Goffredo Mameli, poeta mazziniano e patriota annoverato tra le figure più famose del Risorgimento italiano, lo compose nel 1847.
Dal 1946 è l’Inno nazionale della Repubblica Italiana (anche se ufficialmente lo è solo dal 2017).
Le sue strofe, al di là dello stile ottocentesco, consono al contesto storico in cui fu creato, esprimono però valori più che mai attuali come la fratellanza, l’unità, il sentimento di dignità nazionale e riportano a uno dei più grandi pregi dell’italianità.
La nostra innata determinazione e forza di carattere, la tenacia e la passione con cui perseguiamo assiduamente gli obiettivi, soprattutto quando questi sembrano agli occhi degli altri impensabili o addirittura irraggiungibili.
Quel senso di sfida ai nostri limiti ci è sempre piaciuto, non c’è nulla da dire. E nel gioco del golf questo aspetto, che ne è il segreto del suo successo, ci ha letteralmente stregato.
Intendiamoci, non che questo abbia favorito l’esplosione di centinaia di migliaia di praticanti, ma nel nostro piccolo, golfisticamente parlando, noi siamo, per chi ci guarda da fuori, una vera e propria corazzata.
Il ricambio generazionale è la base della continuità e della crescita di qualsiasi movimento.
Nel nostro golf non è mai mancato, anzi, ha prodotto, e continua a farlo, risultati sportivi a dir poco eccezionali. Sia dal punto di vista dilettantistico che professionistico l’Italia non è, come a volte si sente ancora dire, un piccolo miracolo ma una grande, assoluta e consolidata realtà mondiale.
L’esplosione di Guido Migliozzi, protagonista nello U.S. Open a Torrey Pines nella sua prima in un major, e l’eccezionale terzo posto di Giulia Molinaro nel KPMG Women’s PGA Championship giocato ad Atlanta a fine giugno, sono solo l’ultimo esempio di una lunga serie di successi frutto della programmazione e del lavoro.
Guido e Giulia sono oggi l’iceberg di un movimento che da ormai molti anni sta sfornando una serie invidiabile di atleti di grande livello tecnico, seguiti e plasmati con cura dai nostri coach.
Ad aprile, nell’Augusta National Women’s Amateur, l’Italia ha schierato ben cinque giocatrici, un vero record. Le nostre nazionali amateur sono un punto di riferimento a livello europeo e sempre più ragazzi e ragazze, avviati al professionismo, vengono assoldati dai più prestigiosi college statunitensi per completare gli studi e per giocare nei rispettivi team.
Dal 1972, anno di fondazione dell’European Tour, l’Italia ha conquistato sul massimo circuito continentale ben 30 titoli, senza dimenticare i tantissimi trionfi ottenuti sul Challenge e quelli sull’Alps Tour, la fucina dei campioni del domani.
Costantino Rocca e le sue mitiche imprese negli anni ‘90 sono stati il traino e la fonte d’ispirazione di una generazione intera, capace di sfornare come punta di diamante i fratelli Molinari e Manassero.
Oggi, grazie agli eccezionali successi ottenuti da questi tre campioni, sono loro stessi ad essere esempio e modello di un nuovo gruppo di talenti azzurri che, torneo dopo torneo, si sta affacciando alle più grandi vetrine internazionali.
Il 4° posto di Migliozzi allo U.S. Open non arriva dal nulla: Guido quest’anno è stato l’italiano che è andato più vicino a vincere un torneo sull’European Tour con tre secondi posti (Qatar Masters, British Masters e Made in HimmerLand) e nel 2019, al suo primo anno sul circuito maggiore, ha vinto due tornei (Kenya Open e Belgian Knockout). Il risultato di Torrey Pines gli ha aperto molte porte tra cui quella dell’Open Championship e, inseme a Francesco Molinari, sarà il nostro portacolori alle Olimpiadi di Tokyo. Stesso dicasi per Giulia Molinaro, che come Guido indosserà in Giappone la casacca azzurra nel torneo femminile insieme a Lucrezia Colombotto Rosso, altro brillante prodotto del nostro fantastico vivaio.
L’Italia golfistica, parafrasando quindi il buon Goffredo Mameli, è ben desta, e lo è ormai da molti anni.
E il bello, ne siamo certi, deve ancora venire.