Troppo forte per tutto e per tutti. Troppo superiore agli avversari, al terribile links del Royal Troon, al vento e alla pioggia che venerdì e sabato hanno messo a dura prova i migliori giocatori del mondo, facendoli apparire quasi ridicoli.
Più forte nel momento decisivo, glaciale e chirurgico nelle seconde temibilissime 9 buche del quarto giro, quelle che distruggono i sogni di molti e incoronano un solo vincitore, il Champion Golfer of The Year.
Xander Schauffele ha sollevato al cielo scozzese con merito l’iconica Claret Jug, portandosi a casa il 152° Open Championship.
Per il trentenne californiano è il secondo major di una stagione da incorniciare.
Il primo assoluto lo aveva vinto solo due mesi fa a Valhalla, superando di una sola lunghezza Bryson DeChambeau nel PGA Championship.
Partito per le ultime 18 buche alle spalle del connazionale Billy Horschel, leader per la prima volta in un major dopo 54 buche, Schauffele è rimasto sotto traccia nella prima parte del giro finale, lasciando al sudafricano Thristan Lawrence, allo stesso Horschel e a Jutin Rose la vetrina iniziale.
I primi due birdie della giornata, al par 5 della 6 e alla 7, hanno interrotto una striscia di regolarità impressionante, riavvicinandolo ai leader. Nelle seconde il capolavoro, con i birdie alla mostruosa 11, alla 13, 14 e 16, mentre i suoi avversari cadevano davanti alle insidie di Troon uno a uno.
Anche il numero uno del mondo, Scottie Scheffler, impeccabile per quattro giri da tee a green ma assolutamennte disastroso con il putter in mano, ha dovuto inchinarsi a Schauffele, un marziano per sangue freddo e per qualità di colpi.
Un applauso speciale va a un commovente Justin Rose, secondo alle spalle del californiano, che ha lottato come un leone sino alla fine, a caccia di quella che sarebbe stata l’impresa di una vita, conquistare la Claret Jug partendo dalle prequalifiche alla sua 22esima partecipazione all’Open Championship in carriera.
Onore a Schauffele, abbracciato sportivamente da Rose sul green della 18, che al netto di questa straordinaria prestazione ha dimostrato di avere nel dna un feeling decisamente particolare con i major. Nelle ultime 24 apparizioni delle 29 in totale ha ottenuto ben 12 Top Ten con due vittorie.
Una nota di merito va anche ai nostri due Azzurri che hanno passato il taglio, Matteo Manassero e Guido Migliozzi, che hanno terminato il torneo entrambi al 31° posto, un ottimo risultato anche in vista delle prossime Olimpiadi di inizio agosto, in cui rappresenteranno l’Italia del golf a Le National di Parigi.
Solo nove giocatori terminano sotto par, a testimonianza della difficoltà del Royal Troon, a detta di molti il più bello, spettacolare e puro tra i links che ospitano l’Open Championship
Questas la classifica finale del 152° Open Championship