Da 35 anni gioco a golf e ho avuto modo di praticare, seppur per pochissimo tempo, con bastoni di legno. Il mio primo set era lady, con un legno 3 Wilson in persimmon di mia mamma tagliato. Ci facevo qualsiasi cosa! Poi ci fu lo shaft in Boron. Successivamente ricordo TaylorMade, che fece un legno 3 con shaft in grafite e testa minuscola. Sembrava avveniristico!
Un tempo, quando venivano lanciati nuovi modelli di attrezzatura o nuove palline, tutto sembrava rivoluzionario. Non c’erano così tante novità. Si era passati dalle teste dei legni davvero piccole, poco più grandi di una pallina da golf, a dimensioni più generose.
Oggi, riguardando i driver di allora, si realizza quanto siano più piccoli dei legni 3 attuali! Da una decina d’anni il mondo dell’attrezzatura è molto legato al marketing e di miglioramenti radicali non ce ne sono stati. Un legno di dieci anni fa non è tanto distante da quello odierno.
Anche tra i brand c’è stato un appiattimento delle performance. Ci sono piccole differenze, ma la più evidente è quella estetica. Anche le palline seguono un discorso simile. La vera rivoluzione storica è stata la Pro V1 di Titleist, lanciata alla fine del 2000.
Ricordo che, ancora dilettante, giocavo un Campionato Internazionale in Spagna. Alcuni amateur dal Regno Unito arrivarono con queste nuove palline che coprivano distanze clamorose. Almeno 20 metri in più! Così dalle Tour Balata si è passati alle Pro V1. Il salto è stato enorme.
Negli ultimi dieci anni le palline sono diventate molto simili, con poche differenze sia per distanza che per spin. Ritengo che Titleist sia ancora una spanna sopra a tutti. La riprova è che alcuni giocatori del Tour non sponsorizzati Titleist giocano le Pro V1, mentre nessun ambassador Titleist gioca una palla differente.
Penso che nell’ultima decade l’aumento delle distanze non sia imputabile all’attrezzatura. Io stesso ogni tanto pratico con bastoni di una decina d’anni fa e non cambia un gran che. Da metà anni ‘90 al 2005 c’è stato un salto pazzesco. Oggi l’evoluzione è attribuibile alla preparazione atletica e alla tecnica, che gode di analisi in grado di rendere i colpi più efficaci.
Inoltre, è cambiato radicalmente il fitting. Una volta si andava per tentativi adesso in un’ora si possono provare cento combinazioni diverse di bastoni e acquistare un set che calzi perfettamente al proprio movimento.
R&A e USGA stanno cercando di fare qualcosa per limitare le distanze. Il prossimo anno l’Open Championship si giocherà a St Andrews e, in caso di assenza di vento, rischiamo di vedere punteggi di 25 colpi sotto il par. Si vuole evitare questa profanazione!
Una soluzione sul tavolo è la limitazione della lunghezza degli shaft dei driver sotto i 46 pollici, anche se oggi ne utilizzano uno più lungo solamente DeChambeau e pochi altri. A questo proposito si sono individuate due strade: una palla più ‘sgonfia’ o la limitazione delle dimensioni delle teste dei driver.
I materiali sono andati talmente avanti che tornare indietro è faticoso. Quando io arrivai sull’European Tour avevo già giocato con un modello ‘preistorico’ mentre i giovani di oggi sono già nati con bastoni simili a quelli attuali.
Gli organi decisionali stanno prendendo tempo perché rendere il gioco più difficile per i pro sarebbe deleterio per i dilettanti, mentre creare due regolamenti differenti, per entrambi gli status, imporrebbe un cambio troppo radicale per quanti diventeranno professionisti in futuro.
Sicuramente la soluzione non è facile ma qualcosa verrà fatto.