Ho scoperto che fare da caddie ai miei fratelli mi ha insegnato a essere una giocatrice migliore. In questo ruolo vedi il percorso attraverso un’altra prospettiva e, non scontato, impari a mettere in sacca solo l’essenziale. Devo dire che sono molto orgogliosa di Miguel, mio fratello minore, insieme abbiamo ottenuto i migliori risultati, sia io nel fare da caddie a lui che viceversa. Nel 2007 con Miguel che mi portava la sacca ho persino vinto il mio primo torneo da professionista, lo Spanish Ladies Professional Championship. 

A Rafa ho invece fatto da caddie solo quest’anno, in occasione del Dutch Open e, caspita, il suo gioco è davvero di un altro pianeta. Da lui ho assimilato il più possibile imparando molto su come ragiona e come visualizza ogni singolo colpo. Ammetto che al termine del torneo ero esausta, portare una sacca del Tour non è una passeggiata ma, nel complesso, è stata una bella sfida e un’esperienza formativa di grande valore. In termini di strategia, ho imparato a prendere molte più note nelle mie mappette, assicurandomi di contrassegnare correttamente la direzione del vento. Sul green, invece, segnare le aree di atterraggio della pallina. Importante anche visualizzare e preparare il giro successivo anche prima di andare a letto. Non amo dare troppi effetti alla palla, ma dalle statistiche, ad esempio, ho appreso che devo migliorare i colpi con i ¾ della forza. 

Facendo da caddie mi sono anche resa conto che leggere le linee del putt sul green senza poi effettivamente puttare è un’abilità completamente diversa. Una delle cose più curiose che ho scoperto su me stessa è che avere una distanza emotiva dalla situazione che ti circonda è la chiave per pensare in modo molto più chiaro e lucido sul campo da golf. Questo è uno degli aspetti con cui lotto e, come giocatrice, che devo migliorare, ma quando faccio da caddie assumo tutta un’altra attitudine. In quei momenti il focus non sono più io e l’attenzione ricade tutta sul mio giocatore. Mi sento responsabile per la scelta del bastone e il tipo di colpo da eseguire. Si ragiona passo dopo passo e bisogna essere sempre pronti a supportare e dare consigli quando richiesto. 

Quello che più mi piace di questo lavoro è gironzolare per il campo pratica e capire come si preparano i migliori campioni del mondo: le tecniche che usano, gli esercizi, la loro routine di riscaldamento e quella prima di effettuare ogni singolo colpo. Incredibile poi vedere le mille possibilità tra bastoni e gadget di ogni tipo che le case di attrezzatura mettono a disposizione dei giocatori. Ma, soprattutto, è stimolante ammirare quanto tempo questi top player dedicano a ciascun aspetto del proprio gioco. Nelle settimane dei tornei il rapporto è di circa 50% colpi lunghi, 35% putt e 15% gioco corto. Tutto questo bagaglio lo sto implementato con successo nella mia pratica prima di ogni torneo e, specialmente, nella fase di allenamento.

Fare da caddie è un lavoro che consiglio vivamente perché è un ottimo esercizio per affinare le proprie abilità e qualità di giocatore, amateur e dilettante. È un modo diverso per migliorare la gestione delle proprie emozioni e interpretare la giornata in campo in modo diverso. 

Tutte queste qualità non le si imparano fuori dalle corde, seguendo un torneo. Quando hai un ruolo di tale responsabilità sei completamente immerso nel processo che sta dietro a ogni colpo e a ogni singolo pensiero del tuo giocatore.  

ecabrera@bello.as