Il PGA Championship regala storicamente gloria e visibilità anche a chi non è consono ai grandi palcoscenici.

L’ultimo esempio? Michael Block, il vero eroe dell’edizione dello scorso anno vinta da Brooks Koepka.

Con ancora negli occhi la schiacciante prova di superiorità di Scottie Scheffler ad Augusta, dove ad aprile ha conquistato la sua seconda Giacca Verde in tre anni e in sole cinque apparizioni al Masters, il golf professionistico maschile si appresta a vivere il secondo major della stagione 2024, il PGA Championship. 

Il 106° PGA Championship

Storicamente disputato nel mese di agosto, dal 2019 il torneo organizzato dalla PGA of America si gioca a maggio, regalandoci in questo modo un gustosissimo filotto di tornei del Grande Slam, in programma senza sosta da aprile a luglio.

Si torna per la quarta volta negli ultimi 25 anni al Valhalla Golf Club di Louisville, in Kentucky, dove dal 16 al 19 maggio i migliori professionisti del mondo si contenderanno la 106ª edizione del torneo.

Il Wanamaker Trophy, l’enorme coppa riservata al vincitore, fa bella mostra di sé in ben tre repliche nel salotto di casa di Brooks Koepka in Florida.

Il torneo di Brooks Koepka

Il trentatreenne di West Palm Beach ha nel suo dna un feeling davvero speciale con i major e nello specifico con il PGA Championship: ha conquistato infatti tre delle ultime sei edizioni del torneo (2018 Bellerive, 2019 Bethpage e 2023 Oak Hill), a cui ha aggiunto la doppietta dello U.S. Open (2017 Erin Hills e 2018 Shinnecock Hills).

Con cinque titoli già in tasca è il giocatore più vincente nelle prove del Grande Slam negli ultimi sette anni.

Sarà lui uno degli avversari più temibili dell’uomo del momento, Scottie Scheffler, che proprio quando Koepka conquistava il suo primo major a Erin Hills nel 2017 vinse la medaglia come miglior amateur di quella edizione dello U.S. Open.

La storia del golf a Valhalla

Si torna ancora una volta a Valhalla, sede nel recente passato di tre epiche edizioni del PGA Championship (1996, 2000 e 2004) e di una Ryder Cup, nel 2008, che noi europei ricordiamo come una delle più deludenti disputate dalla squadra del Vecchio Continente, surclassata dagli americani con un sonoro 16,5 a 11,5.

Disegnato da Jack Nicklaus e inaugurato nel 1986, nel 1993 la PGA of America acquistò il 25% della proprietà, poi salito al 50% nel 1996, facendolo diventare una delle abituali sedi dei suoi tornei di punta.

Qui, infatti, si sono disputati anche il PGA Club Professional Championship (il torneo riservato ai professionisti di circolo) nel 2002 e il Senior PGA Championship nel 2004 e 2011.

Dal giugno del 2022 Valhalla è stato venduto a un gruppo locale capitanato da alcuni imprenditori di spicco, soci del club, tra cui l’ex CEO di Yum!, David Novak.

Qui ha sollevato il Wanamaker Trophy Mark Brooks nel 1996 (nel suo unico acuto in un major), in una memorabile edizione terminata al playoff in cui sconfisse l’eroe di casa, Kenny Perry.

Nel 2000 fu la volta di Tiger Woods dopo tre buche di spareggio contro Bob May, in quella che viene ricordata come la prima edizione del torneo disputata con formula Stroke Play e non più Match Play.

Quella del 2014 infine è (per ora) passata alla storia come l’ultimo successo in un major di Rory McIlroy.

Il 10 agosto di quell’anno il nordirlandese si portò a casa il quarto major e il secondo PGA Championship in carriera, superando di un solo colpo Phil Mickelson.

Riuscirà Rory MrIlroy a rivincere un major?

Per Rory i ricordi, nel momento di scendere in campo a Valhalla, saranno molti e altrettanto pesanti da gestire.

L’astinenza da Slam ha raggiunto ormai il decennio e, per un giocatore dalla classe e dal talento sopraffino come lui, questo dato pesa come un macigno.

Troppe, tante le volte che McIlroy è andato a un passo da mettere fine a quella che oggi sembra essere diventata una sorta di maledizione, soprattutto considerando che stiamo parlando del più forte e vincente giocatore europeo degli ultimi tempi, capace in 17 anni di professionismo di mettere insieme 38 vittorie in ogni angolo del pianeta.

In campo a difendere i colori azzurri Francesco Molinari, che a Valhalla giocherà il suo 54esimo major nonché il suo 14° PGA Championship (passando il taglio 12 volte su 13).

Il sogno americano del PGA Championship

Il PGA Championship è storicamente anche il major che più incarna il Sogno Americano: riservato esclusivamente ai professionisti a differenza degli altri tre Slam, ogni anno regala storie da favola.

Lo scorso anno a Oak Hill fu la volta di Michael Block, quarantaseienne maestro di circolo con in testa una carriera sul Tour.

Già passato per le forche caudine delle qualifiche di un major, era riuscito a disputare prima del 2023 quattro PGA Championship e due U.S. Open ma senza mai superare il taglio.

A Oak Hill il suo sogno infinito si è trasformato finalmente in realtà: un open da assoluto protagonista, chiuso con un ultimo giro giocato nientemeno che con Rory McIlroy e contraddistinto addirittura da una hole in one che ha mandato in delirio il pubblico.

Il suo arrivo alla 18, chiusa con un par e il quindicesimo posto finale, ha generato una standing ovation da brividi, superiore per intensità a quella riservata pochi minuti dopo al vincitore, Brook Koepka.

Micheal Block come Kevin Costner, il professionista squattrinato a caccia di gloria del celebre film Tin Cup del 1996.

Nessuno poteva desiderare di assistere a un finale migliore, in pieno stile hollywoodiano.

Per la cronaca il buon Block, dopo un paio di inviti successivi all’incredibile exploit di Oak Hill, è tornato a fare lezione.

Ma grazie a quel 15° posto il 16 maggio prossimo sarà sul tee della 1 a Valhalla, pronto a sognare di ripetere l’impresa di dodici mesi fa. 

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