Il PGA Championship torna a Kiawah Island sull’Ocean Course. Un campo che, senza troppi giri di parole, possiamo definire terribile e che siamo certi non farà sconti a nessuno.
L’ultima volta che ho giocato a Kiawah Island era il 1997 in occasione della Coppa del Mondo in coppia con Massimo Florioli.
La vittoria andò alla squadra irlandese composta da Pádraig Harrington e Paul McGinley.
Al secondo posto si classificarono gli scozzesi.
Quindici anni più tardi un giovanissimo Rory McIlroy ha qui trionfato in un’edizione del PGA Championship.
Direi che questo preambolo la dice lunga sulla conformazione del percorso in South Carolina
Ma non bisogna farsi ingannare dalle apparenze perché l’Ocean Course non è un links come generalmente siamo abituati a pensare.
La mente di Pete Dye ha creato un vero e proprio gioiello di malvagità
A differenza dei suoi parenti scozzesi, il links americano è costruito in modo che i golfisti giochino sempre con il vento in continuo cambiamento. Nelle buche di apertura delle prime 9 si ha infatti un vento che soffia da destra a sinistra mentre nell’altra metà da sinistra a destra.
Stessa cosa si ripete nelle seconde 9, con l’apoteosi di difficoltà raggiunta dalla 14, prima di cinque buche affacciate direttamente sull’Oceano.
La 17 e la 18 poi sono micidiali.
Ma non è finita qui. Perché non solo si incontreranno barriere naturali come dune di sabbia ed erba ma in questo links americano ci sono anche ostacoli d’acqua che, sommati al forte vento, generano un connubio perfetto. Sì, per creare problemi e grandissimi grattacapi ai giocatori.
Sono davvero curioso di vedere quale sarà l’approccio e la strategia di Bryson DeChambeau su questo campo. Non so come si comporterà e come riuscirà a portare a casa la pelle.
A Kiawah Island non basta tirarla lunghissima, ricordo che dai back tee il percorso è lungo 7.177 metri, ma bisogna essere estremamente precisi da tee a green.
Mi sembra di aver reso bene l’idea sulla difficoltà estrema di queste incredibili 18 buche.
Con il vento poi posso riassumere il mio commento in solo frase: si salvi chi può!
Gli occhi del mondo golfistico saranno puntati anche su Will Zalatoris, l’astro nascente che ad Augusta ha fatto tremare il fresco vincitore della Giacca Verde, Hideki Matsuyama.
Ma qui in South Carolina si giocherà un golf completamente diverso.
Impossibile mettere a confronto l’Augusta National con l’Ocean Course. È un po’ come voler paragonare il tennis giocato su terra rossa e sull’erba. Due sport completamente diversi. In Georgia, in primis, non c’è vento, è un parkland e si gioca al volo, facendo atterrare la palla direttamente sul green. A Kiawah Island invece il rotolo di palla sarà fondamentale, bisognerà giocare tanti colpi a tre quarti di swing e saper domare il forte vento sarà una prerogativa necessaria.
Ecco perché determinati giocatori, sulla carta, sono nettamente i favoriti. Campioni del calibro di Rory McIlroy che qui nel 2012 vinse il suo primo PGA Championship con otto colpi di vantaggio.
Altro giocatore che potrà fare molto bene è il nostro Francesco Molinari
Chicco ha un gioco preciso che si addice molto alla conformazione del percorso. Stessa cosa per Jordan Spieth e Xander Schauffele. Ma, ripeto, sono ipotesi che hanno poche fondamenta. Un pronostico serio si dà sempre alla fine delle prime 36 buche del torneo.
Non sappiamo cosa succederà in questa 103esima edizione del PGA Championship ma una cosa è certa: lo spettacolo sarà garantito!