Il talento di Xander Schauffele è ormai appurato. In due mesi si è portato a casa altrettanti major, ma sul carisma c’è ancora da lavorare.

La meraviglia dell’Open Championship

Il mese di luglio che ci siamo lasciati alle spalle è per antonomasia il periodo che, golfisticamente parlando, preferisco perché si gioca l’Open Championship.

Non c’è torneo al mondo che ami più di questo.

Potrei commentarlo per dodici ore di fila e non mi stancherei mai.

La sua atmosfera, quei campi, quella tradizione e il suo pubblico super competente rendono l’evento quasi magico.

Tutto è reale e autentico.

Se andate a giocare ora al Royal Troon troverete le stesse condizioni nelle quali si sono imbattuti i
giocatori del quarto major stagionale.

Tutta un’altra storia rispetto alla perfezione quasi finta del Masters.

E poi è come se non si giocasse mai sullo stesso campo.

Giovedì ci sono state determinate condizioni, venerdì esattamente l’opposto.

Guardate lo score sulle prime 9 buche della seconda giornata di Justin Thomas (45) e quelle di sabato (31), ballano la bellezza di 14 colpi…

Insomma, mi piace tutto tranne il criterio di selezione esageratamente a vantaggio di chi
ha vinto negli anni passati.

È ormai un fatto troppo anacronistico, capisco che si voglia essere conservatori ma è giusto dare spazio a chi lo merita.

Justin Rose si è dovuto andare a fare le qualifiche per poter giocare, quando nel field compariva ancora Todd Hamilton, che questo major l’ha vinto nel 2004 e ormai sembra un discreto giocatore di circolo.

Il momento d’oro di Xander Schauffele

Ma arriviamo al protagonista di questa 152esima edizione, Xander Schauffele, che in appena due mesi si è vinto altrettanti major.

Partiamo dal presupposto che un americano che domina sui links è già un fatto raro ma assistere al gioco di Schauffele in tutte e quattro le giornate e, in particolar modo, nella giornata di domenica, ha dell’incredibile.

Vincere su un tracciato come il Royal Troon vuol dire essere un fuoriclasse e un giocatore completo.

Bastava vederlo in campo: tira delle sassate con il drive nonostante la sua statura.

Nelle 18 buche finali ha più volte dato venti metri a Justin Rose, che non è un fuscello.

In più, è dritto, non manca un fairway, approccia e putta bene.

Se non erro credo abbia mancato un solo green nell’ultimo giro a Troon.

Xander Schauffele: tanto bravo quanto apatico

Un livello di gioco spaventoso, peccato che il suo incredibile talento sia inversamente proporzionale al suo carisma.

Ricorda molto Scottie Scheffler, due mostri del golf con zero personalità.

Anche il discorso che ha tenuto con la Claret Jug in mano è stato deludente.

Quando ho vinto una gara ufficiale da ragazzino vi assicuro che ho fatto più casino.

Questo non vuol dire non essere felici del successo ma proprio non avere empatia con chi ti tifa e ti segue.

Quello che però abbiamo visto in Scozia è un giocatore a tuttotondo, la cui calma e serenità quasi soprannaturale mi hanno veramente impressionato.

Il ‘Mister Leaderboard’, come eravamo soliti chiamarlo fino a poco tempo fa, ha lasciato il posto a un fuoriclasse di portata mondiale.

Dal ricoprire sempre i primi posti in classifica senza però mai vincere a dominarla.

Ci si domandava se avrebbe mai conquistato un titolo di spessore sul PGA Tour e la risposta è arrivata forte e chiara.

Ora si presenta all’attivo con due major e una medaglia d’oro olimpica.

La delusione Rory McIlroy

Da un giocatore sulla cresta dell’onda a una vera delusione, non solo in termini di performance in campo.

Sto ovviamente parlando di Rory McIlroy e delle sue dichiarazioni dopo il secondo e ultimo giro a Troon.

Può continuare a dire che a lui del caddie non frega nulla e che continuerà a tenersi quello che ha, suo grande amico.

Va bene, ma dopo dieci anni che non alzi un trofeo major devi cambiare qualcosa, non si può essere così passivi e affidarsi solo al proprio talento.

E poi, mi permetto di controbattere che un caddie valido in un torneo come l’Open Championship è molto importante.

Quando sei in gara entrano in gioco troppe condizioni e non si ha il tempo e la lucidità per pensare a tutto da soli.

Se in un tracciato parkland il caddie conta il 5%, in un links arriva al 20%.

silvio.graps@gmail.com