Tranquilli, non sono impazzito né tantomeno ho scordato che a indossare la “Green Jacket” più famosa del mondo nell’edizione 2022 sia stato Scottie Scheffler.
A mio modo di vedere, ed essendo stato testimone oculare dei cinque giorni più vibranti del golf che conta, ribadisco e confermo il titolo da me scelto per questo articolo: il Masters ha avuto (per fortuna) tre vincitori.
Chi ci ha seguito sui social e sui resoconti live dall’Augusta National sa perfettamente tutto quello che ho vissuto in termini di emozioni, colpi di scena, resoconti dettagliati e rumors.
Andiamo con ordine. Questi cinque giorni, dopo due anni di pandemia e conseguentemente il divieto di poter vivere ‘live’ il major più affascinate e romantico del golf mi hanno nuovamente regalato molto su cui riflettere.
Sarò brutale ma come sempre diretto e senza giri di parole. Se il Signor Tiger Woods non ci avesse fatto la sorpresa di giocare contro ogni pronostico, visto l’incidente che l’aveva coinvolto poco più di 14 mesi prima, il Masters 2022 sarebbe stato nei primi tre giri di una noia mortale. Questo perché, come già detto e ripetuto molte volte, questo sport e questo torneo devono avere un vincitore totale, nel risultato, nel gioco ma ‘most of all’ nel carisma che riesce a trasmettere.
La versione 4.0 del cinque volte vincitore ad Augusta ha indubbiamente e fortunatamente catalizzato l’attenzione dello sport in quella settimana. Tutte le emittenti americane parlavano solo di lui. Giornali e social avevano puntato tutto sul rientro più incredibile della storia del golf e forse dello sport.
Pensavo nel 2019 di aver assistito a qualcosa di incredibile e unico. E forse lo è stato, visto l’epilogo che ha riportato Tiger ad indossare nuovamente la Giacca Verde e finalmente alzare un trofeo davanti agli occhi dei figli. Questo del 2022 si ricorderà per l’incredibile recupero fisico del Fenomeno ma quello che mi ha colpito davvero sono le sue parole in conferenza stampa alla fine del primo giro che lo aveva portato a segnare uno score di -1.
Nel ringraziare tutto il suo staff, e quindi le persone che avevano contribuito alla possibilità di riprendere a giocare, Tiger ha parlato di come sia riuscito a lavorare sulla gestione del dolore.
Il secondo vincitore è stato senza dubbio Rory McIlroy. Il talentuoso ed empatico giocatore nordirlandese ha ribadito con il suo 4° giro che l’unico a livello di gioco ed empatia che si può avvicinare a Tiger Woods è lui. L’uscita dal bunker alla 18 e la sua reazione hanno riempito un vuoto di emozioni sul campo lungo 4 giorni (TW a parte).
Non dimenticherò mai lo sguardo di McIlroy durante il 3° giro. Buca 17, Rory si gira verso il tabellone che si trova alla 6, adiacente al battitore della buca in cui stava per tirare. Lo guarda, lo fissa, si vede che inizia a fare dei calcoli, ha il famoso ‘Eye of the tiger’, come per dire: “Adesso sono affari vostri…”. Tira fuori il legno 3, infila il tee sul battitore e boom, 300 yard e la rimonta comincia.
Quello che è successo il giorno dopo rimarrà nella storia del Masters, cancellando forse in parte quei brutti ricordi del 2011.
A proposito, ha vinto Scheffler, il terzo.