Ci sono degli appuntamenti fissi nel calendario del PGA Tour assolutamente da non perdere e il WM Phoenix Open, in programma in Arizona questa settimana dal 9 al 12 febbraio, è sicuramente uno di questi, visto soprattutto il contesto e il clima da stadio che si respira sul percorso Stadium Course del TPC Scottsdale.
Questo evento ogni anno ospita più di 700 mila spettatori e 200 mila solo nella giornata di sabato e quest’anno la posta in gioco sarà ancora più alta nell’arena più calda e con più tifo di tutto il circuito.
Oltre al gran finale dell’ultima giornata di domenica a poche ore e a pochi chilometri di distanza dallo State Farm Stadium di Phoenix, che ospiterà la 57esima edizione del Super Bowl, con la finale del campionato NFL, il torneo quest’anno avrà un montepremi da 20 milioni di dollari con una prima moneta da 3.6 milioni di dollari e questo, gioco forza ,attirerà tutti i migliori giocatori del panorama mondiale.
I protagonisti
Oltre al contesto da stadio e al fattore campo, sarà un torneo da non perdere visto il field stellare che si appresta a calcare i fairway di Phoenix, tra cui Rory McIlroy, numero 1 del mondo e fresco vincitore dell’Hero Dubai Desert Classic, Jon Rahm, numero 1 della FedExCup e 3° nell’OWGR, nonché vincitore di ben due eventi in questo 2023 sul PGA Tour ( tra cui l’American Express), Matt Fitzpatrick, Gary Woodland, Justin Thomas, Collin Morikawa, Si Woo Kim, vincitore del Sony Open, Webb Simpson, Hideki Matsuyama, Scottie Scheffler, numero due del ranking mondiale, Shane Lowry, Jordan Spieth, Billy Horshel, Kevin Kisner, Xander Scauffele, Patrick Cantlay, Tyrrell Hatton, Max Homa, recente vincitore del Farmers Insurance Open di settimana scorsa e tantissimi altri campioni e vincitori di tappe sul PGA Tour.
Field completo
Tra questi grandi nomi del golf mondiale ci sarà anche il nostro Francesco Molinari, che grazie all’esenzione per cinque anni dopo aver vinto nel 2018 l’Open Championship a Carnoustie, scenderà in campo da giovedì 9 a domenica 12 febbraio per la nuova edizione del WM Phoenix Open, che si prospetta imperdibile già da questi primi giorni di prova campo e di avvicinamento alla gara.
Il WM Phoenix Open è uno degli eventi più longevi di tutto il circuito americano, risale infatti al 1933 e si gioca interrottamente dal 1944, approdando nell’attuale sede del torneo al TPC di Scottsdale dal 1987, dove è diventato l’evento di golf più frequentato al mondo.
Probabilmente sarà anche il più pulito, in quanto lo sponsor Waste Management, che ha rilevato l’evento nel 2010, si è impegnato a ripulire e a riciclare tutta la spazzatura dal terreno.
Il percorso è un par 71 e misura 7,354 yards, dove il campione americano Mark Calcavecchia ha un piacevole ricordo di questo torneo vincendo qui per tre anni nel 1989, nel 1992 e nel 2001, segnando il record di colpi registrato fino a quel momento, sulla distanza delle 72 buche con un punteggio di 256 (-28).
Da segnalare sicuramente l’amen corner tra la buca 16 e la buca 18, che negli anni ha mietuto parecchie vittime e dove tantissimi giocatori hanno perso il torneo proprio in queste ultime tre buche del TPS di Scottsdale.
La buca più impegnativa di tutto il percorso è sicuramente la 11, soprannominata “camber reverse”, un par 4 di 484 yards, che l’anno scorso ha avuto una media di 4,24.
La sua difficoltà deriva dal fatto che, oltre al tee shot più impegnativo di tutte le 18 buche del percorso, la buca è un dog-leg verso destra, mentre il terreno pende nel verso contrario da destra verso sinistra e questa caratteristica morfologia della buca crea molte difficolta anche ai giocatori più esperti.
Ovviamente la buca più scenografica e famosa di tutto il percorso non può che essere il corto par 3 della 16, soprannominata “Coliseum”, per la sua ambientazione da stadio, con tutti i tifosi che tifano e urlano ad ogni colpo dei loro beniamini.
La copertura mediatica sui social media negli ultimi anni e le varie esibizioni collaterali al WM Phoenix Open l’hanno resa una delle buche più iconiche di tutto il PGA Tour.
Le modifiche apportate al percorso nel 2014 hanno reso il campo ancora più competitivo, dove, non a caso, sette degli ultimi otto vincitori di questo storico torneo rivestono le posizioni più alte del ranking mondiale.
Da non sottovalutare l’altitudine a cui si trova il campo, infatti il TPC Scottsdale si trova a quasi 500 metri s.l.m. e questo fa si che l’aria sia più rarefatta favorendo colpi più lunghi per tutti i giocatori. La media del driver sul tour americano è di 299,8 yards, ma a qui si alza a 313,6 yards favorendo sicuramente lo spettacolo che ammireremo in campo questa settimana.