In un finale davvero degno di un libro giallo, Jordan Spieth conquista il suo secondo major imponendosi a Chambers Bay dopo aver vinto il Masters in aprile.
È così il più giovane di tutti i tempi ad aver realizzato una simile accoppiata, assieme a “mostri sacri” quali Ben Hogan, Arnold Palmer, Jack Nicklaus e Tiger Woods.
In un duello durato 18 buche con Dustin Johnson e Branden Grace, in cui alla fine si è inserito anche Louis Oosthuizen,
Spieth ha archiviato la 16 con un birdie e tre colpi di vantaggio. Sembrava un gioco fatto, ma uno “strano” errore per un fuoriclasse preciso come lui gli costava il doppio bogey al par 3 della 17. Sulla stessa buca Johnson segnava un bellissimo birdie e tutto quindi si decideva sul par 5 della 18. Spieth giocava per l’eagle, arrivando con il secondo colpo a circa cinque metri dalla bandiera. Lo sbagliava, ma il birdie era assicurato. Più o meno simile la buca finale di Dustin Johnson, che dopo un mostruoso drive approcciava bene e aveva a disposizione anche lui le chances di un “3” per la vittoria. Ma incredibilmente DJ rovinava tutto con tre putt, che consegnavano a Jordan la coppa dello U.S. Open.
Al termine di un’edizione dello U.S. Open molto discussa dai giocatori per green poco omogenei e caratterizzata da difficili condizioni per il grande pubblico presente, spesso troppo lontano dall’azione, Spieth (-5, 68 67 71 69) si conferma campione di livello assoluto. E tutto gli sarebbe stato ancora più facile se molti eccellenti putt non fossero finiti a un soffio dalla buca. Sembra inevitabile guardare già all’Open Championship che prenderà il via fra un mese a St Andrews e vederlo ora come favorito numero 1, assieme a Rory McIlroy. Il nordirlandese ha in parte riscattato con un 66 finale i primi due giri da 72 colpi, rimontando 16 posizioni fino al nono conclusivo. Resterà al primo posto nelle classifiche mondiali nonostante il nuovo successo di Spieth.
SI è rivisto anche un grande Adam Scott (-3), quarto alla fine grazie al 64 di giornata (miglior quarto giro) e al rinnovato sodalizio con il suo caddie Steve Williams. Ma da applausi a scena aperta anche il giovanissimo australiano Cameron Smith (20 anni), pari merito con il suo celebre connazionale, che ha chiuso la sua prova con un eagle davvero spettacolare. Nelle prime 11 posizioni perciò troviamo tre americani, altrettanti sudafricani e australiani, un nordirlandese e un irlandese.
Francesco Molinari (+5, 68 73 72 72) ha segnato 16 buche in par, con bogey finali alla 17 e alla 18. Un torneo più che discreto per lui, finito 27° e appaiato a campioni del calibro di Justin Rose ed Henrik Stenson, a conferma dell’ottimo momento di forma. Sarebbero bastati un paio di errori in meno e qualche putt più fortunato per vederlo almeno nei primi 20. Perciò in bocca al lupo per i prossimi impegni.