Sembra proprio che gli dei dell’Olimpo del golf stiano cercando in tutti i modi di mettere il bastone tra le ruote a Rory McIlroy, troppo spesso battuto e beffato sul finale.

Partiamo da un assioma ormai certo, qualunque cosa faccia Rory McIlroy è sempre sotto la lente di ingrandimento.

Uno dei volti più emblematici del golf riesce sempre a far parlare di sé e, in questo ultimo periodo, siamo certi che se potesse ne farebbe volentieri a meno.

Impossibile non pensare agli ultimi due secondi posti, in ordine di tempo, che risuonano nella testa del nordirlandese e che, sicuramente, gli avranno fatto passare notti insonni. 

Il rimpianto di Rory McIlroy all’ultimo Irish Open

Partiamo con un breve flash back sull’Irish Open.

Sentendo la telecronaca inglese su Sky Sport echeggiava una frase che i commentatori ripetevano spessissimo domenica pomeriggio: “Throw a cat among the pigeons” letteralmente “Gettare un gatto tra i piccioni”.

Con questo si identifica un’espressione prettamente britannica che rende vividamente l’idea: una persona o qualcosa che arriva e crea scompiglio in una situazione apparentemente tranquilla.

Come un gatto minaccioso tra dei poveri piccioni, per l’appunto.

Una metafora che meglio rappresenta quello che è successo al Royal County Down: diversi giocatori che si lanciavano all’attacco di Rory McIlroy, il beniamino di casa cresciuto a circa un’ora di distanza dal circolo.

Lungo i fairway c’erano una manciata di gatti – Daniel Brown, Matteo Manassero, Grant Forrest, Bob MacIntyre – e migliaia di piccioni, gli spettatori che seguivano il loro idolo.

Quando questo gruppo di gatti si era stabilizzato a sei sotto il par, sembrava che per Rory fosse solo una questione di tempo per la vittoria finale.

Ma come spesso succede, tutti stavamo seguendo il gatto sbagliato: Rasmus Højgaard che giocava due team davanti a lui.

E così, il felino danese ha beffato tutti, giocatore e pubblico.

Due approcci imbucati, uno alla 10 e uno alla 17 dal bunker, qualche rimbalzo fortunato e il gioco era fatto.

Dal canto suo, il nordirlandese ha incanalato due errori fatali per il risultato finale.

Bogey alla 16 e alla 17 con tre putt che lo hanno costretto a cercare l’eagle al par 5 della 72esima buca.

Come i grandi campioni che si rispettano, il drive a 313 metri in centro fairway e il ferro sette piantato a tre metri dall’asta, sono stati i suoi due colpi migliori della settimana.

Rory e l’Open Championship 2022

Gli amanti del golf e i suoi sostenitori più attenti ricorderanno un momento cruciale molto simile, il fantastico drive e il ferro alla 17 dell’Old Course durante l’Open Championship 2022 proprio quando aveva bisogno di un birdie per restare in gioco contro Cameron Smith.

Bastava imbucare questi due putt, sulla carta fattibili, per uno che di nome fa Rory McIlroy.

E invece, sappiamo tutti com’è finita in entrambe le occasioni.

Ennesimo secondo posto al BMW PGA Championship

Situazione diversa ma stesso risultato finale poi nel BMW PGA Championship.

Un’ennesima seconda piazza questa volta dietro un infuocato Billy Horschel che, a differenza sua, i putt decisi li ha imbucati tutti.

Il torneo di Wentworth segna così l’ultima delusione di questo 2024.

Se si va indietro con la memoria non ci si può dimenticare un ennesimo secondo posto al Dubai Invitational di gennaio con la vittoria alla 18 di Tommy Fleetwood e il pull gancio e palla in acqua di Rory.

Il dramma allo U.S. Open 2024

Per non parlare del dramma dello U.S. Open contro Bryson DeChambeau, che l’ha portato a estraniarsi dal mondo per tre settimane cambiando addirittura numero di telefono per non essere raggiunto da nessuno.

C’è stato poi il mancato podio alle Olimpiadi e il colpo fatale in acqua alla 15 al Golf National.

Senza quell’errore, si sarebbe giocato una medaglia al playoff. 

Da una prospettiva ravvicinata emerge una tendenza, quella di non riuscire a concretizzare nel momento giusto, incappando in errori troppo gravi sia di tattica che di esecuzione per un giocatore del suo livello.

Ma da una prospettiva più ampia, McIlroy è l’emblema dell’eroe omerico sconfitto, colui che lotta con tutte le sue forze ma viene battuto dagli

Dei dello sport che proprio non lo vogliono sul gradino più alto del podio.

Rory, il protagonista assoluto che da dieci anni va a caccia del tanto agognato quinto major, colui che cerca di rubare il sacro fuoco degli Dei viene beffato e messo all’angolo senza possibilità di vittoria.

Alla fine, poco importa se, nel frattempo, ha collezionato innumerevoli vittorie e record, tutti si ricorderanno dei suoi insuccessi e saranno pronti a puntare il dito contro le sue scelte.