L’opinione di Federica Rossi sullo “stipendio” di 200mila dollari per ogni giocatore della squadra americana di Ryder Cup 2025. 

Oltreoceano è arrivata una notizia che, onestamente, mi ha lasciato senza parole.

Il Consiglio di Amministrazione della PGA of America ha votato per aumentare l’assegnazione dei premi ai membri della squadra statunitense di Ryder Cup da 200.000 dollari da destinare a enti di beneficenza – cifra invariata dal 1999 – a 500.000 dollari, di cui 300.000 da destinare all’ente o agli enti di beneficenza scelti dai giocatori. Il resto è uno stipendio

Si tratta di un colpo mortale alla tradizione di una manifestazione che ha sempre celebrato la passione, l’onore e la gloria, non certo il guadagno.

La Ryder Cup è l’unico evento golfistico, oltre alle Olimpiadi, in cui si gioca esclusivamente per il proprio paese, per la bandiera, per i milioni di tifosi sparsi per il mondo, e non per i soldi.

È un torneo che si distingue dalla logica mercantile che pervade il resto del golf professionistico. Ma questo, a quanto pare, non è più sufficiente. 

Il disappunto degli europei

Immediata la reazione dei giocatori europei. Su tutti Rory McIlroy, difensore della purezza della manifestazione fin dal primo giorno, che ha risposto seccamente: “Io pagherei per il privilegio di far parte di quella squadra”. 

Il nordirlandese ha ribadito che non è solo una questione di tradizione, ma anche di etica.

Il circuito europeo, infatti, ha bisogno di soldi molto più dei suoi giocatori, e il denaro destinato alla Ryder dovrebbe piuttosto essere investito a sostegno al DP World Tour e del Challenge.

Dopo di lui, in tanti si sono schierati a favore di questa dichiarazione, a partire dal capitano, Luke Donald, da Tommy Fleetwood, Shane Lowry e Tyrrell Hatton. 

E così, l’anno prossimo Patrick Cantlay, dopo il famoso episodio del cappellino del quale si rese protagonista a Roma nel 2023, otterrebbe ciò che vuole.

Al Marco Simone aveva infatti giocato senza nulla in testa, un segno di protesta per il non essere stipendiato, poi scusa cambiata in corsa adducendo alla taglia troppo piccola del cappello e al segno dell’abbronzatura.

Il punto di Federica Rossi

Ma la domanda sorge spontanea: davvero a dei personaggi di tale calibro che già incassano montepremi a sette zeri ogni settimana, servono 200.000 dollari per motivarsi a giocare?

I numeri parlano chiaro. Cantlay ha guadagnato più di 48 milioni di dollari in carriera, il suo amico e compagno di squadra Xander Schauffele 57, mentre il numero uno al mondo, Scottie Scheffler, ne ha già intascati quasi 72.

E ora, a quanto pare, vogliono essere pagati per una competizione che dovrebbero considerare un privilegio, non un affare commerciale. 

Ricordiamoci che non è certo la prima volta che si solleva il problema dei compensi.

Già nel 1999, a Brookline, Tiger Woods, Mark O’Meara e David Duval avevano chiesto di essere remunerati per il loro impegno in Ryder Cup, accusando la PGA of America di fare profitti milionari senza premiare i diretti protagonisti.

All’epoca, fu trovato un compromesso: una donazione di 200.000 dollari per ciascun giocatore, metà destinata al golf giovanile, metà ad opere di beneficenza.

Ma oggi la situazione è ancora più paradossale: come è possibile che campioni di questa levatura, abituati a vincere montepremi stratosferici, non riescano a partecipare a una competizione per l’onore? In fondo, si tratta di un evento giocato ogni due anni. 

Federica Rossi su Sergio Garcia

E se da una parte c’è chi chiede di essere pagato, dall’altra c’è chi è disposto a pagare pur di partecipare.

Parliamo di Sergio Garcia, che ha versato un milione di euro nelle casse del DP World Tour per “sanare” la sua situazione dopo il passaggio a LIV Golf.

Il campione Masters 2017, recordman di punti conquistati in Ryder (28,5) in ben dieci partecipazioni, non solo ha messo mano al portafoglio ma ha messo in gioco anche la sua carriera, rischiando di essere escluso dalla selezione.

Avrà infatti sei mesi per riuscire a conquistare un posto di diritto altrimenti dovrà far affidamento sulle wild card del capitano Donald. 

E siamo sicuri che l’inglese sceglierà il disertore e fresco figliol prodigo e lascerà a casa un giocatore europeo fedele e sostenitore del circuito?

Una situazione davvero surreale, in cui il vero spirito della Ryder Cup sembra essere messo in discussione da un lato e difeso dall’altro. 

federica.rossi@golfeturismo.it