La scorsa estate, per sfuggire alla canicola e approfittando del fatto che le ferie regalano parecchio tempo a disposizione, nel mio circolo si sono inventati le “gare aperitivo”.
Partenza alle 17, quando le ombre si allungano e anche ai golfisti, oltre che ai naviganti, si “intenerisce il core”.
Nove buche con partenza shotgun, premiazione all’aperto e per finire aperitivo e/o cena in clubhouse.
Morale: un paio di ore di golf e altrettante di socialità conviviale.
Molti altri club hanno adottato soluzioni tipo questa che impegnano i giocatori per meno tempo rispetto alle classiche 18 buche.
Ora, se volete, lasciamo perdere gli aperitivi e le cene, ma la gara a 9 buche è un’opportunità che non andrebbe relegata solo ai mesi estivi.
Prima di tutto perché non l’ha detto il dottore che il golf va giocato solo ed esclusivamente su 18 buche.
Una volta non era così: a St Andrews, narrano gli storici, l’Old Course era di 22 buche. Secondo la leggenda vennero decurtate in seguito alla capienza limitata della fiaschetta di whisky degli assidui frequentatori. Arrivati alla 18 il serbatoio dell’alcolico carburante era ormai a secco e le ultime 4 buche rischiavano di diventare un calvario. Ovviamente non fu questo il motivo della riduzione del numero delle buche.
Semplicemente quelle in esubero vennero accorpate alle altre in modo di rendere il percorso più equilibrato ed interessante. Esiste anche la data ufficiale di questo cambiamento: il 3 ottobre 1764.
D’altra parte a quei tempi ogni campo disponeva di un numero di buche disuguale.
Da 5 a 22 buche, ce n’era per tutti i gusti. Furono i Members della Society of St Andrews Golfers, come allora era chiamato quello che poi diventò il Royal and Ancient Golf Club di St Andrews, a stabilire che su 18 buche loro si divertivano di più.
E a imporre la dozzina e mezza a tutto il mondo. Ma in tempi in cui chi giocava a golf non doveva poi correre in ufficio e neppure accompagnare il/la consorte a fare la spesa al supermercato.
Chi se lo poteva permettere – e non erano certo in molti – aveva tempo libero a sufficienza per le 18 buche, le chiacchiere in clubhouse e magari una partitina a bridge.
Oggi i tempi sono molto diversi, viviamo inseguiti dalle lancette dell’orologio e le 5/6 ore che occorrono per muoversi da casa, raggiungere il campo, percorrere le 18 buche e fare rientro alla base rappresentano il vero deterrente alla diffusione di questo sport. Molto più dei costi, con buona pace di chi ancora ci vede come dei riccastri snob.
Ecco allora che le 9 buche potrebbero rappresentare una soluzione a portata di mano. Tempi dimezzati, raddoppio dei percorsi, visto che ogni attuale 18 buche ne racchiude due a 9 buche, possibilità di giocare anche per chi non partecipa alla gara e per i turisti che volessero spingersi sui green nostrani magari attratti dal fascino della Ryder Cup, gare anche tutti giorni senza scontentare nessuno.
Certo, le gare ufficiali, quelle di chi ambisce alla Nazionale o ai grandi trofei, si potranno fare ancora sulle classiche 18 buche, ma perché non velocizzare la Coppa del Gestore o quella degli Amici di Pippo?
Così, mentre vi scannate per il piattino d’argento, io e i miei amici Stefano e Gianni possiamo giocarci una birra all’ultimo putt in santa pace sulle altre 9.