Dopo il secondo posto allo U.S. Open e l’ennesima top ten, McIlroy cerca di sfatare il tabù major là dove ha vinto il suo ultimo slam.
Sitorna da dove tutto ebbe inizio. O forse sarebbe meglio dire da dove tutto si interruppe. Proprio così, perché dal 20 al 23 luglio prossimo, per il 151° Open Championship si torna al Royal Liverpool di Hoylake, dove esattamente nove anni fa Rory McIlroy vinse il suo ultimo major, il quarto della sua carriera, dopo quelli ottenuti nel PGA Championship sempre nel 2014 e nel 2012 e lo U.S. Open del 2011.
Un classico e tradizionale percorso links che il giocatore nord-irlandese di Holywood conosce molto bene e a cui inevitabilmente e per ovvie ragioni è parecchio legato e dove non vedrà l’ora di scendere in campo per mettere fine alla maledizione.
Dopo il secondo posto nell’ultimo U.S. Open, a un solo colpo dal vincitore Wyndham Clark, McIlroy si è dimostrato tranquillo e sereno, consapevole della sua forza e del suo ottimo stato di forma, sicuro che il ritorno alla vittoria in un major è solo una questione di tempo. E quale occasione migliore se non a Liverpool?
Hoylake è un luogo dove si respira golf in ogni angolo, un’area dove non lontano dal Royal Liverpool, troviamo Birkdale e altri percorsi iconici, dove si è si è scritta la storia del nostro sport. Il campo che ospiterà il 151° Open Championship è un classico tracciato links, dove la difficoltà principale sarà costituita dalla presenza costante del vento.
Nel 2006 qui vinse l’Open Championship Tiger Woods. In quell’edizione per tutta la settimana si sono toccati i 30°, condizione atmosferica anomala a quelle latitudini, dove Tiger per tutte e quattro i giorni di gara giocò praticamente solo ferri dal tee, per controllare meglio la palla rendendo più gestibili i rimbalzi. Le stesse condizioni potremmo ritrovarle il mese prossimo a Hoylake. Sono sicuro che, come la storia dell’Open ci insegna, a vincere sono sempre stati giocatori che si trovavano ai vertici del ranking mondiale, e a mio avviso succederà lo stesso anche quest’anno. Nei tornei dello Slam arrivano davanti sempre i migliori.
Tornando proprio a quello che è successo in quel di Los Angeles, il percorso del North Course del Los Angeles Country Club ha ricevuto parecchie critiche da parte di alcuni giocatori di spicco, su tutti quelle espresse da Brooks Koepka e da Matt Fitzpatrick.
Al contrario, nel commentarlo è stato molto divertente, dalla prima all’ultima giornata. Quello che mi ha colpito in positivo è stato il setup del percorso, lasciato leggermente meno difficile rispetto agli anni passati, dove a guadagnarci è stato sicuramente lo spettacolo offerto dai giocatori in campo e l’incertezza della vittoria fino all’ultima buca. Nelle edizioni precedenti, su percorsi sicuramente più belli e tradizionali, come ad esempio Winged Foot, dove nel 2020 vinse Bryson DeChambeau o l’edizione del 2014 vinta da Martin Kaymer sul percorso di Pinehurst No. 2, il torneo è stato molto meno avvincente con il risultato già scritto molto prima dell’ultima buca della domenica.
Personalmente mi è dispiaciuto per Rickie Fowler, autore di un ottimo torneo a Los Angeles.
A mio avviso, nonostante le sue stesse dichiarazioni del sabato dove diceva che non aveva paura di fallire, è probabile che inconsciamente si sia messo troppa pressione addosso e che qualche fantasma del passato sia venuto fuori.
Chissà se questa sua convincente prestazione non gli abbia lasciato buone sensazioni, per effettuare un ottimo torneo anche a Liverpool, dove nel 2014 arrivò secondo alla pari di Sergio Garcia, alle spalle proprio di Rory McIlroy.
Per quanto riguarda Francesco Molinari, spero vivamente che l’aria inglese e i tracciati links, che in passato gli hanno sempre portato fortuna, possano fargli di nuovo ritrovare il ritmo e un gioco solido dal tee, che in passato gli hanno fatto ottenere ottimi risultati in Gran Bretagna.
Tutti noi ci ricordiamo il suo storico successo nel 148° Open Championship del 2018 a Carnoustie. E chissà se altri giocatori italiani raggiungeranno Chicco e Guido Migliozzi tramite le qualifiche per disputare una nuova e imperdibile edizione del major più antico e iconico del mondo.