Quella che all’inizio sembrava una goccia nel mare sta diventando una crepa difficile da ricucire. Lo scontro tra i due massimi circuiti mondiali e il LIV Golf è arrivato a un punto di rottura talmente profondo da inghiottire i protagonisti stessi.
Greg Norman, CEO del LIV e Jay Monahan, Commissioner del PGA Tour, non dialogano e ognuno dalla propria scrivania ha intrapreso una missione distruttiva.
Norman, nello specifico, ha deciso di distruggere il PGA Tour e la sua storia. Cosa ancora più grave, tutto questo si sta riversando sulla Ryder Cup, la gara simbolo del golf, l’evento che ha fatto conoscere il nostro sport ai non golfisti. Il LIV in questa sua crociata contro la massima potenza golfistica mondiale sta annientando quello che il golf rappresenta nella sua forma più pura e, diciamocelo, tutto per un’esibizione di giocatori semi pensionati, salvo rari casi.
Se da una parte il LIV è oggettivamente una potenza monetaria di fuoco, dall’altra temo che sia destinata ad affondare trascinando con sé sia il PGA che il DP World Tour. È come avere davanti agli occhi due navi che procedono nella stessa direzione, ma che entrando in collisione si speronano e vanno a fondo. Ritengo quindi che a breve i vertici si dovranno vedere faccia a faccia e sedersi a un tavolo delle trattative per non mandare all’aria tutto quello che in questi anni si è costruito.
Detto questo, qualcosa di buono la lega saudita ce l’ha a partire dal short field e dalla partenza shotgun, molto più televisiva e veloce rispetto ai ritmi dei tornei degli altri due continenti.
Non voglio dire che dovremmo vedere l’Open Championship giocato con partenza shotgun ma, al contrario, mi piacerebbe assistere a un circuito globale, mostruosamente competitivo e accessibile a tutti. I giocatori sono liberi professionisti e hanno quindi il diritto di giocare ovunque vogliano.
Su Henrik Stenson il discorso è diverso e nutro un certo rammarico nei suoi confronti perché dopo aver portato avanti per mesi la bandiera dell’unità e della gloria dell’Europa se n’è andato dall’altra parte solamente per i soldi. Quello che gli rimprovero è di non essere stato sincero fin da subito ammettendo che questa decisione è stata presa per l’ingaggio offertogli.
Ora, con Stenson fuori dai giochi, così come per tutti gli altri giocatori che si sono automaticamente chiamati fuori dalla Ryder Cup, sia per l’America che per l’Europa, a risentirne è la Ryder stessa. Con l’avanzare del LIV e il blocco del PGA Tour e del DP World Tour si è rovinato ciò che questa sfida rappresenta, si è sconvolto quello che era lo status symbol del golf.
Quando vuoi far vedere e spiegare cos’è il nostro sport a chi non lo conosce, fai vedere la Ryder Cup e nessun altro evento. Per non pensare a dove questa situazione porterà. Una cosa è certa, in tutto questo macello, chi cadrà per primo sarà, come sempre accade, l’anello più debole e cioè il massimo circuito europeo.
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Ormai anche il golf, che fino ad oggi aveva resistito a ingaggi stellari, propri di sport quali il calcio, è caduto in questa rete e la direzione dei giocatori sarà sempre più rivolta verso il guadagno personale.
Finché non ci sarà una lega o, chiamiamolo in un altro modo, un circuito unico (come avviene per il tennis) ci sarà sempre qualcuno con più soldi da spendere che prenderà il sopravvento e che spaccherà in due la realtà.