Quello di Andrea Pavan è un successo che arriva da lontano. E l’attuale 77° posto nelle classifiche mondiali è il punto per il momento più elevato nella sua lunga rincorsa ai vertici del golf, iniziata nel 2010 con il passaggio a professionista. Ma gli inizi non sono stati facili.
Distribuite fra il 2011 e il 2013, quattro vittorie sul Challenge. In mezzo, nel 2012, il primo assalto all’European Tour: non proprio esaltante, visto il passaggio del taglio solo in otto tornei. Fra alti e bassi, ricorsi alla Qualifying School, qualche lampo qua e là, Andrea è approdato all’inizio del 2018 al posto numero 703 del World Ranking, per arrivare a fine anno a sfiorare il Gotha dei primi 100 (103°). Un enorme miglioramento legato alla sua prima vittoria nell’European Tour, al Czech Masters, ad altri cinque piazzamenti fra i top ten e a un comportamento senz’altro di buon livello in numerosi altri tornei.
L’inizio del 2019 non è stato invece senza difficoltà. Una falsa partenza, con tre tagli mancati nelle prime cinque gare, poi il lento recupero. E a fine giugno, ecco di nuovo il Pavan capace di lottare ai piani alti delle classifiche. In Germania, sbanca il prestigioso BMW International Open, portando a casa il secondo trionfo sul Tour del Vecchio Continente. Con il successo di Monaco, arriva anche il biglietto per Royal Portrush e il magico Open Championship.
È stato il primo major per Pavan. Forse l’emozione gli ha giocato contro e, come sappiamo, non è riuscito ad andare oltre il taglio. Ma una settimana prima si era comunque portato a casa la soddisfazione di un magnifico quarto posto allo Scottish Open, con ulteriore passo avanti fra i big. Il resto è storia di ieri.
Il piede sul terzo gradino del podio allo Czech Masters, dove difendeva il titolo, è l’ennesima riprova del valore assoluto del 30enne golfista romano. Oggi occupa la 27a piazza nella Race to Dubai e ha messo una quasi definitiva ipoteca sulla sua partecipazione al gran finale. Ora inizia la seconda parte della stagione European Tour, con tanti appuntamenti di rilievo, fra cui ben cinque gare delle Rolex Series (Open d’Italia compreso). Se la forma di Andrea continuerà a essere quella degli ultimi tempi, sentiremo ancora parlare parecchio di lui.