La vittoria di Rory McIlroy al Tour Championship e la conseguente conquista della FedEx Cup ha suscitato grande sorpresa per la sua eccezionale rimonta nelle ultime 18 buche. Sono molto contento per lui perché penso se lo sia meritato in pieno, sia per come ha giocato che per la stagione in generale. Ha avuto un rendimento pazzesco senza riuscire a vincere un major e questo successo, seppur non sia la stessa cosa, in parte lo ripaga.
La vittoria è positiva per tutto il golf europeo. Quando ha raggiunto Scottie Scheffler in vetta alla classifica la gara da stroke play è diventata una sorta di match play a due e la vittoria ottenuta può dargli davvero grande fiducia. In Ryder Cup McIlroy non ha mai brillato come le sue doti farebbero presupporre né è riuscito a trascinare la squadra da vero condottiero.
Penso quindi che questo successo possa aumentare la sua autostima e speriamo ci aiuterà nella riconquista del trofeo tra un anno al Marco Simone. All’appuntamento di Roma manca ancora una stagione intera ma credo che lui, insiema a Jon Rahm, Matthew Fitzpatrick e Viktor Hovland saranno le quattro punte di diamante della nostra squadra. L’aspetto che dovremo curare con estrema attenzione sarà lo stato di forma del momento dei giocatori, perché a questi livelli la differenza è veramente poca per poter vincere i match.
Penso che per carisma e potere mediatico Rory sia ancora una spanna sopra gli altri suoi colleghi. Lo potremo vedere finalmente anche all’Open d’Italia. Credo che lui e Tiger Woods siano ad oggi i due soli giocatori in grado di spostare le attenzioni. Al momento non vedo nessun altro capace di attirare su di sé l’interesse dei media e del pubblico come fanno loro. Rory resta a mio avviso l’erede naturale di Tiger sia per talento che come personaggio.
Rimanendo in tema forma, sto continuando a giocare bene da tee a green mentre faccio ancora un po’ di fatica con il putter in mano. Arrivo abbastanza bene all’Open d’Italia e spero di ripetere il risultato dello scorso anno. Il Marco Simone è un campo dove è necessario tirare bene i ferri al green e poi concretizzare. I green sono veloci e ondulati e chi putta in modo solido fa la differenza.
Tra gli azzurri che saranno a Roma spero possa fare una bella gara mio fratello Chicco. L’inizio della qualifica per la Ryder sarà importante e potrebbe dargli motivazioni extra. Inoltre, inizierà con il PGA Championship a Wentworth, campo che gli piace molto.
Un buon risultato potrebbe farlo arrivare al Marco Simone con ulteriore fiducia. Rimanendo in azzurro, Renato Paratore sta giocando meglio dopo un periodo difficile e avrà il supporto del pubblico di casa, e potrebbe far un ottimo risultato anche Guido Migliozzi che ha fatto qualche cambiamento nello staff e sta migliorando.
Spesso mi chiedono come sia vivere sul Tour con il ruolo di giocatore e vice capitano. Effettivamente a ogni torneo mi divido tra i due ruoli. Durante il giorno io, Luke Donald e Thomas Bjorn giochiamo mentre la sera si cambia mestiere.
Ai tornei possiamo scegliere con chi scendere in campo e così optiamo per giocatori che conosciamo meno o che abbiamo visto poco da vicino nelle ultime gare. Lo scopo è conoscerli, non tanto tecnicamente perché per quello ci sono i numeri, bensì personalmente creando un rapporto personale, mettendoli a loro agio e creando lo spirito di gruppo che da sempre contraddistingue il team europeo.
Abitualmente con Luke e Thomas condividiamo gli hotel e ceniamo insieme confrontandoci e pianificando ogni cosa. Per adesso il doppio ruolo non mi ha condizionato nel gioco, anzi, essere vice capitano fa crescere le aspettative e lavorare il doppio con grande attenzione, cosa che non mi dispiace affatto.