Con il suo ultimo atto, il DP World Golf Championship, l’European Tour chiude la sua stagione 2019. In parallelo, arriverà al capolinea la Race to Dubai. Potrà essere vinta solo dai primi cinque della graduatoria al momento del primo tee shot negli Emirati. E cioè Bernd Wiesberger, Tommy Fleetwood, Jon Rahm, Shane Lowry e Matthew Fitzpatrick. Alcuni di quelli che li seguono, a cominciare dal sesto, Rory McIlroy, potranno invece tentare di entrare nella ristretta cerchia dei top five che si divideranno il bonus finale. Con questi premi: 2 milioni di dollari al primo, 1, 2 al secondo, 700mila al terzo, 600mila al quarto e 500mila al quinto.
Più premi e punti nelle ultime gare dell’European Tour
Rispetto allo scorso anno, il jackpot conclusivo gratificherà la metà dei giocatori, che sono infatti passati da dieci ai cinque dell’edizione 2019. A Francesco Molinari andò infatti “solo” un milione e 250 mila dollari. Riteniamo sia una scelta corretta, per dare maggiore importanza al gran finale di stagione. Un’evoluzione riscontrabile anche nelle due prove precedenti, il Turkish Airlines e il Nedbank, che hanno trasferito sui conti di Tyrrell Hatton e Tommy Fleetwood rispettivamente due milioni e due milioni e mezzo di dollari. Stesso discorso anche riguardo i punteggi per la Race to Dubai in gioco: 1.500 al migliore in Turchia e 1.665 in Sudafrica (gli stessi di un major come l’Open Championship). In altri termini i più alti in assoluto nella stagione.
Fin qui tutto bene. Il tentativo di attrarre i giocatori di vertice con superpremi è senz’altro corretto e condivisibile per cercare, per quanto possibile, di non sfigurare con il PGA Tour, che resta in ogni caso inavvicinabile. Quello che invece non funziona è la macchinosità di regolamenti e punti, che è lontana anni luce dalla semplicità della FedEx americana. Oltreoceano hanno provato varie volte a modificare le regole del calendario per rendere tutto più facile e comprensibile. E alla fine, crediamo proprio che ce l’abbiano fatta.
Il confronto fra FedEx e Race to Dubai
L’idea di azzerare la classifica della FedEx alla vigilia dell’ultima gara, il Tour Championship, è stata un vero uovo di Colombo. E, geniale nella sua semplicità, l’idea di dare colpi di vantaggio a scalare, dai dieci del primo (quest’anno Justin Thomas) agli otto del secondo, scendendo fino al par dei giocatori che occupano i posti dal 25° al 30°. Niente calcoli complicatissimi, come invece avviene nell’European Tour e come ha cercato di chiarire Andrea Vercelli nel suo articolo “Lotta a cinque per la Race to Dubai”, che vi invitiamo a leggere.
Interessante anche l’idea statunitense di restringere il gran finale solo ai primi 30. In più tutti quelli che si qualificano per la gara di Atlanta in teoria possono portarsi a casa i ben 15 milioni del superpremio. Cosa che invece, come abbiamo visto, non è possibile con l’attuale regolamento della Race to Dubai.
Valute di mezzo mondo
Un altro tassello che, a nostro parere, l’European Tour dovrebbe sistemare una volta per tutte riguarda la valuta dei premi. Vengono espressi in euro, dollari, dollari australiani, rand sudafricani, sterline inglesi e yuan cinesi, creando una discreta confusione. Da questa disomogeneità è dipesa forse la necessità di introdurre una classifica a punti. Ma questa graduatoria è senz’altro meno diretta di quella legata ai guadagni in dollari che, guarda caso, è propria del PGA Tour.
Insomma, c’è senz’altro del buono in quello che l’European Tour sta facendo per restare in corsa. A cominciare dalle Rolex Series, una notevole innovazione che però forse avrebbe bisogno di una sua classifica a parte. Sul fronte della chiarezza e della semplicità, invece, crediamo ci sia parecchio da lavorare. Come ci hanno insegnato le brillanti teste pensanti del PGA Tour.