussioni e dalle critiche che leggo nei vari siti-social.
Spero che il nuovo presidente che verrà abbia la possibilità, le risorse e il giusto direttivo per poter iniziare a seminare per i prossimi decenni, soprattutto in un contesto, quello comunicativo, che è stato evidentemente fragile negli ultimi anni, nonostante “il coniglio Ryder” che il grande e compianto Franco Chimenti ha tirato fuori dal cilindro.
Non sarà facile sedersi su quella sedia in viale Tiziano.
clubmanager@terredeiconsoli.it