Secondo Silvio Grappasonni, le enormi somme di denaro che circolano nel golf hanno, tra gli effetti più disastrosi, quello di diminuire anziché aumentare l’interesse degli appassionati.
Serve una svolta e anche velocemente.
Mai come quest’anno su entrambi i circuiti che tengono banco nel panorama golfistico mondiale, PGA Tour e LIV Golf, si è registrata una così alta affluenza di denaro.
Una svolta epocale dopo l’arrivo del LIV Golf
Ovviamente, i primi a giovarne sono i giocatori stessi che quest’anno hanno guadagnato solo di vincite una media di dieci milioni.
E non parliamo dei top player a partire da Scottie Scheffler, che di milioni di dollari se ne è portati a casa 60.
Ma se da una parte i montepremi mostruosi e quadruplicati fanno felici i protagonisti del golf, dall’altra chi ne paga le conseguenze è il pubblico e gli spettatori di tutto il mondo.
Se si dovesse continuare su questa linea, e non si arrivasse a un accordo, in TV o dietro le corde avremo la possibilità di vedere tutti i più forti giocatori del momento in sporadiche apparizioni in occasione dei quattro major.
Oltretutto, c’è il rischio che i giocatori del LIV perdano, pian piano, quella competitività feroce che invece risiede nel PGA Tour.
Alla fine, sul massimo circuito americano c’è ancora quell’eccellenza e quella bramosia di vittoria che sul LIV sta scemando.
E questo perché il format della lega saudita prevede uno show, un’esibizione con musica e balli più che un torneo vero e proprio.
Una sorta di spettacolo americano dove giocatori in pantaloncini corti si sfidano in una gara su tre giri, senza taglio, senza pressione e consapevoli che, mal che vada, si portano a casa una bella somma di denaro.
Di conseguenza, la qualità rischia di abbassarsi notevolmente.
Quale può essere la soluzione?
Ma al di là di questo, il vero problema è che il fan vuole vedere il golf vero e puro con i migliori insieme a competere per un unico obiettivo: la gloria.
Altrimenti, va a finire che, alla lunga, la gente perda interesse e cada tutto il castello dorato.
Una cosa simile l’ha anche detta Rory McIlroy in occasione di una recente conferenza stampa: “Il pubblico si merita di vederci gareggiare insieme non solo in occasione dei quattro eventi dello Slam”.
Per fare questo, oltre alla creazione di un unico circuito globale, è necessario rivedere tutto il sistema di selezione dei tornei più importanti, a partire dai major.
Mi sono stufato di vedere degli ex giocatori arrivare ad Augusta e fare 85 levando, di fatto, un posto nel field al numero 52 del World Ranking.
Oltre alla spaccatura del golf con due circuiti in lotta tra loro, si permette che negli Slam ci siano spesso e volentieri una ventina di giocatori che proprio non c’entrano nulla.
Silvio Grappasonni: prendiamo spunto dal tennis
Ci vorrebbe un bel copia e incolla del sistema di selezione usato nel tennis. Sei tra i primi 70 migliori del mondo?
E, sottolineiamolo, non i migliori 70 del PGA Tour. Allora giochi quel determinato torneo.
Basta eventi con un field di 156 giocatori, sono troppi.
Per fare questo si potrebbe pensare di creare più tornei nella stessa settimana, come i Master 250, 500 e 1.000 del tennis, e dare così spazio a tutti di scendere in campo.
E se è vero che i soldi hanno fatto il male del golf ma il bene nelle tasche dei giocatori, è altrettanto vero che, mi ripeto, chi ne è maggiormente colpito è sempre il pubblico.
Domandiamoci perché la competizione più seguita e sentita resti sempre la Ryder Cup.
Per format e l’atmosfera da stadio, sicuramente, ma anche perché in campo vediamo 24 fenomeni darsi battaglia per un unico obiettivo: il successo, l’agonismo e la vittoria finale.
silvio.graps@gmail.com