Il Masters è, insieme agli altri tre Slam, ormai l’unica occasione nella quale possiamo finalmente vedere i più forti giocatori del mondo competere tutti insieme.
In un momento storico per il golf così complicato nel quale si vede frastagliato in tanti, troppi circuiti sparsi per mondo, la settimana del Masters è attesa più che mai.
Se poi ci mettiamo che un fenomeno della portata di Tiger lo rivedremo forse tra 50-60 anni beh, questo rende le cose ancora più difficili.
Sì, perché nessuno al di là del gioco, ha la capacità di trascinare la folla come fa lui.
Prendiamo Scheffler come esempio, è il numero uno del World Ranking ma carisma zero.
L’ho visto giocare al Marco Simone in occasione della Ryder Cup e anche se in quel momento era fuori palla è un talento eccezionale.
Ecco, possiamo dire tanto fenomenale come giocatore tanto scarso come personaggio.
Mi spiace ma questa è la generazione di giocatori più anticipatici da quando c’è il golf, nomi come Koepka, Rahm, Scheffler e De Chambeau.
Al di là di questo, la verità è che Scottie arriva da assoluto favorito nel primo Slam e accanto a sé avrà i più forti giocatori in circolazione, ciò di cui il golf ha estremo bisogno.
Altrimenti sarebbe impossibile perché sono tanti i top player che hanno abbandonato il PGA Tour e i suoi tornei per abbracciare il LIV Golf.
Quindi, diciamolo a gran voce: Dio benedica gli Slam.
Preferisco non fare pronostici, ormai lo sapete come la penso, si può iniziare a dire qualcosa dopo le prime 36 buche.
Ovviamente c’è una rosa di giocatori dai quali pescare un nome da Rory McIlroy, Scheffler, Rahm, Max Homa fino a Koepka.
Lui vive per eventi di questa portata e l’anno scorso c’è andato vicino a indossare la Giacca Verde.
Potrebbe uscire fuori anche un Matt Fitzpatrick, un Tommy Fleetwood o un Ludvig Åberg, che ha proprio il gioco perfetto per Augusta: fa chilometri con il driver, tira dritto e putta bene.
Accanto a questi fuoriclasse mi toccherà vedere scendere in campo alcuni past champion del Masters che sono stati campioni indiscussi negli anni ’80 ma che oggi, senza offendere nessuno, giocano come me.
Va quindi cambiato il regolamento che va contro il tempo, non si può dare l’invito a uno che ha vinto 50 anni fa e magari lasciare fuori dal field il numero 51 del mondo.
È anacronistico, in nessun altro sport si verifica questo ed è quindi un regolamento che va necessariamente rivisto.
Ma nel nostro sport sono diverse le regole che andrebbero aggiornate.
Prendiamo la squalifica di Jordan Spieth per non aver firmato lo score.
Ma veramente nel 2024 si deve ancora usare lo score di carta quando il giocatore è ripreso dalle telecamere per 18 buche non stop?
E arriviamo alla nota italiani.
Quest’anno non vedremo nessun azzurro in campo ma senza troppi problemi dico che questo può tranquillamente succedere quando si ha un contingente di atleti così piccolo in una nazione come la nostra.
Stiamo assistendo a un cambio generazionale e il vero miracolo è stato avere tre portacolori al Masters nel 2010 con i fratelli Molinari e Manassero.
Matteo Manassero e la sua storia di rinascita
E a proposito di Matteo vorrei fare una breve parentesi su questo ragazzo d’oro perché, al di là del torneo vinto, il suo ritorno in vetta al DP Word Tour è proprio una bella storia di sport.
Questa vittoria fa capire la sua intelligenza e la grande passione che nutre per il golf perché, se non l’avesse, non credo si sarebbe mai tirato fuori da quel periodo buio nel quale era caduto.