Nella vita come nel golf è indispensabile applicare un sistema di apprendimento che sia efficace e produttivo.
Cercare, ripeto, cercare di aiutare mia figlia Matilda a fare i compiti, mi mette di fronte a due verità.
La prima è che non mi ricordo assolutamente nulla per ciò che riguarda i Carolingi, la geometria e la differenza che si trova tra la fauna della steppa e quella della tundra.
Pensare a questo tipo di ambiente mi riporta indietro nel tempo, quando giravo come un nomade per tornei con la mia sacca al seguito.
Ancora bene impressi nella mente ci sono tutti i “ganci” della mia vita e le volte che invano ho speso minuti (non più di cinque) nel tentativo di cercare la mia pallina in zone più vicine ai confini della provincia che ai fairway.
Tornando a Maty, la seconda verità sta nel fatto che senza metodo diventa difficile, se non quasi impossibile, studiare.
Lo stesso accade nel golf; è indispensabile applicare un metodo di allenamento che sia efficace e soprattutto produttivo.
Molto spesso i dilettanti mi chiedono quale sia quello migliore da adottare.
Addirittura i più fissati, dopo aver passato in rassegna quello dei primi 30 giocatori del mondo, mi chiedono quale possa essere il più facile da ripetere.
Prima regola: ognuno è fatto in maniera diversa e ha tempi differenti per metabolizzare e ripetere.
Seconda regola: se non sei un giocatore del Tour o un pro, e a meno che tu non abbia vinto alla lotteria e quindi abbia la facoltà di spendere decine di ore al circolo sette giorni su sette, non potrai mai essere come uno di loro.
Il metodo deve essere di facile assimilazione, non deve stufare e deve “cucirsi” perfettamente alle vostre abitudini. Ognuno di noi ha tempi di pazienza e reazione diversi.
C’è chi ha bisogno di continue conferme durante la pratica, tirando centinaia di palline (sconsiglio questa tipologia di approccio poiché stanca sia fisicamente che mentalmente) e chi invece si “accontenta” di una decina di colpi per ferro, magari alternandolo a swing di prova o davanti allo specchio.
Ci sono gli esauriti della pratica, ovvero quelli che prendono il driver e sparano palline ovunque, con il risultato di aver distrutto ritmo, autostima e spesso anche il bastone.
Un consiglio? Prima cosa condividete con il vostro coach i pensieri e la necessità di aiutarvi a trovare un sistema performante.
Ripeto, deve essere vostro. Io per esempio, essendo un modello “rapido” e che si stufa facilmente, ho adottato un pratica di qualità, fatta di 5/6 colpi per ferro, alternando un giorno i ferri pari e l’altro i dispari.
Mi diverto anche a fare dei fade e dei draw ogni tre palle.
Tiro 10 colpi con il driver e finisco con 15 palline con una distanza da sand wedge (40-50 metri).
Tutta la mia pratica ha un target ben preciso che si allarga o restringe a seconda dello stato di forma.
Stesso sistema sul putting green e in campo, dove attraverso dei giochi (li trovate sul web) cerco di mettermi sotto pressione, ma senza annoiarmi o rischiare di odiare questo sport.
Insomma, trovate il vostro, e cercate di cambiare la metodologia di pratica ogni mese.