A volte ritornano. Dopo quattro anni, riecco Adam Scott in vetta a una classifica del PGA Tour. Prima della bella vittoria nel Genesis Invitational, a Pacific Palisades (California), l’ultimo squillo dell’australiano era stato quello nel WGC del marzo 2016. La gara si era giocata sul Doral di Miami, già ai tempi proprietà del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. In quella occasione, il mitico Blue Monster ospitò la famosa gara per l’ultima volta, che poi emigrò in Messico.
Con quella conquistata sul percorso del Riviera Country Club, a due passi dal Pacifico e nei sobborghi dell’infinita Los Angeles, Scott ha inanellato il trionfo numero 14 sul circuito americano. Ci troviamo a pochi chilometri dal luogo della tragedia che, due settimane fa, ha visto la scomparsa di Kobe Bryant. E il Genesis Invitational lo ha ricordato dedicandogli la sua buca 8, ribattezzata Mamba (il soprannome della superstar del basket) e con il tee vestito di viole e oro, i colori dei Los Angeles Lakers.
Scott, numero 1 del mondo per 11 settimane consecutive nel 2014, si è imposto con una gara regolare (-11, 72 64 67 70), lasciando a due colpi un terzetto di avversari. A comporlo il coreano Sung Kang, Scott Brown e Matt Kuchar, rimasto al comando fino all’inizio del quarto giro.
Il fuoriclasse australiano aveva già vinto sul percorso del Riviera nel 2005, anche se la gara era stata ridotta a 36 buche a causa della pioggia. Un successo dimezzato, perciò, rispetto agli altri che figurano nel suo palmares, finito comunque al playoff, vinto su Chad Campbell. Inoltre è arrivato secondo in due occasioni, perdendo entrambe le volte per un solo colpo. La prima fu nel 2006, alle spalle del sudafricano Rory Sabbatini, la seconda, nel 2016, dietro Bubba Watson.
Era da novembre che Adam non si impegnava su una gara del PGA Tour. Il 2019 è stato comunque un ottimo anno per lui. Otto risultati fra i top ten, con due secondi posti al Farmers Insurance e al Memorial, hanno segnato la stagione che lo ha riportato a un passo dai primi dieci del mondo. Alle spalle un periodo poco esaltante, che lo aveva visto scendere oltre il 70° posto nel World Ranking. Ma con il successo nel Genesis Invitational è volato addirittura al settimo posto della classifica mondiale, comandata da Rory McIlroy, “solo” quinto in California, a causa di un tremendo triplo bogey alla 5 del Riviera.
Nell’ultimo periodo, il campione aussie residente a Bahamas ha scelto con cura i tornei cui prendere parte. Compirà 40 anni a luglio e da tempo ha deciso che ogni gara è fondamentale per tornare in alto. Il golf per lui non può più essere una routine, ma rappresentare sempre l’occasione per un impegno massimo. Con tanta voglia di ben figurare.
“Sto diventando vecchio – ha dichiarato Scott – e adesso so quando è il momento di prendersi una pausa. Ma so anche che bisogna ‘avere fame’ e non prender parte a un torneo dietro l’altro come un automa. Non aver giocato sul PGA Tour per tre mesi mi ha fatto tornare una gran voglia di rimettermi in gioco.”
In realtà Adam si è imposto in dicembre nell’Australia PGA Championship, ma la gara era poco più di un campionato nazionale. In ogni caso il successo, ottenuto nello scorso dicembre, aveva sottolineato il suo ritrovato stato di forma. Altro impegno agonistico, quello con la Presidents Cup, sempre in dicembre, a Melbourne.
“È passato molto tempo dalla mia ultima vittoria sul PGA Tour – ha detto durante la conferenza stampa al Genesis Invitational -. E proprio per questo oggi è una giornata molto, molto speciale. Al momento, nel mio programma di vita esistono due cose fondamentali. La prima è tornare a essere competitivo ai massimi livelli, nelle gare più importanti. Il secondo passare tanto tempo con mia moglie Marie e i miei due figli Bo-Vera e Byron. Per questo Torrey Pines l’ho visto solo in televisione.”