Fanno parte ormai della nostra vita, quotidianamente, ogni istante delle nostre giornate.
La mattina appena svegli hanno mandato in pensione il vecchio quotidiano. Nei momenti di relax, ci tengono compagnia nel traffico, in ufficio e purtroppo anche durante pranzi e cene. Occasioni che, teoricamente, si dovrebbero condividere con colleghi, amici e parenti.
Il mondo dei genitori e dei sociologi si interroga, poi, ogni giorno sul concedere o meno ai bambini il proprio device. La paura è che possa diventare un’arma diabolica, di compagnia o semplicemente un effetto placebo per contenere l’iperattivismo di molti ragazzini. Sì, sto parlando proprio di loro, dei “social”. In tutte queste sfumature c’è però qualcosa di molto positivo che i social stanno facendo per il mondo del golf italiano.
Oltre a Golf & Turismo, con cui collaboro da anni, sono ormai tantissime le realtà e i ‘golf influencer’ attivi nel nostro Paese, come ad esempio Italian Shank Lovers, Golfisti Ambiziosi, B2G (Born to Golf), Golf Project, Andrea Zanardelli, Notizie Golf, The Bogey Blonde, Matia Maffiuletti, Matteo Niglio e Nicolas Oldano.
Professionisti, commentatori, coach, fitter e amateur della domenica in cerca di divertimento e condivisione. Tutti accomunati da un amore viscerale nei confronti di questo sport. Loro sono la dimostrazione, Federazione o Associazioni a parte, che si può parlare di golf lo stesso e in modo incisivo senza avere milioni di follower. Basta un cellulare, un post, un podcast, un video, una story o reel e la voglia di far capire a chi non ha mai tirato un colpo o a chi la tira storta che questo gioco è la cosa più bella che ci sia mai capitata.
Sinceramente mi sono stancato di leggere in alcuni commenti sui social che tutto va a rotoli, che in Italia non cresciamo, che la colpa è della FIG, della PGA, dei circoli, dei maestri, dei direttori e del giornalaio sotto casa. A criticare sono buoni tutti, a fare per adesso ancora in pochi.
E quindi viva i golf influencer, che non perdono un secondo della loro vita sui green per raccontare come si svolge una gara e quali opportunità ci sono per nuovi sponsor di entrare in questo business.
Grazie ai maestri (PGAI), che con i loro tutorial tentano di aiutare chi fa slice o flappa, chi colpisce sul tacco o sulla punta, e soprattutto spiegano che per migliorare e tirarla più forte devi essere seguito da un maestro (PGAI) e da un preparatore.
Poi c’è la categoria degli ‘addicted’, che da buoni amici si riuniscono per trasmettere podcast. Raccontano senza filtri il punto di vista di chi “Any given Sunday” cerca di portare a casa un premio o più semplicemente divertirsi.
Pensate che, se nel 2023 attraverso i social – o meglio ancora di persona – ogni tesserato riuscisse a far cominciare un nuovo giocatore, e non sto parlando di numeri eclatanti, nel 2024 in Italia avremmo ben 180.000 golfisti, nel 2025 360.000 e nel 2026 720.000… Finirebbero quindi per sempre quei paragoni di cui ho una vera e propria idiosincrasia, dove vengono messi a confronto i numeri dei golfisti rispetto alla popolazione, e che vede il Bel Paese perdere con Nazioni tipo Svezia, Finlandia, Olanda e tante altre.
Quindi, viva i social, che entrano nelle case e nelle abitudini delle persone. Grazie alla passione, alla voglia di condividere e alla ‘dipendenza’ da golf dei suoi influencer stanno facendo parlare di questo sport, che poi è la nostra vita.