Ci stiamo lentamente avvicinando alla fine del tunnel e di fronte alle tragedie che questo subdolo virus si è appena lasciato alle spalle risulta davvero difficile parlare dei problemi che il lungo lockdown ha causato al mondo dello sport.
La confusione e le incertezze che hanno accompagnato l’Europa e in particolare l’Italia durante questi drammatici mesi hanno coinvolto tutte le discipline: chi più chi meno, nessuno è stato risparmiato.
Si pensava che il golf dilettantistico potesse riaprire presto, in virtù del fatto che, come tutti ben sappiamo, rappresenta uno degli sport individuali per eccellenza a più basso rischio di contagio, praticato in enormi spazi aperti ed in assoluta assenza di pubblico.
Ma così non è stato. Tutto comunque molto comprensibile, visto il dramma che stavamo vivendo e quello che succedeva intorno a noi.
Esaminiamo quindi le conseguenze che il golf professionistico dovrà affrontare a causa di questa improvvisa quanto inaspettata pausa.
L’Europa, dal punto di vista golfistico, sarà molto probabilmente quella che pagherà il prezzo più caro nei prossimi anni.
La strada è davvero tutta in salita e ci vorrà del tempo prima di riuscire a coordinare e risolvere i tanti problemi di un Tour che spazia ormai in quattro diversi continenti.
Difficile al momento prevedere una ripartenza che non penalizzi i giocatori residenti nei paesi più colpiti, nei quali sono ancora in vigore importanti restrizioni.
Quando si ricomincerà sarà interessante vedere le differenze di gioco fra chi ha potuto in qualche modo continuare ad allenarsi e chi ha invece dovuto smettere davvero per due o tre mesi.
Qualche fuoriclasse ha potuto infatti allenarsi e giocare nel campo pratica di casa, mentre la maggior parte dei giocatori si è dovuta accontentare di sparare palline contro una rete in spazi molto ristretti.
Per assurdo questa tipologia di pratica può aver favorito coloro che avevano davvero bisogno di un cambiamento drastico dal punto di vista tecnico e che, per motivi di tempistica, non avevano mai avuto né il tempo né il coraggio di prenderlo in considerazione. Il non vedere volare la palla in questi casi è da considerarsi un grande vantaggio!
L’attenzione si focalizza infatti solo sul gesto tecnico e i brutti colpi non vanno quindi a influenzare l’obbiettivo finale.
Chi ha affrontato con pazienza e determinazione questa lunga pausa forzata, oltre ad aver capito quali siano le vere priorità della vita, ne sarà sicuramente uscito con una tecnica migliore e un fisico rinforzato: di tempo per “pompare” ne abbiamo avuto davvero tanto!
Nel frattempo il PGA Tour ha dimostrato di non aver subito più di tanto le conseguenze del lockdown ed è già ripartito a gonfie vele, confermando subito anche i suoi tre major.
L’Europa al contrario ha dovuto optare per una strategia più prudente e ha quindi posticipato l’esordio a fine luglio.
Si ricomincerà con due gare in Austria ed un circuito casalingo, un “English Tour” che prevede sei tornei consecutivi nel Regno Unito.
Queste gare avranno montepremi molto bassi e tra l’altro garantiranno denaro anche a chi mancherà il taglio.
Sono curioso di veder come reagiranno i professionisti, soprattutto quella grande fetta di giocatori viziati per lunghi anni dal sistema.
Mi riferisco a quelli che si lamentavano di tutto e che snobbavano le gare sotto i tre milioni di euro di montepremi.
Sono sicuro che tanti di loro avranno avuto modo di riflettere e da ora in poi qualcuno vivrà anche una vita migliore, con qualche soldino in meno ma finalmente con i “piedi per terra“.
La vera novità della ripresa sta comunque nel fatto che l’European e il Challenge Tour hanno deciso di ‘congelare’ i Ranking 2020: a fine anno non avverranno quindi né retrocessioni né promozioni, non ci sarà di conseguenza la possibilità di guadagnare la Carta tramite il circuito inferiore o attraverso la Qualifying School.
Per fare un esempio calzante, è un po’ come se a scuola si fosse continuato a studiare ma senza la possibilità a fine anno di passare alla classe o al livello superiore.
Si giocherà quindi solo per fare un po’ di soldi e per migliorare il proprio World Ranking, una decisione condivisibile per quanto riguarda il passaggio da Challenge a Tour ma che non mi trova d’accordo assolutamente per quanto riguarda il circuito inferiore.
Credo infatti sia davvero assurdo escludere le promozioni dai terzi circuiti, tipo l’Alps, al Challenge Tour.
Qui l’Europa ha dimostrato tutta la sua debolezza e ha pagato la scarsa unione delle singole e diverse gestioni dei circuiti inferiori, molto spesso davvero troppo amatoriali.
Se può risultare infatti difficile liberare dei posti sul Tour senza per forza di cose penalizzare un buon numero di attuali ‘full members’, su Alps e Challenge la situazione è completamente diversa.
In entrambi i circuiti infatti ogni paese che ospita un torneo ha diritto a una cinquantina di posti per i giocatori locali, un numero tanto esagerato quanto inutile che concede troppo spesso la possibilità di gioco anche a chi non ha nessuna intenzione di provare a fare il Tour Player e si iscrive alla gara per fare una bella “vacanza” di un paio di giorni.
Mentre negli Stati Uniti si permetterà ai dilettanti universitari dell’ultimo anno accademico di entrare direttamente sul Korn Ferry Tour e su altri circuiti, in Europa si ragiona al contrario, ovvero si sceglie di tarpare le ali proprio ai nuovi talenti per lasciare posto a emeriti sconosciuti.
Con questa grave decisione sull’Alps si giocherà quindi senza alcuna chance di accedere al Challenge Tour ma con la possibilità di perdere la Carta e la certezza, per il 90% dei giocatori, di spendere di più di quanto potranno guadagnare. Il tutto senza quindi poter usufruire dell’unica cosa che davvero interessa, la promozione.
C’è chi dice che al vincitore dell’Alps Tour verrà offerto un posto sul Challenge. Sì, in realtà molto probabilmente ci sarà, ma la categoria che verrà concessa al vincitore dell’Ordine di Merito sarà pari a un posto a bordo campo con il compito di ributtare i palloni in gioco.
Un vero disastro che si abbatte e va a penalizzare proprio chi sognava di poter giocare sul Challenge nel 2021.
D’altra parte il golf in Europa è questo: poca visibilità e di conseguenza poco interesse da parte degli sponsor ma tanta politica e burocrazia dovuta al fatto che vi sono davvero troppi paesi da mettere d’accordo.
In una situazione di emergenza come questa servono persone che sappiano prendere decisioni importanti, anche a costo di diventare impopolari.
Con un po’ di logica e di buona volontà i posti per premiare i migliori giocatori dei circuiti inferiori sarebbero saltati fuori in un attimo.
Siamo nel 2020 e non è più il tempo di gestioni amatoriali che hanno solo visioni a breve termine.
Cerchiamo di aiutare il golf europeo a sfornare nuovi campioni e a recuperare l’enorme gap che ci divide dagli Stati Uniti.
Nel mondo dilettantistico il fatto di non poter disputare la Qualifying School costringerà i giovani talenti europei a rimanere amateur per un ulteriore anno o a provare la fortuna in altri circuiti oltreoceano.
Nel 2021 per i migliori dilettanti si dovrà quindi provvedere a organizzare un calendario stimolante che comprenda anche qualche gara da pro. In Italia, curva epidemica permettendo, si sta lavorando per ripartire a luglio e per garantire il maggior numero di possibilità di gioco ai nostri giovani: nel nuovo calendario verranno recuperarti infatti tutti i Campionati Italiani di categoria.
Ci attende quindi un‘estate diversa dal solito, con poco mare e tante possibilità di giocare.
La formula vincente sarà senza dubbio quella di organizzare parecchie concomitanze fra le più importanti gare da 54/72 buche, in modo da dare a tutti la possibilità di giocare, di mettersi in mostra e di guadagnare punti nell’Ordine di Merito.
A questo proposito i circoli italiani hanno dimostrato davvero molta collaborazione in questa fase: in tanti si sono resi disponibili, nei giorni feriali, a ospitare importanti gare giovanili.
Speriamo che le occasioni di gioco vengano quindi distribuite in maniera intelligente sul territorio, in modo da non creare lunghi spostamenti e semplificare l’organizzazione delle trasferte da parte delle famiglie.