Forgiato dalla natura, recita il claim sulle tribune del Royal Liverpool. Quasi un monito per chi ha l’onore di prendere parte all’Open Championship, il major più antico e più affascinante del golf mondiale. Per alzare quella coppa bisogna domare gli elementi, il campo, gli avversari e, soprattutto, le proprie emozioni.
Brian Harman, 35enne mancino di Savannah, Georgia, è entrato nel field di questa 151esima edizione per il 6° posto conquistato lo scorso anno a St Andrews. Dopo 36 buche, grazie allo straordinario 65 di ieri era andato a dormire con cinque colpi di vantaggio sul resto del field con 132 colpi, dieci sotto il par. Lo stesso punteggio per intenderci che Tiger Woods e Rory McIlroy avevano realizzato nelle rispettive edizioni del 2006 e 2014, in cui entrambi poi dominaro il torneo.
La possibilità che il suo sogno si potesse sbriciolare dopo solo qualche buca del terzo giro era elevata. E la partenza contratta del mancino, due bogey nelle prime quattro, un primo segnale.
Dietro a lui, uno scatenato Jon Rahm ha dato spettacolo. Prima ancora che il duo leader Harman/Fleetwood scendesse in campo, lo spagnolo firmava un giro impressionante in 63 recuperando 36 posizioni. Sette birdie e tre par nelle ultime dieci buche e Rahm rientrava di diritto in corsa per la Claret Jug con un totale di -6.
Tutto faceva prevedere che l’Open avrebbe regalato il suo ennesimo colpo di scena, ma non aveva fatto i conti con la solidità di Harman. I due bogey e il contemporaneo buon inizio sia di Rory McIlroy sia di Tommy Fleetwwod facevano sperare il pubblico in una giornata positiva per i colori di casa.
E invece, mentre McIlroy e Fleetwood litigavano con il putt senza più imbucare un putt decisivo, Harman continuava il suo cammino colpo dopo colpo, riportandosi con due birdie in par di giornata alla 9 e firmandone altri due sulle seconde alla 12 e alla 13 per mantenere a distanza il resto del field e il loro desiderio di rimonta.
A 18 buche dalla fine il suo sogno continua. Domani Harman partirà dall’alto del suo -12 con la Claret Jug in testa e con lo stesso numero di colpi di vantaggio dell’inizio del terzo giro, ben cinque, questa volta sul connazionale Cameron Young, salito al secondo posto a -7 grazie a un grande 66 di giornata.
Young ha ancora negli occhi la delusione dello scorso anno, quando sfiorò il successo al The Open ai danni di Cameron Smith, che gli soffiò nelle ultime buche la Claret Jug con un finale travolgente.
Sarà comunque una battaglia da non perdere quella di domenica pomeriggio a Hoylake. La storia dell’Open Championship e dei major è piena di clamorose rimonte e di crolli improvvisi. Lo sa Brian Harman così come Cameron Young, entrambi in passato lo hanno vissuto in negativo sulla propria pelle.
Dietro a Jon Rahm, terzo con -6, ci sono quattro europei di peso a -5, Tommy Fleetwood (71 di giornata), Viktor Hovland (66), Sepp Straka (70) e Antoine Rozner (67), oltre al rinato Jason Day (69). Rory McIlroy, il grande favorito della vigilia, è 11° a -3 con il deludente 69 di oggi, dopo che aveva fatto sognare con 3 birdie nelle prime cinque buche.
Resta in alta classifica infine l’unico azzurro che ha superato il taglio, Guido Migliozzi, 24° con -1 totale, anche se molte sono le recriminazioni del vicentino per un giro chiuso in stretto par da cui invece certamente si aspettava molto di più.
Questa la classifica completa del 151° Open Championsip al termine del terzo giro: